EuroAquileienses 06.07.2022/I (fur)

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 6 Lui 2022

QUEL DISGRAZIATO 6 LUGLIO CHE CI DIVIDE ANCORA

Civismo culturale in visita al Palazzo Patriarcale di Udine nell’anniversario dell’abolizione, nel 1751, del Patriarcato di Aquileia ovvero la più longeva Mitteleuropa unita che mai la Storia abbia conosciuto. Il promotore prof. Travain: “Radici rese sterili dall’inadeguatezza dell’oggi!”. Individuata anche la più antica insegna aquileiese rossa, precorritrice dell’odierna “bandiera da combattimento della Friulanità”.

6 luglio 1751: mesta memoria per la Mitteleuropa. Abolita la più antica ed importante Chiesa internazionale dell’area, sostituita da specifiche Chiese ‘nazionali’. Le divisioni della politica assunte anche per dividere nel campo della religione. Una Chiesa ‘invasa’ da Venezia e da essa ‘usata’ per ‘spiare’ l’Austria, provocandone la reazione, recepita dalla Santa Sede: cancellare il Patriarcato di Aquileia, la più grande diocesi d’Europa ed il centro di una delle più ampie province ecclesiastiche del continente, ultramillenaria unità transfrontaliera al crocevia di un mondo. Le ragioni della divisione avrebbero spazzato, così, quelle, antichissime, dell’unione ed i popoli della Mitteleuropa si videro avviati verso un destino di separazione che, alla fine, avrebbe travolto anche l’impero degli Asburgo austriaci, affermando un principio di divisione delle differenze, discriminatoria, persecutoria, di cui esemplarmente l’antico Patriarcato costituiva antitesi. La fine di quel Patriarcato andò a scindere gli ultimi vincoli che, al di sopra di Stati e Nazioni, ancora legavano le nostre genti oltre i tanti confini, politici, etnici, linguistici. Fu davvero l’inizio della fine, sulla strada di un’estraniazione delle nostre popolazioni rispetto ad un nesso comune superiore, porta spalancata ai particolarismi e ai nazionalismi che avrebbero dissanguato poi certo l’anima di territori ridotti a frontiera, non più cerniera, di umanità e di culture diverse. 6 Luglio: ‘Giorno del Ricordo Euroregionale’, data per riflettere sulle origini di tanto male portato dalla divisione a questi nostri popoli, tra le odierne Svizzera e Croazia!”. Così il prof. Alberto Travain, presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, che, il 6 luglio 2022, ha guidato una delegazione del civismo udinese in vista al Palazzo Patriarcale di Udine, oggi sede del Museo Diocesano. La rappresentanza, costituita dalla presidente del locale Arengo cittadino prof.ssa Renata Capria D’Aronco, dal procuratore arengario dott.ssa Maria Luisa Ranzato e dalla consigliera popolare sig.ra Iolanda Deana, oltreché dall’intellettuale romano-udinese sig. Alfredo Barbagallo, dalla maestra Manuela Bondio, dalla giornalista Laura Zanelli e dalla cittadina sig.ra Anna Rosa Caeran, tutti sodali fogolaristi –, oltre a soffermarsi nei luoghi più pregnanti dell’ultima sede dei Patriarchi, ha sostato, in particolare, presso la splendida statua lignea di Sant’Eufemia, vera bandiera del Patriarcato di Aquileia ribelle alla Chiesa di Roma ed all’impero cesaropapista di Costantinopoli in occasione dello Scisma dei Tre Capitoli tra VI e VII secolo, “quando anche Como e la sua estesa diocesi alpina vollero aderire alla grande famiglia di quella piccola Europa unita aquileiese di cui oggi si ricorda la cancellazione, causa l’arrendevolezza della Santa Sede alla ragion di Stato dei potenti d’Europa”. Doverosa ovviamente anche la sosta sotto l’affresco di Giambattista Tiepolo inerente al Giudizio di Re Salomone, metaforica prefigurazione della divisione del Patriarcato e, quindi, chiaro riferimento implicito alla ricorrenza. Una riflessione particolare, presso lo Scalone d’Onore del Palazzo, dominato dalla tiepolesca Caduta degli Angeli Ribelli, è stata dedicata al controverso ruolo storico – culturale e politico – della figura di San Michele Arcangelo, “il ‘bonus civis’ della ‘patria coelestis’ contrapposto all’idea eversiva di quell’ordine paradisiaco cui tutti i governi e regimi della Storia in qualche modo ebbero a paragonarsi, suscitando, per contrapposizione, le più legittime simpatie luciferine”. Oltre alla Sala del Trono, “ultimo cuore di quella piccola Europa Unita in barba alla politica”, con avvincente “caccia al ritratto” dei più famosi, amati e discussi Patriarchi aquileiesi, la delegazione civista udinese ha potuto rivedere, nel loro splendore, le sale affrescate della residenza, subendo, invece, il clima oppressivo dell’eccessiva penombra imposta a certi settori dell’ambito museale. “Un’attenzione – ha detto il professore – fondamentalmente storico-artistica, che priva, anche nelle guide e nelle didascalie, il visitatore del più vivido pathos che storia politica e sociale suggestivamente assegnerebbero ad opere e luoghi è, forse, uno soltanto dei motivi per cui non abbiamo notato folle di turisti accalcarsi per visitare certe magnificenze e nemmeno torme di cittadini accorrere a fare la fila allo stesso scopo. Qui più si nascondo che manifestano radici profonde di lungimiranza e di buon auspicio, ad esempio, per una Udine che, nei fatti, è tutt’altro davvero che una Nuova Aquileia, come volevano i Patriarchi, come non è affatto una qualificata, seguita ed amata ‘Capitâl dal Friûl’! Radici, quindi, rese, in fondo, sterili dalla pochezza, dall’inadeguatezza dell’attualità, da qualunque lato la si colga!”. Strali del prof. Travain su uno dei principali “padroni di casa” il cui stemma di signoria campeggia ancora all’ingresso: il risoluto patriarca “barocco” Francesco Barbaro, “sui cui meriti pesa la ‘macchia’ – in ossequio pedissequo, anzi, eccessivo, all’omologazione cattolica imposta dal Concilio di Trento – di aver abolito l’antichissimo e peculiare rito liturgico aquileiese, ancorché inascoltato da Lubiana e Venezia e duramente osteggiato nelle terre lombarde e persino a Trieste. Il Friuli, ‘biât’, invece, si piegò ai voleri del suo ‘tiranno in mitra’, lo stesso che affossò, tra l’altro, l’Arengo di San Daniele, città allora ancora ‘libera’ – si fa per dire – sotto le insegne dei Patriarchi”. La curiosità: in quello stemma patriarcale del Barbaro – ha detto il prof. Travain – “al momento risulta la più antica testimonianza araldica dell’insegna aquilata aquileiese in campo rosso oggi detta ‘Bandiere di Vuere dal Friûl’”. Una chicca assoluta per la cultura friulana di oggi!

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