Caso Regeni: società civile udinese contro la debolezza dei Governi italiani

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 25 luglio 2020

UDINESI IN PREFETTURA PER GIULIO REGENI

Mobilitazione civista nel capoluogo storico friulano a quattro anni e mezzo dalla tragedia del giovane fiumicellese straziato in Egitto nel 2016. Biasimate incoerenza e debolezza dei Governi italiani avvicendatisi da allora alla guida del Paese.

A quattro anni e sei mesi dal Caso Regeni, a Udine, in Friuli, qualificato associazionismo e società civile hanno inoltrato, a mezzo Prefettura, fiera protesta alle Autorità italiane per l’incoerenza e la debolezza dell’azione politico-istituzionale tesa ad ottenere soddisfazione dalla Repubblica Araba d’Egitto in ordine all’inaudito scempio del giovane ricercatore friulano di Fiumicello, stritolato dagli apparati repressivi del Paese nilotico agli inizi del 2016. Ecco i testi dei documenti presentati, per ragioni burocratiche, con un giorno di anticipo rispetto alla scadenza del 25, nella mattinata di venerdì 24 luglio 2020, al Palazzo del Governo, nel centro della “Capitale del Friuli Storico”. Bilingui – in friulano e italiano – i documenti presentati rispettivamente dal Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e dal Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”. “Siôr Prefet, si tignivisi di judâ a incrementâ il sens civic dal Biel Stivâl – ha scritto il sodalizio fogolarista – rignuvint ogni mês ai siei Sorestants, midiant Prefeture locâl, riclam su chel câs orent dal Regeni nostran regjonâl. Tornât a mandâ l’ambassadôr di Italie in Egjit, ritirât par vie de impunide fruce dal nestri, chê fradaie firmade culì e veve discognossût, ai 16 di Avost 2017, juste in pont morâl, i dirits di chest Stât talian te regjon native di chel so nobil e maldifindût citadin, martar cence riscat in pro di veretât e libertât, suspindint cun chê ancje la iniziative dal riclam civic di ogni mês destinât aes Autoritâts. Doman, che a son propit cuatri agns e mieç di une malepasche che e varès di ufindi cualsisei orgoi nazionâl sancîr e inmò prin ogni uman sintiment, chê fradaie no pues no discjolisi di rionzi, viers dai governants di cheste Republiche instalade in Friûl, la proteste plui ferbint e dure par chel stuart pendolâ che e viôt te condote politiche taliane in face di chel regjim egjizian responsabil de muart dolorose dal zovin studiôs furlan. Pûr savint di vee in man sôl che la arme scussade de testemoneance civîl, dut dibant tal concret, che, magari cussì no, par solit ogni agjî pacific convint al risulte pôc persuasîf, cheste clape culturâl e clame i Sorestants di chel Stât li che Giulio Regeni al jere citadin a dovês soprans di un amôr di patrie a pro de dignitât de citadinarie che lôr a varessin di rapresentâle devant dal mont. Cun furlane indurance”. In versione italiana: “Signor Prefetto, ritenevamo di contribuire al senso civico del Bel Paese rinnovando alle sue Autorità, a mezzo Prefettura locale, ogni mese, debito memento sull’atroce caso del nostro corregionale Regeni. Dopo il reinvio dell’ambasciatore d’Italia in Egitto, ritirato a fronte dell’impunito scempio del nostro, il sodalizio in firma, il 16 agosto 2017, disconosceva moralmente i diritti dello Stato italiano sulla regione natia di quel probo e indifeso suo cittadino, martire inulto di verità e libertà, sospendendo con ciò anche l’iniziativa del memento civico mensile rivolto alle Istituzioni. A quattro anni e sei mesi domani da una tragedia che dovrebbe offendere ogni sincero orgoglio nazionale e ancor prima ogni umana sensibilità, il sodalizio in parola non può certo esimersi dal rinnovare, contro i governanti di questa Repubblica insediata in Friuli, la più accorata e fiera protesta per quello che giudica ambiguo languire dell’azione politica italiana ai danni del regime nilotico responsabile della dolorosa morte del giovane studioso friulano. Cosciente di non possedere che le armi spuntate di una civile testimonianza la cui concreta inutilità si lega purtroppo alla generalmente scarsa persuasività di ogni agire convintamente pacifico, il cenacolo culturale suddetto richiama le Autorità dello Stato del quale Giulio Regeni era cittadino a doveri supremi di patriottica affermazione della dignità della cittadinanza che esse dovrebbero rappresentare di fronte al mondo. Con friulana tenacia”. Così il Fogolâr Civic. Ed ecco il messaggio di Academie dal Friûl nella versione in “marilenghe”: “Siôr Prefet, a cuatri agns e sîs mês de impunide fruce jù pal Egjit di chel Giulio Regeni nestri furlan, chel implant culì di organizazion si met dongje di chê societât civîl plui indevant che inmò e clame azions di costrut e concretis dal Guvier talian par svindic in face di une disgracie che e ufint juste la dignitât di dute une nazion. Se e je chê la maniere che il Stât talian al à savût difindi l’onôr di un valit so citadin dal Friûl, salacor i furlans e no dome lôr a varan di cirîsi difesis plui seriis! Cun rispiet”. A seguire la versione nella lingua di Dante: “Signor Prefetto, a quattro anni e sei mesi dall’impunito scempio del corregionale Giulio Regeni in terra d’Egitto, la sottoscritta organizzazione si associa a quelle avanguardie della società civile che ancora reclamano concrete e incisive azioni governative italiane a riscatto di una tragedia che offende la dignità di un’intera nazione. Se è così che lo Stato italiano ha saputo difendere l’onore di un suo probo cittadino del Friuli, forse i friulani e non solamente dovranno cercarsi tutele più serie! Con osservanza”. Per le due organizzazioni, la firma del presidente, prof. Alberto Travain. Tra le attestazioni, anche quella dell’Arengo civico udinese: “Pregiatissimo, in nome e per conto dell’Assemblea civica popolare udinese – ha scritto al Prefetto il camerario arengario, prof.ssa Renata Capria D’Aronco –, sono a rappresentare, a mezzo Suo, in faccia alle Istituzioni di questa Repubblica, a quattro anni e sei mesi dalla tragedia del corregionale Giulio Regeni, il più fiero dissenso della cittadinanza della Capitale del Friuli Storico per l’ondivaga ed inefficace gestione governativa del caso di fronte ad un irridente regime egiziano che ormai da lungi oltraggia impunito la dignità del nostro Paese oltreché la memoria di un suo caro figlio e della sua proba nazione friulana. Con distinzione”. Poi, la nota del Club per l’Unesco di Udine, sempre a firma della D’Aronco, quale sua storica presidente: “Signor Prefetto, quattro anni e sei mesi or sono in terra d’Egitto veniva rapito, seviziato e ucciso un nostro valente giovane studioso: Giulio Regeni da Fiumicello. Unitamente a tanta società civile del Friuli, d’Italia e d’Europa ma anche certamente del resto del mondo, il Club per l’Unesco di Udine rivendica prontamente implacabile giustizia per il compianto corregionale, per la sua famiglia, per il suo popolo e la civiltà. Alle Autorità governative italiane, quindi, i primi onere ed onore d’imporre esemplarmente un argine a certa tirannide d’Oltremare. Presidieremo con friulana tenacia sin d’ora esprimendo il più fiero dissenso per l’ambiguità di certe aperture alla vendita di armamenti destinati a Paesi come l’Egitto che apertamente insultano i diritti umani universalmente riconosciuti e si fanno beffe della dignità e del dolore friulani, italiani ed europei causa lo scempio subito da un figlio così probo e valoroso. Distintamente”. I due leader culturali civisti udinesi hanno personalmente presentato in Prefettura a Udine i documenti sociali in parola, singolare espressione di una Friulanità ancora vivida, orgogliosa e coraggiosa.

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