EuroAquileienses 05.03.2022/I (it)

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 5 marzo 2022

PASOLINI CENTENARIO RICORDATO A PORTA GEMONA, DOVE UDINE SCONFISSE “I TURCS”

Iniziativa di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl in memoria del grande intellettuale che additò ai friulani l’orgoglio di una storia e di un’epica dei semplici. Posata targa commemorativa fuori Porta Gemona, che vide le orde ottomane scacciate, nel 1477, da eroica sortita dei cittadini in armi. Il presidente prof. Travain: “Episodio locale significativo di una comune vicenda europea che, in Italia si visse in termini particolarmente acri nel Friuli ed in Puglia, ma che, se si vuole, va dalle Termopili a Roncisvalle, da Poitiers a Lepanto e all’assedio di Vienna. Qui rifulse lo spirito tutto friulano di un ‘di bessôi’ ma insieme, di un popolo in pratica lasciato solo e titanicamente perciò autodeterminato di fronte alle tragedie della Storia!”. La prof.ssa Capria D’Aronco: “Da Pasolini la grande lezione dell’attenzione agli ultimi!”. L’arch. Vacchiano: “Nel messaggio proposto, eccezionali spessore ed attualità!”. Spiegato enorme Tricolore civico friulano ed europeo in segno di rinnovata comunanza storica di base.

Una dedica in friulano: O ricuardìn il nestri grant Pasulin cu la sô preiere di un Friûl disperât in balie dal Turc invasôr di une volte. Lu fasìn tal puest là che chei di Udin, sot Martin Vincent, a strucjarin il nemì alì de glesie di Sant Cuirin fûr de Puarte di Glemone tal 1477”. Una versione in inglese: “We remember the great our Pasolini with his prayer of a desperate Friuli at the mercy of the invading Turks of the past. We do it in the place where the citizens of Udine, led by Martino Vincenti, broke the enemy at the church of Saint Quirinus outside Gemona Gate in 1477”. E poi la disarmante, altissima, umanissima preghiera del quattrocentesco contadino casarsese Pauli Colùs”, personaggio chiave del dramma “I Turcs tal Friùl”, scritto da un Pier Paolo Pasolini ventiduenne, nel 1944. E quel “Pauli” – a differenza del fratello “Meni”, che, di fronte all’incombere della mortale minaccia turca, decide di combattere – si appella al Cielo, non senza redarguirlo per la percepita sua lontananza dalle sofferenze dell’Umanità, per cui si affida, ultima speranza, alla protezione della Madonna: “Crist, pietàt dal nustri paìs. No par fani pì siors di chel ch’i sin. No par dani ploja. No par dani soreli. Patì cialt e frèit e dutis li tempiestis dal sèil, al è il nustri distìn. Lu savìn. Quantis mai voltis ta chista nustra Glisiuta di Santa Cròus i vin ciantàt li litanis, parsè che Tu ti vedis pietàt da la nustra ciera! Vuèi i si ‘necuarzìn di vèj preàt par nuja: vuèi i si ‘necuarzìn che Tu ti sos massa pì in alt da la nustra ploja e dal nustri soreli e dai nustris afàns. Vuèi a è la muart ch’a ni speta cà intor. Cà intor, Crist, dulà ch’i sin stas tant vifs da crodi di stà vifs in eterno e che in eterno tu ti ves di dàighi ploja ai nustris ciamps, e salùt ai nustris puòrs cuarps. Ma di-n-dulà vènia che muart? Cui àia clamàt che zent di un altri mont a puartani la fin da la nustra puora vita, sensa pretesis, sensa idèai, sensa ‘na gota di ambiziòn? Ucà, a si stava, Crist, cu ‘l nustri ciar, cu la nustra sapa, cu ‘l nustri colt, cu la nustra Glisiuta… Èsia pussibul che dut chistu al vedi di finì? Se miracul èisa, chistu, Signòur, che tu ti vedis di vivi enciamò, quant che dut cà intor che adès al è vif, coma che s’al ves di stà vif par sempri, al sarà distrùt, sparìt, dismintiàt? E tu Verzin Beada? Sint se bon odòur ch’al sofla dal nustri paìs… Odòur di fen e di èrbis bagnadis, odòur di fogolàrs, odòur ch’i sintivi di fantassìn tornant dal ciamp. Tu, almancul Tu, ch’i ti vedis pietàt di nu, ch’i ti fermis il Turc”. Questi i contenuti della piccola targa che il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e il Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” hanno voluto dedicare al centenario della nascita del grande intellettuale italiano e friulano Pier Paolo Pasolini, nato a Bologna il 5 marzo 1922, da madre di Casarsa della Delizia, e divenuto profeta scomodo ed eccelso delle sventure culturali e sociali cui sarebbe andato incontro l’arcaico mondo della provincia, con i suoi valori, di fronte all’avanzarsi di capitalismo e consumismo sfrenati. “Come è noto, Pasolini, a differenza di quanto avviene oggi, non incoronò la banalità ma riconobbe, invece, l’epicità degli umili, delle loro vicende, dei loro volti. In tal senso va letto il suo pregnante auspicio ‘A vegnarà ben il di che il Friul al si inecuarzarà di vei na storia, un passat, na tradision!’: per lui quella storia doveva essere leggenda eroica di gente semplice. Ne ‘I Turcs tal Friùl’, il miglior testo in friulano scritto dall’autore, come affermava lui stesso in una lettera al prof. Gianfranco D’Aronco del 1945, il Nostro additava il momento tragico delle incursioni turchesche in Friuli implicitamente come dato storico in cui i friulani si trovarono soli di fronte a nemico incombente e dovettero decidere il da farsi: sfuggire, combattere, pregare. Ecco allora che cortine e chiese furono i bastioni di una resistenza e di una resilienza che forgiò lo spirito del friulano moderno. Un ‘di bessôi’ ma insieme, disperato ed orgoglioso, non senza sconfitte, ma capace di vittoria. Per commemorare, dunque, un Pasolini, che ci ha invitati a recuperare l’orgoglio dell’eroismo dei semplici – ‘Viva il coragiu, el dolòur / e la nothentha dei puarèth!’ scriveva nel suo ‘El testament Coràn’ – e il ricordo di quel momento particolare che fu l’aggressione ottomana, memoria identitaria accomunante di livello europeo, abbiamo scelto il luogo in cui gli Udinesi, i cittadini in armi, affrontarono e fugarono i Turchi, nel 1477, grazie all’ardimento del capo sentinella di Porta Gemona, Martino Vincenti, che con soli dodici uomini tentò vittoriosa sortita impedendo al nemico l’incendio della chiesa di San Quirino, fuori le mura. Fu significativo episodio locale di una comune vicenda europea che, se si vuole, lega le Termopili a Roncisvalle e Poitiers a Lepanto e Vienna, nella narrazione di un continente fieramente e capillarmente opposto all’invasione mossa da aggressive potenze ‘levantine’…”. Così, nel suo accorato discorso, il prof. Alberto Travain, presidente dei due sodalizi suddetti. E proprio sull’argine della Roggia di Udine, in Viale Volontari della Libertà, all’inizio della ciclabile-passeggiata verso Piazzale Osoppo, zona “Sant Cuirin Vieri” come definita dal professore, le delegazioni sociali hanno posato la loro targa, spiegando anche il grande Tricolore civista friulano ed europeo, lungo dieci metri, opera della compianta decana, sig.ra Mirella Valzacchi, “in segno di condivisione locale e continentale di una capillare comune memoria di resistenza e resilienza di popolo”. Dopo la lettura della preghiera e la pregnante orazione svolte dal leader, ha preso la parola la vicaria sociale, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, che oltre a ringraziare, a nome dei sodali, l’attivo presidente per la pregnanza di significati dell’iniziativa, ha anche rimembrato, memorie d’infanzia, le familiari frequentazioni di Pasolini in Casa D’Aronco, presso lo zio prof. Gianfranco summenzionato, in Via Cernazai, nel Borgo Poscolle, dove, da bimba, ebbe ad abitare, sottolineando il dato fondante dell’attenzione agli ultimi nella lezione culturale e civile espressa dal grande intellettuale nato cento anni or sono. È intervenuto, poi, l’arch. Giuseppe Vacchiano, presidente della Pro Loco di Città “Borgo Sole Udineovest” APS, realtà con la quale Fogolâr Civic e Academie dal Friûl si propongono di rilanciare una coscienza storica identitaria civile degli antichi “borghi” superiori di Udine, il quale ha tenuto a rimarcare lo spessore e l’attualità estrema delle tematiche mobilitate dal riferimento pasoliniano. Presenti anche le caposezione fogolariste sig.ra Paola Brochetta e sig.ra Marisa Celotti oltre ai consiglieri maestra Manuela Bondio, sig.ra Rosa Masiero, sig. Eugenio Pidutti, sig.ra Paola Taglialegne e giornalista Laura Zanelli. Pervenuto indirizzo di saluto dall’Assessore all’Istruzione del Comune di Udine, prof.ssa Elisabetta Marioni.

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