EuroAquileienses 03.04.2022/II (it)

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 3 aprile 2022

IL CASTELLO DI BRAZZACCO TRIBUNA CIVICA DI UN FRIULI INQUIETO CHE RICORDA I SAVORGNAN

In occasione della festa nazionale friulana del 3 aprile, il presidente di Fogolâr Civic e Academie, prof. Travain, invitato a parlare dagli spalti di una delle rocche della signoria di cui si commemorano gli undici secoli del predicato: “Tiranni ed eroi popolari, ancor oggi i Savorgnan uniscono e dividono, sia nella cultura che nella politica del Friuli!”.

Ha parlato dalle mura di Castel Savorgnan di Brazzà, il prof. Alberto Travain, presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, invitato dal proprietario ed illustre sodale arch. Roberto Pirzio-Biroli, domenica 3 aprile 2022, in occasione della festa nazionale friulana. Ed è stato un grande successo di popolo. Titolo dell’allocuzione dell’apprezzato “tribuno” culturale udinese: “’Spiritus rebellis’: il Friuli dei Savorgnan, tiranni ed eroi del popolo friulano, tra storia, mito ed attualità, nell’XI centenario”. Apparentemente una provocazione – ha detto il relatore – proprio nel giorno commemorativo di quella repubblica feudale friulana, la cosiddetta Patria del Friuli, che i Savorgnan udinesi detti “dello Scaglione” avrebbero tradito rifiutando essa il loro predominio. Un’occasione ghiotta per ricostruire, senza veli e dogmi, la vicenda di una monarchia ecclesiastica, sul piano politico, precocemente tramutata, armi in pugno, in una repubblica, ancorché oligarchica, sotto le insegne del Patriarcato di Aquileia, ed assoggettata successivamente, sotto la Repubblica di Venezia, anche qui “armata manu”, ad eccezionale processo democratico. Sviluppi che, come ha rimarcato Travain, videro, in tempi e modi diversi, i Savorgnan sempre in prima fila ovvero assoluti protagonisti: dal duecentesco ribelle Rodolfo, commemorato dal figlio Alberto nella preziosa iscrizione custodita nel castello di Brazzacco, sino al cinquecentesco amatissimo ed odiato Antonio, il Che Guevara friulano”, definito così, non propriamente a torto, dal prof. Detalmo Pirzio-Biroli, padre dell’arch. Roberto ed anima appassionata della riscoperta delle gesta dei vari rami del casato.

Storia e leggenda di grandi tiranni ed eroi popolari anche oltre il Friuliha sottolineato il relatore –, sintetizzata e profetizzata dalla suggestione di un mito dell’origine familiare dalla dinastia degli imperatori Severi, che concessero la cittadinanza a tutti i sudditi dell’Impero romano, tramutando un mondo in una patria comune, concetto ricordato anche dall’enorme Tricolore Civico internazionale fogolarista, opera della compianta decana sociale sig.ra Mirella Valzacchi, spiegato sulla scala della locale cappella gentilizia di San Leonardo, patrono di liberazione. E singolare liberatore degli schiavi africani fu certamente l’otto-novecentesco esploratore Pietro, che giovanissimo si inginocchiava, mentre mirabile affrancatrice, all’epoca, della condizione femminile friulana e non solamente, nonché promotrice della messa al bando della pena di morte, fu una geniale Savorgnan acquisita: l’americana “sudista” Cora Slocomb, il cui vulcanico ed innovativo spirito ancora aleggia in quel castello del Friuli. “I Savorgnan ancor oggi uniscono e ancora dividono!” ha detto Travain: “ll loro ricordo o di alcuni di loro può offrirsi ancor oggi, mutatis mutandis, persino come un grande programma politico di rivendicazione del controllo popolare sul governo della cosa pubblica, incarnato a Udine dalla tradizione dell’insuperata assemblea dell’Arengo, parlamento civico partecipativo addirittura sperimentalmente autoriconvocatosi nel 2015, nonché dall’idea, in questo nostro Friuli Venezia Giulia, erede di tutte le migliori esperienze delle nostre genti, di una qualche forma di contro-Consiglio regionale o tribunato della plebe moderno quale fu la democratica Contadinanza che l’indimenticato Antonio Savorgnan oppose alle ‘caste’ del celebrato Parlamento friulano, quando alla ‘Patria’ degli amministratori contrappose quella degli amministrati!”. Suggestioni chiaramente non prive di attualità, concretezza e fascino, come si è notato anche dai positivi informali riscontri dati dal pubblico raccolto nella corte della rocca di Brazzacco.

Altre suggestioni Travain ha suscitato sul tema valoriale dei grandi affetti che il grande studioso inglese Cecil Clough, docente all’Università di Liverpool, nel 1985, associò inscindibilmente proprio alla saga dei Savorgnan, segnalando la natura autobiografica della tragedia letteraria scritta dal loro consanguineo Luigi Da Porto, alla base del celeberrimo capolavoro shakesperiano “Romeo and Juliet” le cui fazioni originarie, ad impedire il coronamento dell’amore tra i due giovani protagonisti, caso vuole, siano incredibilmente richiamate – secondo il professore udinese – nella stessa pala d’altare della cappella del locale Castel Savorgnan di Brazzà. Dopo aver, insomma, tenuto a battesimo un’affascinante nuova destinazione del cammino di ronda del maniero morenico degli antichi Savorgnan “di Cergneu”, divenuto oltretutto, ora, così, coinvolgente “tribuna” civica culturale contemporanea, il presidente fogolarista ha anche annunciato che prossimamente, nella cornice delle correnti celebrazioni sociali spontanee dell’undicesimo centenario della più antica notizia del castello e della signoria Savorgnan, avviate già nei mesi scorsi in Piazza Venerio a Udine, alla Motta di Savorgnano ed alle prese di Zompitta, momento pregnante saranno senz’altro le rimembranze previste nella piccola località di Colmalisio, sempre in quel di Brazzacco, “ignara ed obliata culla dei potentissimi Savorgnan udinesi, che dell’insegna dello Scaglione Nero – friulanamente ‘la sclese nere’, noto simbolo del capoluogo e ancor più della sua rappresentativa calcistica – seppero fare forse la prima veramente popolare bandiera dei friulani”. Al termine dell’allocuzione, suggestivamente conclusa con il grido di battaglia “Savorgnan!” dell’antica fazione popolare friulana degli “Zamberlani”, il prof. Travain, additato dall’arch. Pirzio-Biroli come vero studioso e intellettuale del Friuli capace di trasmettere al popolo contemporaneo le più intramontabili e virtuose passioni civili del passato, è stato salutato da fragoroso applauso, paga di un trentennio di liberale impegno sulle barricate del più irriducibile e visionario civismo culturale della Piccola Patria. Ad accompagnare il presidente prof. Travain, in delegazione ufficiale, la vicaria fogolarista prof.ssa Renata Capria D’Aronco ed i consiglieri sociali maestra Manuela Bondio e sig. Eugenio Pidutti.

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