Das Trompetensignal “Taps” im Udineser Bahnhofsviertel zum Gedenken an die Opfer der Coronavirus-Pandemie

CCU BORGO STAZIONE – Pressemitteilung (für die italienische Presse) – Udine (Weiden), 25 März 2020

IL “SILENZIO” IN BORGO STAZIONE A UDINE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

Ogni sera, a Porta Cussignacco, alle ore 21, lo struggente squillo di tromba che onora, sin dall’Ottocento, i caduti. Il Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione” plaude sentitamente all’iniziativa.

Il conservatore dello storico Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”, prof. Alberto Travain, affida ad una nota personale, diffusa a mezzo social, la narrazione di una particolare esperienza vissuta nel suo quartiere al tempo del Coronavirus. “Una sera di queste, dopo cena, mentre mi apprestavo a cercare in tv un programma decente cui dedicare la mia attenzione a fine giornata, ho percepito un suono, uno squillo di tromba, che veniva da fuori, da dietro le case, da dietro i tetti di Porta Cussignacco, a Udine, in direzione dell’antica caserma dei Vigili del Fuoco, odierna sede della Protezione Civile locale. Erano le ore 21 e quelle certamente erano le note del “Silenzio”, del “Silenzio fuori ordinanza”, brano musicale che si usa nell’Esercito, non solo in Italia, nello specifico per onorare in caduti in guerra. Ho subito inteso la situazione. Questa nostra lotta contro il Coronavirus è davvero una guerra e le varie migliaia di poveri morti sono davvero i nostri caduti al fronte. Mi è sembrato, quindi, così composto, così adeguato, sobrio, friulano, soprattutto umano, quell’antico suono dedicato ai nostri trapassati ed al loro inspiegabile ed inaccettabile sacrificio. Un momento, certo, di grande emozione e, confesso, davvero anche di grande commozione. Ho cercato su internet informazioni riguardo a quel brano musicale, che mi era capitato nella vita di sentire, ma non mi aveva mai toccato così tanto. Ho trovato una storia veramente eccezionale: durante la Guerra di Secessione americana, un ufficiale nordista avrebbe raccolto un ferito sul campo di battaglia scoprendolo essere suo figlio, studente di musica che, a sua insaputa, si era arruolato nell’esercito avversario. Al suo figliolo, presto deceduto, quel padre poté dedicare solamente uno squillo di tromba, sulle note tratte dallo spartito che gli aveva trovato in tasca… Era il 1862. Da allora, quelle note si usano per onorare chi non va dimenticato, al di qua e al di là dell’Atlantico. Io penso che debba esservi un tempo per darsi coraggio, tutti insieme, ed uno per onorare chi non ce l’ha fatta e chi sta combattendo disperatamente per farcela e per soccorrere il prossimo. Non per forza queste due cose non devono coesistere, ma, forse, sarebbe meglio di no: la nostra, di oggi, è una società di gente, spesso, molto superficiale ed egoista, per cui risulterebbe migliore opzione distinguere i momenti invece di confonderli in un informe baccano scacciapensieri. Ci vuole anche quello, ma separatamente! Fa un certo effetto, questo struggente squillo di tromba alle ore 21 nel Borgo Stazione di Udine e quanto banali, al confronto, risultano certe facili e ridanciane espressioni di socializzazione oltreché di patriottismo a buon mercato, da finale di Mondiali di Calcio, cui regolarmente non segue effettivo maggiore affiatamento tra compatrioti, garanzia di futuro di ogni comunità!”.

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