DOMENICA 26 LUGLIO 2015

Dopo tanto oblio, domenica 26 luglio 2015 è stato “un civico, internazionale, affettuoso, splendido, abbraccio di popolo” per la memoria di quegli “Spartani” di casa nostra, eroi montanari, contadini e minatori, che alle “Termopili alpine” di Coccau, nel 1478, si fecero massacrare per non cedere il passo ai Turchi, lanciati all’assalto delle valli di Carinzia e Friuli. Seicento anni or sono, infatti, nel 1415, anche nell’Europa aquileiese ovvero nelle regioni mitteleuropee dell’antico Patriarcato di Aquileia, erano iniziate quelle terribili scorrerie turchesche che avrebbero costituito per secoli in dette plaghe un’esperienza particolarmente tragica, di morte e distruzione, ma anche di autonoma, disperata, solidale, resistenza di popolo. Per ricordare, quindi, tutto questo, libere espressioni della società civile, il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, il Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, già attivi sul tema dal 2011, unitamente alla Federazione provinciale udinese dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e al Club UNESCO di Udine, hanno voluto dare appuntamento, nell’anniversario di quel fatto d’armi, al più vario mondo dell’impegno sociale e culturale locale e transfrontaliero, presso quello stesso campo di battaglia, alla confluenza dell’Europa latina, slava e germanica, in quella chiesetta di San Nicolò di Coccau – la più antica della Valcanale – sotto il cui campanile riposano i probabili resti dei trecento umili eroi caduti nella difesa di quello snodo delle Alpi orientali: trecento, proprio come gli Spartani alle Termopili duemila anni prima! Un appuntamento, dunque, con la memoria, con le radici del senso civico al crocevia del Vecchio Continente. Perciò si sono ritrovati in tanti, curiosi ed entusiasti, alla celebrazione eucaristica commemorativa che, attorno al parroco del luogo, don Giuseppe Morandini, ha visto anche il concorso dell’arciprete di Cividale del Friuli, mons. Livio Carlino, e del cappellano sociale del Fogolâr Civic, don Tarcisio Bordignon, oltreché la presenza del parroco e vicario foraneo di Tarvisio, don Claudio Bevilacqua. Ampia e significativa è risultata, pertanto, la partecipazione di cittadinanza, istituzioni e associazioni: dal sodalizio della Polizia di Stato (ANPS) ai donatori di sangue di Tarvisio e Weissenfels (AFDS), con i rispettivi labari sociali; dai pompieri volontari di Camporosso (Freiwillige Feuerwehr Saifnitz) ai minatori di Cave del Predil (Associazione Minatori Raibl), con le loro eleganti uniformi; dal Museo Etnografico di Malborghetto e dal Kanaltaler Kulturverein, circolo di cultura tedesca della Valcanale, alla Zveza Slovenskih Organizacij, lega delle organizzazioni slovene di Carinzia. Tra l’altro, anche la Presidenza del Land carinziano e la Vicepresidenza regionale del Friuli Venezia Giulia hanno voluto inviare per l’occasione indirizzi di saluto e di apprezzamento. In chiesa anche il medagliere provinciale del Nastro Azzurro e la bandiera d’onore del IV Quintiere del Fogolâr Civic. Tra i notabili del Tarvisiano, presente alla celebrazione il comm. Carlo Faleschini. Un messaggio è anche pervenuto dalla locale storica dell’arte, dott.ssa Francesca Comello, mentre il gruppo alpini (ANA) di Tarvisio si è trovato costretto a declinare l’invito causa altri impegni commemorativi. In tale contesto è stata, dunque, proposta una rimembranza in forma di preghiera, nelle lingue italiana, friulana, tedesca e slovena, a cura del prof. Alberto Travain, presidente di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl, coadiuvato dai segretari linguistici prof.ssa Anna Buliani e prof. David Bizjak. Lo stesso prof. Travain ha tenuto, poi, l’orazione civile di circostanza in cui ha rimarcato culturalmente, da un lato, il peculiare senso identitario europeo di quella resistenza valligiana contro gli Ottomani, dall’altro, il suo pregnante significato storico-politico, espressione di una sfortunata libera repubblica contadina carinziana del tempo che poté ispirare anche istanze, moti e istituti civici del Friuli del Rinascimento. È seguito, infine, l’omaggio ai caduti, che una tradizione popolare vuole dorminenti nel cuore di una montagna insieme al loro capo, Mattia, pronti a muovere ancora a difesa della comunità ridestati da un profumo intenso di tigli in fiore: mentre medaglieri, bandiere e labari si disponevano per gli onori, presso l’immagine della Beata Vergine con il Bambino venivano deposti, così, una dedica recante un ramo di tiglio udinese, a ricordo delle predette comunanze storiche di sentimenti ed intenti, e una stella alpina appuntata ad un mazzo di fiori di laguna con i colori civici aquileiesi, a rappresentare l’unione morale, tra Alpi e Adriatico, di genti e terre affratellate nel cuore dell’Europa dall’antica metropoli di Aquileia. A guidare la delegazione Fogolâr Civic, accanto al presidente prof. Travain, era presente il cancelliere del sodalizio, sig.ra Jole Deana. Sono intervenuti prendendo la parola, quindi, il geom. Sergio Bertini, presidente provinciale dell’Istituto del Nastro Azzurro (“Con gratitudine, io e tutti i presenti non possiamo non decorare moralmente quegli umili eroi al valor militare e civico, assumendo l’impegno a ricordarli accanto a quanti, con pari merito, hanno ricevuto dalle Istituzioni i medesimi riconoscimenti!”), la prof.ssa Renata Capria D’Aronco, alla guida del Club Unesco di Udine (“L’iniziativa interpreta in maniera ideale e concreta la filosofia dell’Unesco, celebrando, nel moto di quei popolani, una ricerca di libertà e giustizia che, fondamento della nostra civiltà, accomuna le vicende dei nostri popoli rispondendo pienamente a quegli auspici di riavvicinamento delle culture che detta agenzia delle Nazioni Unite s’impegna a promuovere per il decennio 2013-2022!”), lo storico locale Raimondo Domenig, in rappresentanza del Museo Etnografico di Malborghetto e del Kanaltaler Kulturverein (“Di fatti lontani e che non coinvolgono nella contingenza la popolazione non si ricorda quasi nessuno. Siamo a rievocare, ad esempio, fino alla nausea la Prima Guerra Mondiale. Benissimo, ma c’è anche altro che va ricordato, come questo! La sollevazione contadina nelle regioni dell’Impero contro le signorie dominanti è il tema collegato a questa storia, che vede come muti testimoni i teschi di Coccau. Teschi di contadini, di cui non resta memoria nelle cronache delle famiglie nobili!”), il prof. David Bizjak, a nome della delegazione slovena del Fogolâr Civic (“Siamo commossi nel vedere per la prima volta questa bella chiesetta, luogo sacro della nostra storia, dove sono sepolti i nostri bravi predecessori. La battaglia storica oggi commemorata è purtroppo poco conosciuta nel nostro spazio mitteleuropeo, tanti secoli fa aquileiese. Dobbiamo darle noi un ruolo nuovo, quello che merita!“), il dott. Marjan Sturm, presidente della Zveza Slovenskih Organizacij della Carinzia (“Un incontro interessante che dimostra come Sloveni, Italiani, Austriaci e Friulani combattevano insieme per la ‘stara pravda’, la ‘vecchia giustizia’, ossia per la democratizzazione della società, che costituisce una sfida anche per il presente!”), don Tarcisio Bordignon, benemerita e popolare figura del clero udinese, giunto al 60° di sacerdozio, con prime esperienze anche nel Tarvisiano (“Provo davvero viva soddisfazione per la riscoperta di memorie così preziose e la vergogna di averle ignorate per tanti anni!”). Tutti soddisfatti. Si è trattato, dunque, di un “arrivederci”, di un “a riviodisi”, di un “auf wiedersehen”, di un “nasvidenje” all’anno venturo, “affinché – ha concluso Travain ringraziando il parroco, don Morandini, per l’accoglienza – dall’oscurità di una cripta funebre, dalla polvere di antichi archivi, dalle pagine di qualche libro di storia locale o depliant turistico, il ricordo di quegli eroi e di quella vicenda diventi ricorrenza, promemoria nei nostri calendari, anniversario di senso civico da celebrare nell’attualità!”. Ma come è nata quest’iniziativa commemorativa? Riguardo alle date del fatto storico non c’è concordanza. “Il 26 giugno 1478, sui prati di Coccau presso Tarvisio, seicento contadini e minatori di Bleiberg, abbandonati dalle autorità e dai loro stessi compatrioti, attesero a piè fermo un’armata turca forte di ventimila cavalieri che si apprestava ad attaccare la Carinzia. Furono travolti, come i Trecento delle Termopili, ed entrarono nel mito, ma sono scomparsi dalla nostra memoria di comunità crocevia d’Europa”: così esordiva nel 2011 una lettera a firma del presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” nonché del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, rivolta ai sindaci di Tarvisio e Pradamano, località, la prima, interessata dal fatto storico; la seconda, Comune friulano gemellato con la terra d’origine di non pochi tra quei resistenti. I due sodalizi in particolare si appellavano alle due Amministrazioni “affinché la memoria e il valore attuale di quel sacrificio nel tentativo di salvare una patria abbandonata a se stessa siano debitamente recuperati e riproposti alla collettività”. Sotto il campanile della chiesa-fortezza di San Nicolò di Coccau, infatti, sono conservate le spoglie di trecento caduti sul campo di quella tragedia che non solo vide i Turchi dilagare tra le valli della Carinzia dopo aver tentato di forzare invano il confine friulano-veneto e subìto da parte dei Carnici un’epica sconfitta al Cason di Lanza, ma registrò anche il naufragio di quel coraggioso esempio di repubblica popolare carinziana presieduta da Peter Wunderlich che pur lontanamente poté ispirare i moti rivoluzionari friulani del Rinascimento, approdati, dopo la celebre rivolta della “Joibe Grasse”, all’istituzione addirittura di un contro-parlamento civico inedito in Europa: la cosiddetta Contadinanza. Caso volle che il tribuno carinziano Wunderlich e il friulano Antonio Savorgnan trovassero entrambi la morte nella valle della Drava, a qualche decina d’anni e di chilometri di distanza! Nell’agosto 2012, dopo aver visitato personalmente la chiesa di Coccau, accompagnato dalla studiosa locale dott.ssa Francesca Comello, il prof. Travain si affrettò a interessare della vicenda anche il presidente provinciale udinese dell’Istituto nazionale del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, geom. Sergio Bertini, allo scopo di sviluppare a fini di promozione larghe e proficue sinergie nel mondo dell’associazionismo culturale, civile e militare. Dal canto suo il presidente Bertini espresse piena comunione d’intenti, nella prospettiva di un sempre maggiore riconoscimento del valore civile profuso nei secoli dalla gente comune sacrificatasi per il bene della collettività. Ricordando l’antica leggenda secondo la quale il capo degli umili eroi di Coccau, un certo Mattia, dormirebbe, insieme ai compagni, di un sonno profondo proprio nel cuore di una montagna, pronto a risvegliarsi al profumo intenso dei tigli in fiore per riprendere le armi a difesa del proprio popolo, il 26 giugno 2013, sotto uno splendido tiglio, ai tavoli di un locale storico del centro cittadino udinese, Fogolâr Civic e Academie dal Friûl ricordarono per la prima volta, popolarmente, nel capoluogo friulano, l’anniversario di quella battaglia. “Come alle Termopili di Grecia, a Roncisvalle sui Pirenei, a Lepanto e sotto le mura di Vienna, a Coccau si sono costruite a prezzo della vita – ebbe a dire allora il presidente Travain – la storia e l’identità europee. Fa specie che soltanto a Udine un gruppo spontaneo di cittadini ricordi ancora il valore umano, civile ed epico di quel sacrificio. Il nostro ricordo non è promozione di una cultura dello scontro e della guerra ma una legittima riproposizione del senso storico di europeità senza il quale il nostro Continente difficilmente può trovare coesione profonda”. In detta occasione anche il presidente del Club Unesco di Udine, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, manifestò pronta adesione agli intenti. Il 28 giugno 2014, al santuario di Monte Lussari, cuore delle genti d’Europa, nel centenario di quell’attentato di Sarajevo che portò alla sciagura della Grande Guerra, Fogolâr Civic e Academie dal Friûl concordarono sul proposito di un impegno diretto a ricordare in sito quella storica resistenza di popolo, anche forti della preziosa collaborazione locale fornita dalla prof.ssa Anna Buliani. Ecco allora che nel 2015 i due sodalizi, insieme al Nastro Azzurro provinciale e al Club Unesco udinese, appellandosi pur alle più ampie condivisione e partecipazione di amministratori, associazioni e cittadini della Valcanale e delle regioni contermini, hanno proposto per il 26 luglio, una delle date anniversarie indicate dalla discorde storiografia nonché ultima domenica del mese, uno spontaneo, religioso e laico, concorso popolare alla Santa Messa festiva delle ore 11.30 a San Nicolò di Coccau, concelebrata dal parroco don Giuseppe Morandini e dal cappellano del Fogolâr Civic, don Tarcisio Bordignon, con chiara intenzione di commemorare quei trecento valorosi sepolti sotto il campanile che da tanti secoli attendono un civico gesto di omaggio e di gratitudine per aver tentato a costo della vita di migliorare e difendere la propria patria al crocevia d’Europa, le proprie valli, i propri focolari, simbolo di quanti in quei lontani secoli furono vittime ed eroi di resistenza delle nostre popolazioni contro un emblematico nemico giunto da “un altri mont a puartani la fin da la nustra puora vita” fa dire Pasolini a un contadino friulano nel suo celeberrimo testo teatrale “I Turcs tal Friùl”. Tutto ciò a fini di recupero di una storia e di una coscienza comuni fondate anche su remoti eppure significativi sacrifici: non per innalzare steccati bensì per ritrovare nella memoria delle nostre terre le vere radici di un’identità europea. Un’iniziativa assolutamente liberale e spontanea che in diverse forme sin dal 2011 le organizzazioni promotrici sognano di realizzare assieme alle più varie e belle espressioni della società culturale e civile di un territorio cerniera splendida tra le genti del Friuli, della Carinzia e della Carniola, antiche sorelle nella Madre Aquileia. Per la pregnanza di significati meritano senz’alto una specifica citazione le preghiere dei fedeli elevate durante la celebrazione eucaristica. S’è iniziato con l’invocazione introduttiva in lingua italiana: “Dio dei nostri popoli affratellati dalla Madre Aquileia, a Te rivolgiamo le nostre preghiere nelle lingue più tradizionali di questo splendido crocevia d’Europa, affinché al nostro dire s’accompagni meglio l’eco di una storia che desideriamo oggi ricordare in sintesi rendendo omaggio ai valorosi popolani che, emulando inconsapevolmente gli eroi delle mitiche Termopili greche, simbolo continentale di disperata e orgogliosa difesa della patria e della comunità, 537 anni or sono, abbandonati dalle Istituzioni e dai propri compatrioti, decisero qui a Coccau di non arretrare di fronte a barbariche orde levantine che dal 1415, sei secoli fa, avevano iniziato a devastare le regioni del nostro glorioso Patriarcato aquileiese e che si sarebbero arrestate soltanto sotto le mura di Vienna davanti alle armate europee coalizzate da Marco d’Aviano”. È quindi seguita l’intenzione in lingua friulana: “Pari gloriôs, passadis a Cocau lis puartis des nestris Alps, difindudis di sempliçs eroics, compagns di chei che a son ca che a polsin sot di cheste glesie, bramôs ladrons rivâts dongje a sdrumis tal 1478 a faserin dibant la prove di slungjâ la çate sul Friûl de bande di tramontan, ma a forin fermâts de indurance cjargnele te bataie lezendarie dal Plan di Lance. Cumò che a son juste sîscent agns des primis tremendis scorsadis dal Turc in chestis nestris tieris, che a faserin tancj muarts e a puartarin dongje tante ruvine usant chel istès la int a fâ cuintri dabon cu la fuarce de disperazion, Signôr, duncje, insegninus a dâsi dongje cuintri dai mâi e dai vêrs pericui che a menacin difûr e didentri cheste civiltât nostrane culì, simpri plui sbarlufide” (Padre glorioso, superate a Coccau le porte delle nostre Alpi, difese da umili eroi quali quelli che riposano sotto questa chiesa, orde di famelici predoni tentarono invano nel 1478 di entrare in Friuli da settentrione, ma furono fermati dalla tenacia carnica nell’epica battaglia del Cason di Lanza. Seicento anni dopo le prime tremende incursioni turchesche in queste nostre plaghe, che tanti lutti e distruzioni addussero certo animando anche fiera e disperata resistenza popolare, Signore, insegnaci a fare quadrato contro i mali e i veri pericoli che insidiano da fuori e da dentro la nostra civiltà sempre più disorientata). A seguire, preghiera in lingua tedesca: “Herr, vor 537 Jahren rückte ein wilder Eroberer in Kärnten ein, erniedrigte hier in Goggau den heldenhaften Widerstand des Volkes und scheiterte den Wahn einer freien Bauernrepublik, mit Peter Wunderlich als Vorgesetztem, was auch unser naheliegendes Friaul, dessen zuständige Stellen und bürgerliche Ansprüche hätte einbeziehen können. Herr, lass dies klein-grosse Geschichte einfacher Leute, ihre Träume, die missverstandenen Hoffnungen nie erbleichen, lass sie heute noch dem gemeinsamen Wohl unserer Völker nützlich, ja musterhaft sein!” (O Signore, 537 anni or sono un crudele invasore dilagò nella Carinzia sbaragliandone qui a Coccau l’eroica resistenza popolare e affossandone l’effimera esperienza di libera repubblica contadina presieduta da Peter Wunderlich, ispirazione per più fortunati istanze e moti civici del vicino Friuli. Signore, fa’ che questa piccola grande storia di umili eroi, di sogni e speranze ancorché calpestati non sia davvero mai dimenticata e possa essere sempre utile al presente, al bene comune delle nostre genti). Infine, l’invocazione in lingua slovena: “Bog naših prednikov, Alpske Termopile, kot lahko imenujemo Kokovo, so slovenskemu ljudstvu podarile junaškega Leonidasa z imenom Matjaž, ki po legendi dremlje pod goro, a se utegne ob močnem vonju cvetoče lipe vsak čas predramiti ter stopiti v bran svojemu ljudstvu. O, Gospod, stori, da se bo v pravem trenutku v slehernem izmed nas prebudil Matjaž, ki bo deloval v dobro svoje skupnosti in vsakega njenega člana” (Dio dei nostri antenati, queste “Termopili alpine” di Coccau hanno donato alle genti slovene un eroico Leonida di nome Mattia che leggenda vuole dormiente nel cuore di una montagna, pronto a risvegliarsi al profumo intenso dei tigli in fiore per muovere a difesa del proprio popolo. O Signore, fa’ che in ognuno di noi vi sia sempre un Mattia pronto a risvegliarsi al momento giusto per il bene della comunità e di ogni suo componente). Particolarmente toccante la preghiera o voto del Fogolâr Civic ai caduti per la patria nell’Europa aquileiese, in quella lingua friulana erede diretta del latino popolare dell’antica grande capitale alpino-adriatica, preghiera dedicata “Agli umili eroi delle nostre Termopili alpine! / Pai sempliçs eroics des Termopilis alpinis nostranis! / An die einfachen Leute, die Verteidiger unserer Alpenthermopylen! / Za preproste junake naših alpskih Termopil!”: “Lum nestre di vite, fâs che tes venis de nestre memorie mai no si sfanti il ricuart di chel sanc nocent e gloriôs spandût jù pai secui in tantis Termopilis su cheste crosere antighe di Europe che e ten par sô mari Aquilee regjine, nobil umôr tornât indaûr a Mediterani e Mâr Neri, grim de sô liende prime, dutune cun aghis che a smontin rampidis dai crets vuardiâts des stelis alpinis” (Nostro lume vitale, fa’ che nelle vene della nostra memoria non debba svanire il ricordo del sangue innocente e glorioso versato nei secoli in tante Termopili su questo antico crocevia d’Europa che vuole Aquileia regina per madre, nobile linfa restituita al Mediterraneo e al Mar Nero, grembo del suo primo epos, insieme alle acque che scendono limpide da rocce guardate dalle stelle alpine). Sempre in friulano, infine, la dedicatoria del ramo di tiglio udinese alla memoria dei caduti: “Chestis fueis ca a vegnin dai teis implantâts a Udin par ricuardâ lis tradizions di autonomie e di democrazie dai borcs de citât che a son stâts colone de rivoluzion civiche furlane de Rinassince cun Toni Savorgnan, vignude daûr di chê popolâr carintiane guidade di Peter Wunderlich chê scjafoiade dal Turc sui prâts ve culì di Cocau. Ai fradis che a son che a polsin sot di cheste glesie, muarts par vê cirût di salvâ la patrie e la libertât. Che il Signôr ju vedi in glorie!” (Queste foglie provengono dai tigli piantumati a Udine nel ricordo delle tradizioni di autonomia e di democrazia dei borghi della città che furono colonna, con Antonio Savorgnan, della rivoluzione civica friulana del Rinascimento, seguita a quella popolare carinziana guidata da Peter Wunderlich soffocata dai Turchi su questi stessi prati di Coccau. Ai fratelli che riposano sotto questa chiesa, morti per aver tentato di salvare la patria e la libertà. Dio li abbia in gloria!). Un ramo di tiglio per affratellare i popoli contermini nel ricordo delle comuni battaglie civiche del Rinascimento!

Precedente JULY, SUNDAY 26TH, 2015 Successivo DOMENIE AI 26 DI LUI 2015