EuroAquileienses 06.09.2022/II (it)

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 6 settembre 2022

FOGOLÂR CIVIC CONTRO UN FRIULI DOC CHE RINNEGA LE RADICI DELL’UDINESITÀ

Sale la protesta del più irriducibile civismo culturale udinese, il quale denuncia il ‘tradimento’ del Comune che ha censurato ogni riferimento al genetliaco urbano ossia alla fondazione della città-mercato nella cornice della grande “sagra” enogastronomica settembrina dedicata al prodotto friulano.

Preludono senz’altro ad una nota ufficiale le informali esternazioni diffuse dal presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, a ridosso dell’imminente inaugurazione a Udine della “sagra” Friuli Doc. “Leggo ironicamente come ennesimo fulgido esempio di coerenza culturale e politica la risoluzione dell’assessore comunale udinese dott. Maurizio Franz di prontamente espungere dai manifesti di Friuli Doc 2022 la nobilitante correlazione con il ‘compleanno’ della città-mercato – fondata, per la cronaca, il 13 settembre 1223, dal patriarca aquileiese Bertoldo di Andechs –, richiamo assunto lo scorso anno su suggerimento dei sodalizi del Fogolâr Civic e dell’Academie dal Friûl in occasione del 798° anniversario di fondazione urbana e nel ventennale delle correlate celebrazioni popolari spontanee. Già allora, comunque, dietro le quinte e non solamente, si registravano degli imbarazzi e dei malumori: ondivaga e influente la posizione del potentissimo assessore sig. Cigolot; raffazzonati eppure diplomatici i distinguo del Sindaco; il gelo incredibile all’inaugurazione della manifestazione 2021, quando più volte la presentatrice si è riferita – con evidente, incredibile disagio dei ‘sorestants’ locali – alla qualificante ricorrenza storica. Il tutto mentre il principale quotidiano cittadino ospitava sconclusionate elucubrazioni di qualche storico molto in auge presso la vecchia Amministrazione provinciale, guidata dall’odierno Primo Cittadino. Che dire? Si possono anche non condividere certe letture del passato (e del presente), ma che cosa ha fatto Palazzo D’Aronco sinora per trovare, anche su questi temi identitari importanti – perché vera porta della coesione e dell’inclusione – una sintesi valida oltreché rispettosa delle diverse sensibilità e coscienze? È arrivato addirittura a votare uno Statuto in cui Udine risulta storicamente “castrum romano”! E vi sono remore per il ‘compleanno’ della città bertoldiana? Dietro le stesse quinte, si obiettò, infatti, che era impossibile ovvero sconveniente rinnegare le celebrazioni candoliniane del Millenario 1983, sebbene evidentemente una cosa sia la più antica notizia – giuntaci per il momento – del nome della località; altra cosa, invece, è la fondazione giuridica oggettiva di un Comune urbano, dotato di particolari privilegi, non villa rustica e non consorzio feudale castellano… Tolti, quindi, questi riferimenti, a Friuli Doc, Udine resta vetrina, non di sé stessa ma di un Friuli di cui non può essere capitale finché non fa i conti con la propria storia e con la stessa propria civica essenza”. Amare, insomma, le conclusioni: “Con un passo avanti e due indietro, questa Amministrazione nulla rappresenta dell’anima di Udine o per meglio dire delle più legittime ed inveterate sue ambizioni ad esistere con identità propria sulla scena della Storia, senza dover per forza affogare in una buona botte di vino friulano!”.

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