EuroAquileienses 05.06.2022/III (fur)

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 5 Jugn 2022

A SAN GOTTARDO BERTRANDO TRIONFÒ SULLA MALAVITA OPPURE SUI RIBELLI AD UN ORDINE INGIUSTO?

Incontro rievocativo di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl attorno alle memorie della più eclatante azione di polizia personalmente condotta dal patriarca di Aquileia che Udine celebra come Patrono Civile. Il presidente prof. Travain: “Chissà se da fu sloggiato anche qualche Robin Hood friulano. Banditi e briganti qui erano snodo di un’eversione che un Friuli ordinato e forte non poteva certo tollerare! Un esempio concreto per l’attualità di uno Stato che appare piuttosto miope ed inefficace su questi temi!”.

Da come lo si è raccontato per secoli, effettivamente quel fatto dovette costituire una via di mezzo tra la processione e la grande retata: fu certamente la più grande azione di polizia cui personalmente intervenne lo stesso Capo dello Stato dell’epoca, il patriarca medievale aquileiese Bertrando. Infatti, le selve di San Gottardo, all’incrocio tra due assi viari d’importanza eccezionale, tra Aquileia ed il Nord, tra Cividale e Occidente, non erano soltanto, nel primo Trecento, un recondito albergo di eremiti ma anche un nido di banditi e briganti, delinquenti comuni o rifugiati politici, con una qualche rete di appoggi tra le classi dirigenti feudali…”. Così, il prof. Alberto Travain, presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, ha introdotto, per la prima volta, domenica 5 giugno 2022, la commemorazione sociale dei fatti di San Gottardo, alle porte di Udine, e ciò a ridosso della ricorrenza dell’assassinio dell’energico anziano principe di Aquileia che, nel 1335, volle liberare le strade e i commerci dall’incombere della malavita, anche appoggiata da connivenze altolocate nell’ambito dello Stato patriarcale friulano. Sorse così la chiesa di San Gottardo, vescovo tedesco difensore del popolo dai soprusi dei prepotenti cui il patriarca locale intitolò il preesistente oratorio in rovina: monumento silente alla legalità ovvero a quell’ordine che il pastore-principe Bertrando desiderava garantire ed imporre al suo popolo e ai suoi notabili. “È naturale e doveroso che ci si chieda se in mezzo a quei masnadieri che Bertrando scacciò vi fossero dei Robin Hood oppure qualche Spartaco, ostili alla tirannide e alle ingiustizie del sistema dell’epoca. Forse sì. Vero è che anche certo nel caso del brigantaggio nell’ex Regno delle Due Sicilie, divenuto a forza italiano, tra i banditi militavano anche fior di patrioti delle genti del Sud, che mal digerivano l’Italia sabauda. Impariamo ogni giorno, anche di questi tempi, come la legalità non corrisponda sempre a principi di giustizia accettabili. L’angolazione che vorrei scegliere per ricordare, però, oggi, quei fatti alla periferia di Udine è soprattutto il tratto della mobilitazione di autorità e popolo contro l’eversione ai danni di un bene comune intaccato nella sua sicurezza. I cittadini udinesi in armi seguirono, scortarono, il loro principe sul territorio. Di lui si fidavano evidentemente. Potevano capire che era convinto di andare fino in fondo per il bene del suo popolo e per amore, certo, di libertà, sicurezza e giustizia. Una grande operazione di ‘sicurezza partecipata’ quella di San Gottardo: Bertrando si mosse personalmente con i suoi udinesi, non semplicemente con mercenari pagati allo scopo e sotto la guida del suo maresciallo. Una ‘sicurezza partecipata’ da riconsiderare, anche in una lotta alla malavita, locale e forestiera, su cui si è buttata molta acqua sul fuoco, spegnendo il furore sempre più indignato del Friuli più libero e onesto, mai prono alla schiavitù di mafie e omertà. San Gottardo ci interroga, silente, tra gli ultimi suoi alberi, remota evocazione della selva in cui sicuramente, tanto tempo fa, due mondi, due mentalità, due scale valoriali e due condizioni umane si scontrarono e ancora si scontrano idealmente, interpellando eternamente il presente!”. Complesso il discorso di Travain come molto complessa la vicenda umana e le chiavi di lettura cui essa richiama: “Qui si scontrano i cliché di un Bertrando ‘Sceriffo di Nottingham’ e ‘Prefetto di Ferro’, il giustiziere tirannico contro l’incorruttibile garante di legalità: sceglieremo il secondo, senza mai scordare, però, la tacita narrazione potenziale di una saga diversa, di un non detto, di un non tramandato, dietro cui anche potrebbe celarsi l’umile eroismo dei semplici costretti ai margini della società. Sceglieremo Bertrando non come tutore di una legge magari non migliore dell’iniquità, ma come campione di bene comune, di un consorzio umano attento a derelitti e afflitti dall’ingiustizia e dalla prepotenza quale quello che ‘virga ferrea’ il gran patriarca cercava di prediligere o forgiare. A San Gottardo alberga un Bertrando che richiama anche la chiacchiera friulanista a confrontarsi con i grandi temi del buon governo e del buon Paese, evadendo dalle angustie di una mera istanza di tutela linguistico-identitaria della Friulanità. A San Gottardo alberga un Bertrando che non dà quartiere alla banalità lineare, agiografica, benpensante e ‘massepassude’, di certe sue commemorazioni. Vi alberga un Bertrando che radica il suo mito nella concretezza di un patto di fiducia e mutuo soccorso tra cittadini e autorità preposte a garanzia del civile consorzio. Vi è un Bertrando che interviene personalmente dove quel civile consorzio è minato. Vi è un Bertrando che mobilita i suoi cittadini, non che ne teme la mobilitazione smascherane l’inefficienza. Vi è davvero un Bertrando che parla all’oggi, che dà delle risposte, certo controverse, certo perfettibili, ma che si muove per risanare un tessuto socioterritoriale ostile ad armonia condivisa. Se ne tragga lezione!”. Schierate le insegne dei quintieri fogolaristi udinesi, rette dai rispettivi capisezione maestra Manuela Bondio, sig.ra Marisa Celotti, sig.ra Anna Rosa Caeran, sig.ra Rosa Masiero in qualità di vicaria e la prof.ssa Renata Capria D’Aronco. Qualificata anche la presenza dei sodali e collaboratori arch. Roberto Pirzio-Biroli e giornalista Laura Zanelli.

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