EuroAquileienses 06.05.2022/I (en)

FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 6 Mai 2022

(RI)COSTRUIRE ORA L’ANIMA CHE ABBIAMO PERSO!”: RICORDARE DA CITTADINI IL “TARAMOT” FRIULANO DEL ‘76

Fogolâr Civic e Academie dal Friûl hanno commemorato, a Udine, a “Madone di Gracie”, il 46° anniversario del sisma friulano del 1976. Il presidente prof. Travain: “Onoriamo l’Umanità eroica afflitta dal baratro dell’ignoto!”.

Venerdì 6 maggio 2022, una delegazione del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” ha reso spontaneo omaggio, a Udine, presso il santuario della Beata Vergine delle Grazie, a quello che il presidente sociale prof. Alberto Travain ha definito “sacrari udinês dal Taramot dal Friûl”, mausoleo locale commemorativo del grande sisma friulano del 1976, di cui, nel 46° anniversario, il civismo urbano raccordato dai due sodalizi ha voluto ricordare il dramma e il controverso seguito. Il prof. Travain ha sottolineato come non sia affatto inveterato costume del movimento da lui presieduto e volto al recupero della più edificante – sul piano civista – eppure più obliata memoria storica, commemorare accadimento relativamente recente e scontatamente, si riterrebbe, oggetto di debita attenzione da parte di Istituzioni e società civile. Il punto – ha detto il professore – è che davvero oggi nulla può essere dato per scontato e che mano a mano che ci si allontana da quei momenti di dolore e orgoglio, di passione, di dedizione, di solidarietà, tende tutto a sfumare nell’ignavia di un consorzio civile e di una società che non coltivano veramente, al di là della retorica più stantia, una memoria storica capace di futuro. Il Comune di Udine è arrivato persino, nel 2019, a non inviare il Gonfalone civico ai funerali di Zamberletti, commissario straordinario per il terremoto e padre della ricostruzione del Friuli oltreché della Protezione civile italiana contemporanea: ciò conferma – ha rimarcato Travain – che anche questo fatto di memoria collettiva lentamente tende a scolorire nella coscienza della comunità, sebbene i giornali ancora ne parlino. Da qui il passo di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl, presenti a “Madone di Gracie” con qualificata rappresentanza costituita dal leader di entrambe le sigle, prof. Travain, dalle caposezione fogolariste sig.ra Paola Brochetta e sig.ra Marisa Celotti, dalla consigliera sig.ra Anna Rosa Caeran oltreché dai decani sociali maestra Manuela Bondio e sig. Eugenio Pidutti. Intervenuto anche l’arch. Giuseppe Vacchiano, presidente della Pro Loco di Città “Borgo Sole Udineovest” APS, già coordinatore specificamente a Tolmezzo, in Carnia, del piano di ricostruzione post sisma e cordialmente invitato a partecipare in nome di antiche sinergie culturali. “Il Taramot par nô al è stât la Pôre di un pericul che no si visavin e che no savevin”, un Male occulto ed inaspettato, un “Boboròs”, un biblico baratro dell’ignoto e dell’irreparabile in cui si precipita quando c’è un cataclisma, una pestilenza, una guerra, ha affermato Travain, dedicando senz’altro affettuoso ricordo a tutte le vittime e a tutti gli eroi di un’Umanità disperatamente epica nel suo fronteggiare ciò che la sovrasta. Al termine del privato incontro sociale commemorativo presso l’artistico memoriale, opera del noto maestro Arrigo Poz, occasione in cui ogni intervenuto ha potuto narrare la proprio peculiare vissuto di quei giorni, il prof. Travain ha estratto dalla tasca una moneta da “100 furlans”, con il motto “Un modon par omp e ‘o tornarìn a plomp”, ideata nel 1977, dal vulcanico editore e numismatico udinese sig. Mario Ferrari, assieme al celebre intellettuale friulanista don Francesco Placereani da Montenars, e realizzata dal grande medaglista buiese sig. Guerrino Mattia Monassi, straordinario cimelio di quel Friuli – ha ricordato il professore – che con il “Taramot” ha “jemplade la panze e svuedât il cjâf” – tanto per citare il detto “patriarcje” montenarese – ma ha anche vissuto momenti di gloria, animati dalla tensione e dalla passione di chi ha creduto non solamente in una ricostruzione materiale ma anche in un Rinascimento culturale, economico e politico di una friulanità che, certo non da ora, segna davvero il passo. Al di là delle retoriche trionfalistiche o revanchistiche da strapaese. “Si à cumò di costruî une anime, che no le vin, se mai le vin vude!” ha concluso il “tribuno” civista Travain.

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