Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 1 Avost 2019
SGRETOLATA L’ANCONA UDINESE TESTIMONE DEGLI ATTI DI EROISMO CIVICO DEL 1509
Fogolâr Civic e Academie dal Friûl denunciano la latitanza delle Istituzioni e del territorio stesso nella tutela dei beni civico-culturali della cosiddetta “Capitale del Friuli Storico”.
“Il 1° agosto 1509, alle porte di Udine, presso l’ancona di Via Cividale, si registrava un episodio particolarmente drammatico e commovente che, dieci anni or sono, nel 2009, cinquecentenario dell’accadimento, il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico ‘Fogolâr Civic‘ ed il Circolo Universitario Friulano ‘Academie dal Friûl‘ hanno voluto commemorare e riproporre all‘attenzione pubblica: un fabbro udinese di Borgo Gemona, tale Baldasso ovvero Baldassarre, e l’anonimo servo di un certo Andrea fabbricatore di falci tentarono di coprire il disordinato ripiegamento della cittadinanza locale in armi, accorsa in aiuto di Cividale, assediata da un‘armata asburgica. Si piazzarono con un falconetto tra l’antica ancona e la porta urbica di Pracchiuso ma furono spazzati dalla cavalleria croata, all’inseguimento del piccolo esercito in rotta. Furono eroi, senza mezzi termini!”. Così, il presidente di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl, prof. Alberto Travain, rinnova nell’attualità la memoria di figure e luoghi “dimenticati” di una storia locale certamente ricca di valori civici da recuperare e da tramandare. “Chi li ricordava quei due valorosi concittadini prima che fossimo noi a farlo? E, oggi, chi li ricorda? Forse morire per difendere i propri compatrioti, a Udine, in Friuli, è cosa da nulla? Il tempo passato può giustificare un oblio incivile, traditore, ingrato? Nulla ricorda, oggi, a Udine, quei due. Potrebbe farlo quanto meno l’ancona che, da secoli, denomina il suburbio in cui accadde il fatto, altarino mariano all’angolo tra le vie Cividale e Brigata Re, che dieci anni or sono versava già in condizioni tristissime per cui decidemmo di segnalare il caso innanzitutto alle autorità comunali!” rammenta il presidente fogolarista udinese, adducendo lettera a sua firma, datata 29 luglio 2009 ed indirizzata “alla cortese attenzione del Sindaco di Udine prof. Furio Honsell e dell’Assessore comunale alla Cultura prof. Luigi Reitani” con, all’oggetto, “segnalazione grave stato di abbandono della storica Ancona di Via Cividale (numero civico 272)”. Eccone, a seguire, il testo integrale. “Spettabili Autorità, per quanto di possibile competenza dell’Istituzione municipale, con la presente si segnala il grave stato di abbandono della storica Ancona di Via Cividale a Udine (Numero Civico 272), nelle cui vicinanze cinquecento anni or sono due popolani con un falconetto si sacrificarono eroicamente nel tentativo di coprire la ritirata dei concittadini corsi a soccorrere Cividale del Friuli assediata allora dagli eserciti della Lega di Cambrai. Oltre che da una pietosa situazione di disfacimento dell’antica effige mariana, la mancata considerazione del valore storico e culturale del manufatto nelle pertinenze tradizionali del borgo udinese di Pracchiuso è ulteriormente manifestata anche dalla presenza persino di un palo segnaletico posizionato esattamente di fronte! Si invita, quindi, l’Autorità comunale, per quanto possibile, a intervenire ovvero a segnalare a chi altri di competenza il caso in parola, ennesimo insopportabile oltraggio al patrimonio storico-culturale e alla memoria del nostro territorio”. “Lettera morta!” sbotta il professore: “Le Istituzioni, anche in questo caso, hanno dimostrato di non esistere nella concretezza delle necessità anche culturali di un territorio! Dopo dieci anni, il palo è ancora vergognosamente là, a oltraggiare il luogo sacro e la memoria persa e non rivendicata di un antico suburbio di Udine! I lacerti di affresco ancora visibili nel 2009 hanno avuto modo di sgretolarsi nell’ultimo decennio d’indegno abbandono. Dov’erano il Comune, la Soprintendenza, l’Università, il Messaggero Veneto, la Curia udinese, la locale Parrocchia, le associazioni della zona, i residenti, le realtà del vicino Borgo Pracchiuso, del quale, se non erro, quell’antica ancona era pertinenza? Davvero una vergogna collettiva: un’assenza della comunità, dei media, delle Istituzioni, che dice, purtroppo, molto di quello che siamo!”.