EuroAquileienses 05.06.2022/II (en)

FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 5 June 2022

ALLA CROCE DI BERTRANDO CONSEGNATI I VESSILLI ALLE MODERNE SCOLTE FOGOLARISTE

Il Fogolâr Civic si rinnova a Bonavilla con il solenne conferimento delle bandiere sezionali dell’organizzazione che si prefigge di presidiare i beni culturali e ambientali di Udine e del Friuli liberamente ispirandosi alle tradizioni della difesa locale ai tempi del Patriarcato. Il presidente prof. Travain: “Chi vede in tutto questo del semplice folclore non ha capito nulla!”.

A fare da prologo quest’anno alle civiche rimembranze spontanee del Patrono laico udinese, il patriarca-principe aquileiese Bertrando di Saint Geniès (12601350), padre della patria locale, regionale e transfrontaliera, domenica 5 giugno 2022, presso l’antica Croce di Bonavilla (Martignacco), cimelio del mito popolare del grande presule-monarca medievale, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, ha riconsegnato, calante lo stato di emergenza Covid, le bandiere dei “quintieri” fogolaristi di Udine ai rinnovati capisezione. Luogo peculiare quello prescelto per la ripartenza dell’attività sociale di osservatorio e presidio dei beni culturali e ambientali e della qualità della vita nella cosiddetta “capitale” friulana, rivisitata milizia urbana ideale volontaria, certo ispirata vagamente alla memoria della difesa popolare cittadina proprio dell’epoca di Bertrando, che tanto tenne a tutelare il territorio dalle minacce di chicchessia: vi si accalcano, infatti, mille ricordi e leggende connessi all’epica figura di quel patriarca, ricordi e leggende rivitalizzati, nel 1999, dallo stesso Travain insieme alla suddetta Academie dal Friûl e ad una vasta adesione locale, sociale ed istituzionale, base di una grande manifestazione storica, che fu anche preludio della successiva intitolazione al Beato Bertrando dell’omonimo parco ivi istituito. Un luogo magico, quello di “Cjasemate” – così, in friulano, Bonavilla – in cui lo spirito del vecchio principe, paladino degli oppressi ed infine vittima di una congiura di potenti, ancora aleggia trasfigurato nella bellezza del territorio. Irriducibili, un po’ come il loro eroe, ogni anno, a fine anno, Fogolâr Civic e Academie dal Friûl omaggiano quel sacro simbolo, come a rinnovare la loro fedeltà nelle battaglie d’oggi, soprattutto in una Udine democratica, anticamente ostile ai tiranni del Friuli, che non può non vedere davvero in Bertrando una matrice morale pregnante. Ecco, allora, il prof. Travain conferire le insegne del quintiere urbano di Mercatovecchio e di quello regionale di Cividale alla caposezione e decana sociale maestra Manuela Bondio; quelle del quintiere fogolarista udinese e friulano di Aquileia alla sig.ra Marisa Celotti, intendente e gonfaloniera storica del Movimento; quelle del quintiere di Mercatonuovo e frazioni annesse oltreché del Friuli Centrale alla sig.ra Anna Rosa Caeran, rimanendo comunque alfiere onorario la sig.ra Milvia Cuttini; e ancora: le insegne del quintiere di Gemona a Udine e dell’Alto Friuli alla sig.ra Rosa Masiero, consigliera e vicaria rionale, mentre quelle del quintiere cittadino di Grazzano D’Aronco e del Friuli Occidentale sono state consegnate alla caposezione prof.ssa Renata Capria D’Aronco, accompagnata dalla consigliera maestra Laura Zanelli. Lo stendardo storico rosso del Fogolâr Civic è stato affidato all’alfiere generale e decano sociale sig. Eugenio Pidutti. Qualificato testimone del particolare momento è stato l’arch. Roberto Pirzio-Biroli, rappresentante di Casa Savorgnan, a celebrazione degli undici secoli della più potente signoria friulana che fu braccio politico e militare del Patriarca Bertrando. “Folclore – nel senso di richiamo a un passato morto e sepolto – oppure una semplice scampagnata? Chi non sa leggere l’importanza dei simboli pur nella stessa società dell’immagine, non sa capire il senso e l’esigenza immateriali dell’Uomo. I friulani oggi sono un popolo debole – ha concluso Travain – anche perché raramente negli ultimi secoli si sono trovati a coltivare simboli davvero propri ossia non imposti direttamente o indirettamente dagli Stati che si sono impadroniti delle loro terre. Ora, certo, la bandiera friulana comincia ad unire il popolo. La speranza è che non diventi una banalità ossia che non perda di motivazione e di significato questo ostentare le nostre aquile. Una bandiera carica di passioni, di speranze vive, di rivendicazioni civili e sociali, può essere davvero ancora potentissimo strumento di coesione e di mobilitazione. Sono i contenuti che fanno le bandiere. Più i contenuti sono vissuti, sentiti, approvati, meno le bandiere si riducono a orpelli se non a stracci insignificanti e quando va bene a memoria antiquaria!”. Per la cronaca, le cinque bandiere fogolariste, ideate dal prof. Travain e realizzate dieci anni or sono, nel 2012 dalla generosa sodale maestra Rosalba Meneghini, uniscono simboli e colori udinesi e friulani, richiamo alle cinque circoscrizioni della Udine del Patriarca Bertrando e alle altrettante del Friuli dell’epoca, in un’ideale sintesi di memorie civiste e combattentistiche raccordante la storia della regione e caratterizzante il suo orgoglio popolare. Furono benedette e consegnate alle sezioni nella cappella forense udinese di San Giacomo il 29 dicembre di dieci anni or sono. A distinguerle i colori bianco della fascia araldica cividalese d’argento, per il quintiere di Udine-Mercatovecchio e Friuli Orientale; il giallo dell’aquila d’oro aquileiese, per il quintiere udinese e friulano di Aquileia; il nero dello scaglione di Udine, per il quintiere di Udine-Mercatonuovo e Friuli Centrale; l’azzurro dell’antico blasone gemonese per il quintiere di Gemona a Udine e Alto Friuli; il rosso, infine, della fascia dello stemma concordiese, per il quintiere di Grazzano e Friuli Occidentale. “Volevamo far corrispondere ed affratellare uno spicchio di Udine e uno del Friuli, per concretizzare una corrispondenza ideale e non solamente tra città e territorio. Insomma, una ‘Capitâl dal Friûl” non solo a chiacchiere! Vedremo…”.

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