FOGOLÂR CIVIC – Pressemitteilung (für die italienische Presse) – Udine (Weiden), 14 Juli 2019
SEICENTO ANNI FA CIVIDALE “SOVRANISTA” TRADIVA LA PATRIA DEL FRIULI
Il Fogolâr Civic ha ricordato la drammatica “Civiexit” del 1419, quando la Città Ducale si sottrasse allo Stato friulano per schierarsi con l’invasore veneto. Il presidente prof. Travain: “Non siamo a condannare, ma a riflettere sulle ragioni di una rottura della solidarietà!”. Caduto nel vuoto l’invito al Primo Cittadino locale.
Domenica 7 luglio 2019, “alla cortese attenzione del Sindaco di Cividale del Friuli, rag. Stefano Balloch” veniva inviato elettronicamente un messaggio recitante all’oggetto “VI centenario della confederazione tra la Comunità di Cividale e la Repubblica di Venezia. Invito personale per il sindaco rag. Balloch (Cividale del Friuli, 11.07.2019, Caffè San Marco, ore 10)”. Tale messaggio, a firma del “prof. Alberto Travain, Coordinatore Generale del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico ‘Fogolâr Civic‘, Presidente del Circolo Universitario Friulano ‘Academie dal Friûl‘, Presidente del Coordinamento Euroregionalista Friulano ‘Europa Aquileiensis‘, Conservatore del Coordinamento Civico Udinese ‘Borgo Stazione‘, Delegato presidenziale alla formazione civica e alla cittadinanza attiva del ‘Club per l‘Unesco di Udine‘ oltreché Cancelliere vicepresidente dell’assemblea civica partecipativa udinese ‘Arengum / Arengo / Renc‘”, consisteva del seguente testo. “Pregiatissimo, si comunica, con la presente, che giovedì 11 luglio 2019, VI centenario della confederazione tra la Comunità di Cividale e la Repubblica di Venezia, fatto gravissimo che decisamente contribuì alla caduta dello Stato friulano autonomo della Patria del Friuli e del sovranazionale principato di Aquileia, una piccola delegazione popolare del civismo culturale udinese, sotto le insegne del Fogolâr Civic, si riunirà privatamente ai tavoli del Caffè San Marco, sotto la loggia cividalese, alle ore 10, per rievocare quelle vicende che tanto incisero sulla susseguente storia del Friuli, primigenio cuore della Mitteleuropa. La Sua gradita, personale, presenza, come ufficiale rappresentante della Sua gente, sarà eventualmente molto apprezzata”. Nessun riscontro. “Certo è imbarazzante ricordare un oggettivo antico tradimento della propria città rispetto al Paese di riferimento, ma non chiaramente alcun odio o rancore, bensì volontà di non dimenticare e di ragionare sulle dinamiche che, riprodotte ad ogni livello, ancor oggi dividono deleteriamente territori e popoli. Non veniamo senz’altro da Udine per ricordare ai cividalesi che seicento anni or sono la nostra città si batteva con furia leonina contro l’invasore veneziano a difesa di un Friuli autonomo in seno all’Impero romano-germanico, mentre il loro Comune vi si sottraeva, dichiarandosi indipendente ed alleandosi con il nemico nella speranza di una qualche futura posizione di privilegio. Siamo a riflettere costruttivamente sui motivi che nella Storia conducono alla rottura delle solidarietà comunitarie. Allora, nel 1419, il ‘sovranismo’ cividalese e la secessione della Città Ducale dal Friuli presieduto dai Patriarchi aquileiesi condusse lo Stato friulano alla rovina, alla perdita dell’indipendenza e alla soggezione ad un Paese straniero, poiché tale era Serenissima rispetto all’Impero mitteleuropeo. Ma quella Patria del Friuli che cadde in mano veneziana era davvero una patria accogliente ed equa per tutti i friulani o per alcuni magari poteva tradursi addirittura in una tirannide? Fu opportunismo egoista quello di Cividale di sei secoli fa o legittima rivolta contro un’autonomia friulana usata contro la stessa città madre del Friuli? Una composita comunità territoriale con forti tradizioni di fatto repubblicane confederali quale il Friuli nel Tardo Medioevo non poteva certo tollerare il prevalere di un soggetto sull’altro, per cui, a monte, la remota causa di tante divisioni friulane è da ricercarsi nel reiterato tentativo di Udine di prevalere come nuova capitale politica e religiosa, fatto controverso da un lato, dall’altro fomentatore di novità sociali, civili ed economiche. Volgendo uno sguardo all’attualità non soltanto locale, la suggestione dell’estremo gesto di Cividale di seicento anni or sono, certo preceduto da tentativi di accomodamento, pare richiamare l’istanza odierna di certe regioni italiane del Nord che al loro Paese chiedono di contare almeno in casa propria con una debita accentuazione dell’autonomia, istanza, questa, considerata sorta di ‘conditio sine qua non‘ per la permanenza delle stesse nel quadro della presente solidarietà nazionale. A livello eurocomunitario, la ‘Brexit’ non sembra concettualmente molto diversa rispetto a quella remota ‘Civiexit’ subita dallo Stato friulano medievale. Quando sono legittime, quindi non prevaricatrici, le rivendicazioni delle componenti una realtà composita vanno ascoltate ed armonizzate, per quanto possibile, con gli interessi dell’intera compagine. Per contro, quando le istanze sono pretestuose, è giusto rigettarle con determinazione e tentare semmai di ricondurre a positivi consigli i facinorosi. Questo ci insegna, a questo ci richiama, la dolorosa vicenda che siamo venuti a ricordare, qui, a Cividale, sotto questa la loggia municipale, dopo sei secoli!”. Così, il prof. Travain ha parlato alla piccola rappresentanza fogolarista udinese raccolta ai tavoli del Caffè San Marco e composta dalla segretaria del Fogolâr Civic, sig.ra Iolanda Deana, dalla capo servizio cerimoniale sig.ra Marisa Celotti, dalle sodali prof.ssa Luisa Faraci e sig.ra Mirella Valzacchi nonché dal simpatizzante sig. Marco Apostolico.