“Chei di Udin no tratin di metisi adun!”

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 18 Setembar 2019

“BASTA AMBIRE AD UNIRE UN TERRITORIO VOLUTAMENTE DIVISO E SORDO!”

Dopo la delusione per gli scarsi riscontri partecipativi registrati dalle celebrazioni popolari spontanee per il 796° “compleanno” della città di Udine, il promotore Fogolâr Civic annuncia una ricalibratura del proprio impegno socioculturale. Il presidente prof. Travain: “Non ci spenderemo più per riunire i cocci di una società sempre più scollata, faziosa e subdola! Ci limiteremo al dovere morale di ricordare i meritevoli del passato oltre a contribuire a formare quelli dell’avvenire in tema di civiche virtù!”.

Domenica 15 settembre 2019, le celebrazioni popolari della ricorrenza degli otto secoli della genesi ovvero del concepimento politico del Parlamento della Patria del Friuli, organizzate dal Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, si sono concluse, al Castello di Udine, nell’antica aula parlamentare, con un toccante omaggio silente, a bandiere inclinate, alla storica effige di Catone Uticense, tante volte simbolo di una Friulanità in rivolta contro tiranni e invasori, emblema massimo di repubblicanesimo libertario caratterizzante l’anima friulana dei secoli passati. Un suggestivo momento di cultura civile, ultimo appuntamento del programma di manifestazioni spontanee in occasione del 796° “compleanno” della città di Udine, momento che, a conclusione del nutrito carnet di eventi promossi dal sodalizio fogolarista, ha siglato l’amaro e orgoglioso discorso consuntivo del presidente sociale, prof. Alberto Travain, ideatore e leader di quella trentennale mobilitazione civico-culturale tesa a rinnovare, dai livelli locali, lo spirito di una coesione comunitaria radicata, virtuosa e inclusiva. “Se il presente è quello che sperimentiamo ogni giorno da anni nel relazionarci con un territorio che, nei nostri riguardi, si è dimostrato in gran parte diffidente, irridente, chiuso, ambiguo e opportunista, ecco, allora, che, dopo l’ultimo banco di prova della mano tesa ed ignobilmente rifiutata a Udine da parrocchie e vario associazionismo di fronte a un’istanza di condivisione attorno all’idea di un genetliaco urbano festeggiato insieme, lavoreremo, d’ora in poi, soltanto per il futuro, ossia per i giovani, unica speranza della comunità, e per il passato, per onorare immancabilmente il ricordo degli estinti immeritevoli di oblio! Sarà, d’ora innanzi, fondamentalmente questo il nostro modo di lavorare per la comunità: non ci spenderemo più per riunire i cocci di una società sempre più scollata, faziosa e subdola! Basta tendere la mano, invitare, proporre condivisione e collaborazione! Veramente tempo e lavoro sprecati! Nostro impegno sarà, quindi, ricordare i meritevoli del passato e contribuire a formare quelli dell’avvenire in materia di civiche virtù! Basta ambire ad unire un territorio volutamente diviso e sordo!”.

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