Noda CCU BORGO STASION par gazete taƚiane – Ùdine, 28 xenàro 2020
UNA UDINE DA CARTOLINA MALGESTITA DAL COMUNE?
Pluridecennale “scempio ambientale” nella un tempo splendida Via Ciconi, caratterizzata da pittoresco lungoroggia alberato. A denunciarlo, in una lettera al sindaco della città, è il conservatore del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”.
“Signor Sindaco, nel testimoniare oltretutto la civica e umana commozione dei residenti storici di Via Ciconi, che, ieri, lunedì 27 gennaio 2020, hanno visto scomparire l’ultimo elemento della vecchia alberata stradale ornante quel ‘volt de roie’, simbolo identitario urbanistico costitutivo del contemporaneo quartiere unico della Stazione, la presente valga senz’altro a manifestare, in termini formali, la preoccupazione della comunità rionale per il futuro della gestione locale dell’ambiente, anche anticipando varie ulteriori possibili manifestazioni coordinate od autonome. Già lo scorso 1° settembre, lo scrivente Coordinamento aveva formulato, nell’ambito dell’inoltrata ‘Relazione periodica sullo stato di Borgo Stazione’, un ‘civico auspicio di pubblico impegno a una riqualifica urbanistico-ambientale di Via Ciconi, storica ‘cartolina’ paesaggistica rionale e cittadina, con ordinato riassetto delle aiuolature abbandonate e della tradizionale alberatura in ippocastano’ e ciò registrando malauguratamente una pluridecennale decadenza nella cura ambientale ed estetica dell’area in oggetto. Nella speranza che gli strumenti mobilitati e mobilitabili dal Comune possano evitare un ulteriore scempio della natura e della memoria del confine settentrionale del suburbio storico della Stazione udinese, anche risparmiando all’occhio del cittadino alberi abbattuti e mai più rimpiazzati nella loro tradizionale tipologia, ecco che si formulano, al Suo indirizzo, voti conseguenti”. Così, martedì 28 gennaio 2020, il conservatore del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”, prof. Alberto Travain, in una lettera al sindaco di Udine. Oggetto: “scempio ambientale in Via Ciconi”. “Personalmente – soggiunge Travain, in una nota a latere – ho assistito, sin da bambino, all’incapacità ovvero all’inefficacia delle Autorità pubbliche nel preservare la bellezza paesaggistica di cui la città, un tempo, si vantava, persino a livello di promozione turistica. Ricordo benissimo un vecchio dépliant promozionale di Udine, con una splendida fotografia della meravigliosa ‘galleria’ d’ippocastani di Via Ciconi, variazione autunnale di giallo, marrone e rosso, scenario davvero fiabesco di un’infanzia serena. Quale primo passo verso quello ‘scempio’, ricordo la ringhiera, pur necessaria, sul canale della roggia, superfetazione che senz’altro ruppe l’incanto di quello scenario. Lo stesso dicasi della cementificazione dell’argine, particolarmente invasiva, ricordo, verso il poliambulatorio: rovina certamente per l’occhio e per la poesia. Poi, i primi tagli. Ceppi abbandonati, per nulla rimossi e sostituiti con altre piante. Poi qualche rimpiazzo, ma non sistematico. Tremende falle nella compattezza militaresca di quell’imponente falange arborea. Una decadenza senza ritorno? Non so e non dico che il Comune non abbia cercato di curare le piante malate. Dico che il risultato è, comunque, stato ed è deprimente. Al Comune, piuttosto, addebiterei una pluridecennale tendenza alla sciatteria. Vogliamo distruggere, senza costruire? Pianta abbattuta va sostituita, possibilmente rinnovando le essenze, che sono la storia di un paesaggio urbano e se qualcuno, un tempo, le ha scelte come ornamento urbano, parrebbe strano che possa averlo fatto senza valutare eventuali successive ricadute perniciose sul territorio. Se gli alberi ‘sporcano’, puliremo: non lo faranno certo più degli uomini! Se le radici intaccano i marciapiedi, che facciamo: abbattiamo gli alberi e li sostituiamo con altre essenze, per incapacità di gestire l’immanente? Se nella gestione dei parchi storici questo davvero fosse il modo di procedere, assisteremmo a devastazioni d’inenarrabile rovinosità! Ebbene, i centri urbani, sono anche ‘parchi storici’, quando le piante ne costituisco parte integrante dell’identità. Quindi, cosa ha fatto e cosa intende fare il Comune di Udine per salvare quella ‘cartolina’ di cui si vantava sino a non troppi decenni fa? Naturalmente, non si pretende l’impossibile! Incalzare il Comune anche su questi temi è diritto-dovere del buon cittadino, anche per evitare che l’assenza di stimoli e di richiami alla riflessione possa favorire un torpore appiattito su una pragmatica senza poesia. Una bella città è tale solamente quando comunica quelle emozioni che sono alla base della poesia! È toccato al Comune di Fontanini abbattere parte significativa dello scenario della mia infanzia, quel ‘volt de roie’ sul quale si affaccia il mio antico asilo e che dipingevo, da scolaretto, come uno scorcio fuori dal tempo. Non è certo ‘colpa’ da attribuirsi ad un solo sindaco, bensì a numerose Amministrazioni avvicendatesi, più o meno goffamente, in quest’ultimo mezzo secolo: non hanno saputo valorizzare e nemmeno riconoscere il territorio, il senso del paesaggio e dei suoi elementi. Basti pensare che quel ‘volt’, deviazione della roggia a ricomprendere concettualmente quello che oggi si definirebbe come ‘Borgo Stazione’, invece di essere assunto e curato come dato storico identitario da far condividere alla popolazione, viene sventrato, svuotato, ridotto ad una bruttura senza sentimento e senza memoria! A questi nostri Amministratori bisogna tenere il fiato sul collo!”.