Centenario della fine della Grande Guerra in Friuli

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Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 31 ottobre 2018

4 NOVEMBRE DA CAPITALE ‘PANFRIULANA’?

Nel valutare le proposte di lettura della ricorrenza della fine della Grande Guerra in Friuli da parte delle Amministrazioni locali d’ambito udinese, Fogolâr Civic e Academie dal Friûl richiamano il sindaco prof. Fontanini a non dimenticare le sue conclamate nobili origini culturali e politiche friulaniste e mitteleuropeiste mentre apprezzano i contenuti profondi ed attuali del presidente dell’Uti arch. Maiarelli.

I direttivi del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” hanno preso in esame alla fine di ottobre 2018 le presentazioni istituzionali degli eventi commemorativi del centenario della fine del Primo Conflitto Mondiale in ambito metropolitano udinese, allo scopo di rilevare auspicati sviluppi nella memoria e nella cultura civiche del territorio a un secolo dal termine della Grande Guerra che vide la terra friulana ridotta a campo di battaglia tra eserciti avversi. “Il Friuli è stato testimone e protagonista di una delle pagine più tragiche e allo stesso tempo gloriose della nostra storia recente: la Prima Guerra Mondiale. Per questo Udine è orgogliosa di poter ospitare le commemorazioni della sua liberazione, avvenuta proprio il 3 novembre di 100 anni fa quando una pattuglia del Reggimento Savoia Cavalleria, comandata dal ten. Baragiola, entrò per prima in città, liberandola in anticipo di un giorno sulla definitiva vittoria sancita dall’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti. Un ringraziamento sentito da parte mia e di tutta l’Amministrazione va al Comando Militare dell’Esercito del Friuli Venezia Giulia e a tutte le Forze Armate, alle quali il nostro Paese deve riconoscenza”. Così il sindaco di Udine, prof. Pietro Fontanini. “Da oltre 70 anni l’Europa vive un periodo di pace conquistata con il sangue e la morte di milioni di persone tra militari e civili. Una pace che non si può considerare scontata ma che va preservata quotidianamente anche alimentandola con valori importanti quali la solidarietà, il rispetto e la convivenza. A differenza nostra però, milioni di persone in ogni angolo del mondo vivono con la guerra in casa e ne sopportano le terrificanti conseguenze come la perdita dei propri cari, dei propri luoghi di vita e più in generale del loro primario diritto a vivere una vita in libertà. Per cercare di garantire complessi percorsi di pace, migliaia di donne e uomini del nostro Paese sono impegnati giornalmente a rendere meno drammatica la vita delle persone che maggiormente soffrono le situazioni di guerra ed in particolar modo anziani e bambini. Il nostro apprezzamento per il loro impegno è assoluto, perché riteniamo necessarie tutte quelle attività in grado di ripristinare e consolidare i valori democratici e di libertà che stanno alla base della convivenza tra i popoli. Ogni anno celebriamo il 4 novembre ed anche in questa occasione ci porremo l’obiettivo che tale appuntamento non venga considerato come un semplice rito ma bensì un’opportunità per riflettere sui valori ed i significati che tale ricorrenza rappresenta”. Così, invece, il sindaco di Tavagnacco, arch. Gianluca Maiarelli, Presidente dell’Unione Territoriale Intercomunale del Friuli Centrale ovvero udinese. “Che dire, se non sollecitare il sindaco Fontanini a non gettare alle ortiche soprattutto la parte più avanzata di quell’esperienza di riflessione e di testimonianza culturali e civili che, come noto, è stata all’origine della sua formazione e carriera politiche. Non è un discorso da Fontanini, questo, e soprattutto non è un discorso da Primo Cittadino di una cosiddetta Capitâl dal Friûl, visto che metà del Friuli era Austria e, in cuor suo, gran parte della sua gente mai rinnegò il proprio imperatore e il proprio Paese. Una ‘Capitâl dal Friûl e un suo valido ‘sindic’ dovrebbero forse volare alto, al di sopra di antichi e nuovi steccati, e, se mai, chiedere contrizione sia a Vienna che a Roma per aver trasformato un sereno crocevia d’Europa in un orrendo campo di battaglia, di violenza e di distruzione, a detrimento delle popolazioni. Ci si aspettava questo, oltreché un appello non scontato alla pace e alla fraternità dove i nazionalismi e gli imperialismi alimentarono odio e divisione. Il sindaco di una sedicente ‘Capitâl dal Friûl è chiamato idealmente a rappresentare tutte le ‘friulanità’, tutte quante le esperienze di ‘Friuli’, e ciò significa che non può parteggiare per questi o per quelli, ma deve porsi moralmente al di sopra dei confini che divisero i friulani e degli Stati che si spartirono e si spartiscono il piccolo popolo di Giulio Cesare. Quella del centenario del 4 novembre 2018 poteva ovvero potrebbe essere occasione utile per rappresentare la ‘metropoli’ udinese come vera e degna capitale ‘panfriulana’, capace d’interpretare i sentimenti anche contrastanti delle più varie ‘friulanità’, territoriali e ideali, filoitaliane e anche filoaustriache, poiché la nostra identità è trasversale e da molti secoli transconfinaria, irriducibile storicamente entro un ambito specifico di appartenenza. Questo il commento del presidente dei due sodalizi, prof. Alberto Travain. “Poi c’è la questione della ‘Nuova Aquileia’, della Udine del Patriarca Bertrando, della città più o meno convinta erede morale e istituzionale dell’antica metropoli aquileiese, ‘Madre e Reina’ internazionale della Mitteleuropa” aggiunge Travain: “Come la mettiamo? La lettura data da Fontanini al centenario di quel 4 novembre non si rifà minimamente all’ecumenica imparzialità mediatrice di una realtà strutturalmente ‘super partes’ quale dovrebbe essere quella di centro deputato dalla Storia e dalla Geografia a rinnovare, pur in chiave ridimensionata, la funzione ‘euroregionale’ di raccordo transfrontaliero che fu della grande Aquileia. Ricordiamo quando, nel 2014, centenario dell’inizio del conflitto, donammo al Quirinale un Nodo di Salomone realizzato a punto Aquileia dalla nota ricamatrice locale sig.ra Antonietta Monzo Menossi, remoto simbolo trascendentale di unione e concordia tratto dai mosaici aquileiesi, intreccio metafora e buon auspicio di coesione civica internazionale basata su equa solidarietà e non intaccata da perniciosi nazionalismi guerrafondai. Da ‘capitale italiana della guerra’, si voleva giungere all’idea di una Udine ‘capitale mitteleuropea della pace’ e ‘capitale della pace mitteleuropea’, nel segno e nel solco delle migliori tradizioni di Madre Aquileia e nel mito storico del Friuli cesariano, crocevia e sintesi del Vecchio Continente. Il presidente Napolitano capì e ricambiò con una medaglia. Oggi, che dire? Rinnovare il concetto da parte dei nostri Amministratori è proprio tanto difficile? Mentre, allora, si richiama il sindaco Fontanini a non dimenticare le sue conclamate nobili origini culturali e politiche friulaniste-mitteleuropeiste, da impiegarsi utilmente in funzione di una Udine autocefala ed egocentrica in senso positivo, si apprezzano, invece, i contenuti profondi ed attuali, seppure non specificamente radicati, proposti nel messaggio del presidente dell’Uti udinese, Maiarelli, cifra minima di un orizzonte di civiltà progredita e di dialogo aperto e proficuo tra passato, presente e futuro!”.

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