223rd anniversary of the Treaty of Campo Formio

FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 17 October 2020

223 ANNI OR SONO IL FRIULI RIUNITO ALLA SUA MADREPATRIA MITTELEUROPEA

Il Fogolâr Civic ha ricordato a Udine, sotto il monumento alla storica Pace di Campoformio, la ricorrenza della riannessione della regione friulana a quell’Impero romano-germanico in cui essa aveva, nel Medioevo, vissuto il suo momento massimo di autonomia politica.

Vuê a son 223 carnevâi che la Furlanie e je tornade cu la patrie mari Mittel-Europe dopo 377 agns di dominazion marinare di Vignesie. La Storie e zire compagn di une ruede che mai no si ferme: impuartant al è che no vegni intor e che no cjapi sot!”. Questo il messaggio, in lingua friulana, diffuso attraverso i social dal presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, prof. Alberto Travain, nella 223^ ricorrenza del trattato internazionale detto “di Campoformio”, con cui il generale francese Bonaparte cedeva al Sacro Romano Impero i territori dell’affossata Repubblica di Venezia in cambio di Milano e Bruxelles, ricongiungendo, così, dopo secoli, allo Stato originario regioni sottrattegli, nel corso dei secoli, dai veneziani, tra cui Friuli, Istria e Terraferma veneta. Sabato 17 ottobre 2020, una delegazione fogolarista guidata dal prof. Travain – presenti le attiviste sociali sig.ra Iolanda Deana, segretaria del sodalizio, maestra Manuela Bondio, sig.ra Marisa Celotti, sig.ra Milvia Cuttini e prof.ssa Luisa Faraci – ha deposto una targa commemorativa a Udine presso la statua intitolata alla Pace di Campoformio con scritto, in tre lingue, “Chest monument al ricuarde la riunion dal Friûl cu la patrie mari Mittel-Europe” (friulano); “Questo monumento ricorda il ricongiungimento del Friuli alla madrepatria mitteleuropea” (italiano); “This monument remembers the Friuli’s return to the Central European motherland” (inglese). “Campoformio, il cui anniversario celebriamo da anni come ricorrenza ‘euroregionale’, fu certamente ‘mercato dei popoli’, vergognoso baratto di territori non consultati sul proprio destino: in Friuli, ad esempio, qualcosa di anomalo, poiché nel 1420, seicento anni or sono, i friulani scelsero se resistere oppure trattare con la Serenissima quando occupò la loro regione. Nel 1797 i popoli non decisero un bel nulla. Del pari, si riproponeva un’esperienza di ampio respiro internazionale europeo che avrebbe riavvicinato parzialmente i popoli del Nordest italico a quelli dell’Oltralpe asburgico sino a quando i nazionalismi non prevalsero a tutto discapito dell’armonia lungo un’antica frontiera di lingue, culture, etnie. Nell’Impero asburgico i friulani ottennero qualche riconoscimento della loro peculiarità solamente nel settore orientale, di più antica e provata fedeltà. Le mitiche efficienza e onestà dell’Austria imperiale avrebbero mobilitato, però, in genere, la stima della gente del Friuli, sentimento consolidato in buona sostanza anche nonostante le ribellioni del Risorgimento. A quell’esperienza storica di comunanza internazionale si può ancora fare culturalmente riferimento nell’attualità, alla ricerca di un senso valido, radicato, profondo dei rapporti transfrontalieri!”. Questo il commento del prof. Travain a margine dell’iniziativa.

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