Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 5 Lui 2022
LISBONA, ANTICO CONFINE DI UDINE, LASCIATO… ALLA LIBERA FANTASIA?
Fogolâr Civic e Academie dal Friûl richiamano il Comune della cosiddetta “Capitâl dal Friûl” a prendersi cura di un obliato angolo del suo territorio, in Baldasseria, che nella Storia senz’altro rifulse di non usuale notorietà. Lettera all’Amministrazione dalla sezione fogolarista del quintiere di Borgo Aquileia.
“Cemût che il Comun nol invalorìs il lûc de Lisbone in Baldassarie fûr Puarte Aquilee”: questo l’oggetto di una missiva, integralmente in lingua friulana, come ammesso per legge, che il 16 giugno 2022, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, e la caposezione del “quintiere” rionale fogolarista udinese di Borgo Aquileia, sig. Marisa Celotti, hanno indirizzato agli uffici del Sindaco e degli Assessori comunali alla Cultura, all’Istruzione e ai Lavori Pubblici, per raccomandare tutela adeguata e valorizzazione di uno dei siti culturalmente più significativi della periferia storica sudorientale del capoluogo del Friuli. Chissà se avrà mai risposta. Eccone il testo. “Sorestants, tal 2009 si jere cun pre Tarcîs, plevan des Baldassariis, là che e à di sei stade la crosere dal Cervel, confin antîc dal Comun, indulà che lis viis Lavarian e Lauçà a van dentri te strade di Baldassarie Basse, tal lûc de Lisbone, che si à ricuardât alì co Udin e il Friûl a àn salvade Vignesie di dute Europe vignude al assalt. Al è un puest, chel là jù, di secui di storie di fats impuartants. No saressial il câs di valorizâlu di plui, che lu àn za lassât, il Comun di Udin e lis leçs che a son, che lu sassinassin ben plui che avonde? Ni un tabel ni nuie di comunâl che al sovegni il ricuart di grancj câs di storie che chel cjanton di perifarie al à viodût tal timps! Ma cemût si fasial? Un pôc di amôr propri di cheste citât no mighe nol vuaste! Ancje propit lis scuelis a fasaressin ben a interessâsi di chei lûcs alì e a interessâ i lôr arlêfs , che a son puescj taiâts fûr e purpûr struc di storiis che a son part de storie internazionâl. Un tant si bat, nome che a bon fin.”. Insomma, “Lisbona” o, più anticamente, “Croce” o “Crocevia del Cervello”, confine medievale del Comune di Udine al confluire delle vie Lauzacco e Lavariano su Via Baldasseria Bassa: un luogo in cui, nel 2009, con significativa partecipazione di popolo, mobilitata dall’ineguagliabile don Tarcisio Bordignon, “scomodo” parroco di San Pio X, Fogolâr Civic e Academie dal Friûl hanno potuto riproporre le gesta degli avi che, lì, cinquecento anni prima, davvero tennero testa alla Lega di Cambrai contro la Repubblica di Venezia, quando l’intera Europa, invidiosa, congiurò contro la Serenissima, ed obbligarono l’armata nemica a ripiegare in altra direzione. Un luogo che vide Napoleone in visita e che accolse la resa della città in rivolta contro l’Impero d’Austria. “Un luogo del genere può essere lasciato urbanisticamente, architettonicamente, esteticamente, culturalmente, alla mercé, in pratica, dello spontaneo buonsenso o capriccio di quattro privati?” si chiede il leader dei fogolaristi udinesi. “Ciò avviene di fatto o di questo almeno si ha percezione osservando quel borgo, oggi, con una qualche cognizione di causa! Gli ultimi decenni hanno visto, da un lato, iniziative onorevoli di rispetto e richiamo alle memorie storiche della località; dall’altro, improbabili costruzioni volte a oscurare una lettura accettabile dell’insediamento originario. Il tutto, in ogni caso, ad evidenziare che le Istituzioni preposte, a tutti i livelli, alla salvaguardia dei beni culturali e ambientali del territorio non hanno, per varie ragioni, efficacemente svolto la funzione dovuta. Esempio, quindi, di latitanza, d’inefficienza o di deficienza istituzionale che certamente non alimenta stima e fiducia del cittadino nei confronti delle Amministrazioni pubbliche. Ovvio che le carenze delle Istituzioni non sollevano i privati, ad esempio, da specifica responsabilità culturale ed estetica, per cui i proprietari non si considerino affatto liberi moralmente di agire in un paesaggio naturale ed antropico che appartiene all’intero consorzio civile, tra l’altro non solo in senso sincronico ma anche diacronico: questo territorio noi lo abbiamo in custodia per le generazioni future, non per ogni stupido nostro vezzo!”. Ora il Fogolâr Civic ha riavviato una rete di civiche scolte, anticamente “vuaitis”, costituita da volontariato popolare e idealmente esemplata sugli antichi quintieri della difesa urbana, allo scopo preciso di presidiare, per quanto possibile, segnatamente, per l’appunto, il locale patrimonio culturale e ambientale. “La vera difesa della comunità – ha detto Travain – sta nella tutela della memoria del territorio condiviso e assunto in collettiva custodia!”.