FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 27 January 2019
“LE BANDIERE DEL FRIULI SALUTERANNO LA CADUTA DEL REGIME EGIZIANO CARNEFICE DI REGENI!”
Toni accesissimi a Udine nel terzo anniversario dello scempio in Egitto del giovane ricercatore di Fiumicello. Nella “capitale” friulana, il civismo più battagliero ha rinnovato, presso la Colonna del Giustizia, l’omaggio al “martire di civiltà” nativo della regione. E sale dalla piazza udinese l’appello a “boicottare l’Egitto assassino”.
Immancabile, dopo aver fedelmente rinnovato, per ben due anni, il 25 di ogni mese, il mesto ricordo del “compatriota” friulano Giulio Regeni presso la colonna udinese detta “della Giustizia”, di fronte all’antica loggia comunale della “Capitale del Friuli Storico, venerdì 25 gennaio 2019, terzo anniversario del sequestro in Egitto del giovane ricercatore di Fiumicello, alle ore 19.41, ora all’ultimo messaggio inviato dal ragazzo prima della scomparsa, il trentennale Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, sotto la guida del prof. Alberto Travain, ha presieduto, nello stesso luogo, alle commemorazioni popolari spontanee del compianto nel cuore della Friulanità. Lumi, fiori, insegne udinesi e friulane e naturalmente tanta commozione. Tonante si è levata la voce del presidente Travain, che ha voluto innanzitutto rimarcare con orgoglio il fatto che quel sito urbano si sia in questi anni potuto davvero costituire come “luogo di culto spontaneo della testimonianza morale incarnata dalla figura e dalla vicenda del friulano Giulio Regeni, martire cosmopolita di libertà e civiltà!”. “Tutto ciò, nonostante il Messaggero Veneto, insieme a molti altri media locali, abbia accuratamente e incredibilmente sinora evitato di divulgare opportuna notizia dell’iniziativa, in nulla contribuendo al suo inaspettato e benaugurato sviluppo sociale!”: così, il leader del Fogolâr Civic, pronto a denunciare, documenti alla mano, l’inspiegabile cortina di oblio calata dalla “grande stampa” locale sull’oramai invalso costume popolare della dedica di un fiore oppure di un lumino, il 25 di ogni mese, presso detta Colonna della Giustizia. “Le nostre aquile saluteranno la caduta nel fango della ‘democratura’ egiziana assassina di Giulio Regeni, massacratrice del proprio popolo e motteggiatrice dei sentimenti e delle istituzioni della nostra gente. Lo dobbiamo a Giulio e alla nostra terra, patria di antichi prefetti d’Egitto, da Cornelio Gallo a Minucio Italo, quando tra noi, tra Aquileia e il Nilo, non sussistevano confini! Le cosmopolite bandiere aquileiesi ovvero del Friuli saluteranno radiose la caduta del regime egiziano carnefice di Regeni!”. Non ha usato certo mezzi termini il combattivo presidente del movimento civista-euroregionalista friulano che ha evocato anche i metodi spicciativi di risoluzione delle controversie internazionali della “nostra Repubblica Serenissima”. “Un buon friulano, italiano, europeo, non mette piede oggi in terra d’Egitto, per quanto possibile, tanto meno per diporto, vacanza, turismo. Boicottare l’Egitto è dovere patriottico, solidarietà verso la propria gente, senso dell’onore e anche pia intenzione cosmopolita di contribuire al bene di un popolo affacciato al ‘Mare Nostrum’ ed in preda a tirannide! Boicottare, dunque, l’Egitto assassino!” ha detto il professore, carismatica voce del più fiero civismo locale, dicendosi orgoglioso, come cittadino della “capitale” friulana, anche del buon esempio dato dal Consiglio comunale di Udine, che, unanimemente, il 28 giugno 2018, si espresse a favore del reiterato impegno della città nella rivendicazione di giustizia sul dramma di Giulio Regeni, “un buon esempio udinese che senz’altro contrasta con la vergogna di un Comune di Trieste, capoluogo della regione natia del ragazzo, il cui sindaco si è fatto notare per aver ritirato dal pubblico balcone municipale lo striscione rivendicativo di verità sull’assassinio del giovane di Fiumicello a soli otto mesi dalla tragedia, coprendo, così, d’ignominia, di fronte all’Italia e all’universo mondo, tutti i triestini e l’intero Friuli Venezia Giulia. E che dire di Roma, ‘capitale di nulla‘, il cui Comune, nonostante i solleciti procedenti della società civile, e anche dallo stesso Fogolâr Civic friulano, non ha ancora, in tre anni, disposto l’esposizione di analoga insegna sul Campidoglio e sul suo sito internet? Che dire se non ‘vergogna’?”. Travain ha speso commosse parole di apprezzamento per l’intransigenza e il trasporto sinceri dimostrati nella gestione del caso dal Presidente della Camera dei Deputati italiana, on. Roberto Fico, nonché dallo stesso capo del governo, prof. Giuseppe Conte, e per le affettuose mobilitazioni popolari ed istituzionali, registrate numerosissime in tutto il Paese: “A questa condivisione pregevole da tutta Italia, sarebbe utile corrispondesse una più diffusa, militante, sentita, mobilitazione delle nostre genti e delle nostre istituzioni regionali. Oltre alle migliori scuole di Udine, che posso ‘sorvegliare’ ogni giorno, quante sono, oggi, sul territorio davvero le scuole friulane e giuliane ad esporre lo striscione giallo? In quante scuole di questo Friuli Venezia Giulia si è parlato adeguatamente e si parla di Giulio Regeni? In questa nostra regione, in particolare, sarebbe opportuno che non si riducesse la questione soltanto ad un fatto locale, ad un lutto locale, di Fiumicello, cui rinnovare la partecipazione una volta all’anno, il 25 gennaio. Il Caso Regeni si è configurato come davvero una prova del nove dei sentimenti del popolo italiano e di quello friulano o forogiuliano che dir si voglia, oltreché certamente della capacità e della volontà delle Istituzioni di tutto un Paese e di un’alleanza continentale di fronte alla scelta tra spregiudicate opportunità strategiche ed economiche e la necessità di tutelare in vita e in morte i propri cittadini e la dignità del propria gente. Non otterremo affatto dall’Egitto verità e giustizia, ma a quell’Egitto dovremo saper dare una lezione indimenticabile, per cui nessuno nel mondo osi pensare che davvero il massacro di un nostro figlio di proba fama possa rimanere alla fine impunito!”. Quale massima autorità morale del civismo udinese, eletta dalla cittadinanza riunita in assemblea a ridosso della ricorrenza tradizionale di San Michele Arcangelo, è stata invitata ad intervenire alla commemorazione la prof.ssa Renata Capria D’Aronco, “cameraro” dell’“Arengo” cittadino ossia presidente di quella sorta di parlamento partecipativo del popolo municipale tratto dallo storia della città ed autorifondatosi nel 2015. “Mai arrendersi!” ha detto la D’Aronco: “Mai gli udinesi – la Udine migliore – si arrenderanno all’oltraggio mortale subito da quel valoroso figlio della terra friulana di cui la loro città è capitale morale! Sono qui ad affermare la volontà incrollabile del popolo udinese, che mi ha eletto alla carica di ‘cameraro’ della sua assemblea partecipativa, di restare fedele ed immancabile al ricordo di Giulio Regeni e di quanti come lui hanno sofferto e soffrono in tutto il mondo a causa della tirannide! Particolare vicinanza esprimo idealmente per conto di questo popolo all’esemplare famiglia del ragazzo e a tutte le famiglie e comunità crucciate da analoga perdita dei propri cari e compatrioti. È nostro dovere non dimenticare e mai retrocedere nella rivendicazione di giustizia!”. L’intellettuale romano-udinese Alfredo Maria Barbagallo, “faliscje” ossia delegato culturale del Fogolâr Civic, ha voluto rimarcare in particolare l’“aquileiesità” culturale di Giulio Regeni, “certamente un friulano, un europeo, un cittadino del mondo, ma anche un italiano. E come italiano e come credente, mi pare inaccettabile – ha detto Barbagallo – che papa Francesco, vescovo di Roma, capitale d’Italia, non abbia pubblicamente mai speso una parola per questo nostro figlio massacrato in Egitto. Non è possibile che non passi giorno che la Santa Sede non ricordi al mondo le spesso indicibili sofferenze dei migranti tesi alle nostre coste e che, sulla tragedia di un giovane italiano, probo studioso, fatto a pezzi all’ombra delle Piramidi, per tre anni, la stessa si sia dimostrata, nella pratica, latitante!”. “Lo dico con profonda, lacerante, amarezza: mi pare vergognoso! Le sofferenze, il sacrificio, di un ragazzo italiano, non valgono quelle di un immigrato? È brutto a dirsi, ma questo procedere ricorda il razzismo!”. Presenti esponenti del più vario civismo ed associazionismo cittadino, quali la sig.ra Marisa Celotti, l’arch. Amerigo Cherici, la sig.ra Iolanda Deana, la sig.ra Renata Marcuzzi, la sig.ra Paola Taglialegne, la dott.ssa Laura Zanelli, oltre a delegazioni del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, del Club per l’Unesco di Udine, del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo, dell’Associazione Giulietta e Romeo in Friuli, del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”, del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis”, della locale Confraternita del Santissimo Crocefisso il cui priore, sig. Giuseppe Capoluongo, ha letto una struggente poesia di sua invenzione, risalente al 2017, “Per l’anniversario di Giulio Regeni”, di cui si diffonde, a seguire, il testo, previo generoso placet dell’autore. “Terra d’Egitto, terra di faraoni / fosti faro d’ingegno e di cultura / nei dispotici sogni dei padroni / usi a sperar di ritornare in vita / bendati in sarcofaghi nascosti / tra piramidi lorde di sudore / d’un popolo asservito al lor potere; / resti ancora una terra senza pace / chi ti governa ancor folleggia e uccide / è uso a soffocar chi si ribella / tra le nascoste trame di una guerra / mista di religione e di terrore / per soverchiar qualunque oppositore; / s’abbatta su di lor divina scure / ancora piaghe di crudel condanna / giusto castigo alla scelleratezza / e abbia pace la progenie italica / nel rifulgir di verità nascosta”. Presente anche, in forma privata, il vicepresidente del Consiglio comunale, prof.ssa Elisabetta Marioni, non essendo stata invitata ufficialmente alcuna rappresentanza del Comune, dopo la sospensione delle relazioni diplomatiche tra Fogolâr Civic e Amministrazione municipale, in seguito a riscontro di una mancata disponibilità di quest’ultima all’avvio di un dialogo programmatico con il trentennale movimento guidato dal prof. Alberto Travain.