EuroAquileienses 09.01.2022/I (fur)

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 9 Zenâr 2022

RUBICONE NO VAX IN TERRA FRIULANA SULLE ORME DELLA XIII LEGIONE

Prolusione 2022 del presidente del Fogolâr Civic all’Ara dei Satiri a Udine, in ricordo della marcia su Roma di Giulio Cesare, padre del Friuli. Strali sul Governo e la dichiarazione: Il Fogolâr Civic non si vaccina in spregio ai tiranni!”.

Siamo a ricordare i 2071 anni della marcia su Roma di Giulio Cesare, padre del Friuli, contro una repubblica ridotta a tirannide. E lo facciamo presso quell’Ara dei Satiri, cimelio romano, presente nel civico lapidario udinese e evocante il culto di Dioniso, dio dei ribelli dell’Antichità. E ribelle deve essere il Fogolâr Civic, votato al ricordo ma anche alla testimonianza diretta nell’attualità di una cultura insofferente ai soprusi, con radici profonde in un Friuli oggi più di ieri assuefatto alle logiche di chi lo domina da dentro e fuori. E, certo, un sopruso nei confronti del prossimo non può lasciare nessuno indifferente: ancor meno un presidio civico culturale quale vorrebbe essere da tre decenni la multiforme esperienza sociale di movimento, che da vent’anni oramai s’intitola friulanamente all’idea di un focolare domestico di cittadinanza. L’anno ora concluso ha messo a dura prova anche la tenuta della nostra compagine, combattuta tra la difesa ciascuno del proprio guicciardianiano ‘particulare’ e la considerazione di un bene comune rispettoso e comprensivo immancabilmente del dato individuale. Alla fine, è prevalsa la temprata coerenza del leader storico, che, non senza distinguo significativi, ha schierato le insegne fogolariste udinesi al fianco dei manifestanti e di quella parte di popolo friulano e italiano istituzionalmente censurata e discriminata nell’esercizio di un proprio diritto di libera scelta in materia di prevenzione in campo sanitario. Meglio uno Stato che, primo a credere nella Scienza, imponga a tutti e si faccia garante di un serio vaccino contro questa o quella pandemia che non uno, furbesco, che per mesi ambiguamente concede – o semplicemente riconosce come diritto costituzionato – alla cittadinanza diversificate e divisive libertà di scelta, salvo ricattare economicamente, ridicolizzare, criminalizzare, discriminare, chi andasse in cerca di alternative all’opzione vaccinale, accusato di essere antiscientista, come a dire troglodita. E, infatti, anche questo è da rilevarsi: uno Stato ma che addirittura, nella sua laicità, trasforma la Scienza, in cui dice di credere, in verità suprema, dogma, religione unica, tradendo quell’Illuminismo in cui cerca radici evitandone, però, il principio di tolleranza! Ora quello Stato si è, in pratica, arreso di fronte alla resistenza di una minoranza non proprio sparuta d’irriducibili: anzi, dopo mesi di campagna politica di persuasione e di persecuzione, il fronte no vax – ossia di coloro che, per vari motivi, nutrono dei dubbi sul trattamento medico suggerito – è risultato ancora di tal consistenza da indurre, alla fine, il Governo ad imporre il vaccino a tappetosi fa per dire – senza, però, come pare logico e doveroso, assumersi le debite responsabilità legali. Una gestione incredibile, criminale sul piano politico e culturale. E se l’ultima stretta di Palazzo Chigi, di fatto sconfitto dalla resistenza dei no vax, sempre più segregati e sempre più braccati in una ‘caccia’ indegna di un Paese civile, eppure comodamente additati ancora come la ragione fondamentale dei contagi in aumento, ‘Caporetto’ evidente della campagna vaccinale o come si vuol dire, può essere considerata un successo sul piano civico di una lotta alla discriminazione, epilogo di una gestione particolarmente maldestra di una configurata emergenza pandemica, d’altro canto essa costituisce l’approdo finale di una concatenazione di violazioni dei diritti umani fondamentali oltreché civili giustificata da stato emergenziale. Tutte cose che aiutano ad approfondire il vallo di una sempre più legittima diffidenza nei confronti delle Istituzioni e che certamente il Presidente della Repubblica, nel suo discorso di fine anno, non ha contribuito affatto a ridimensionare, quando ha ricordato i meriti di chi, fidandosi della scienza e delle istituzioni, ha adottato le precauzioni raccomandate e ha scelto di vaccinarsi: la quasi totalità degli italiani, che voglio, ancora una volta, ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati”: se si trattasse davvero della ‘ quasi totalità degli italiani’, il Governo, che non l’ha fatto prima, non avrebbe mai imposto un obbligo vaccinale esteso. Queste incoerenze, queste discrasie logiche tra dati evidenti non aiutano a migliorare il rapporto tra cittadini e Stato e ad a porlo in termini di chiarezza. Pare, inoltre strano come le regioni e le province italiane di più lunga amministrazione austriaca, quindi non certo tra le più digiune di senso civico e sano rapporto tra cittadinanza ed Istituzioni, si siano, in questo frangente storico, rivelate tra le più ‘ribelli’ e le più segregate. Davvero, strano. Il fiore del civismo in Italia e del senso delle Istituzioni, nonostante il frustino dei governi, ascrivibile, dunque, al numero dei nemici del bene comune e dei trogloditi detrattori della Scienza? Veramente strano. Per altro, va detto che il Governo austriaco di oggi, ancor più perentorio nel suo procedere, non è responsabile di mesi e mesi di persecuzione economica nei confronti dei lavoratori obbligati al tampone poiché, in Austria, come i vaccini, i tamponi erano gratis. In ogni caso, in spregio a questo vergognoso procedere delle Istituzioni repubblicane italiane, pur riconoscendo il diritto personale di libera scelta di ciascun aderente, in coerenza piena con i suoi principi di solidarietà contro ogni tirannide – perché di questo si è trattato e si tratta – il movimento del Fogolâr Civic, realtà ideale incarnante un civismo culturale friulano carico di antiche memorie, non si vaccinerà ossia la sua attività si svolgerà nell’osservanza delle restrizioni imposte dallo Stato a un qualunque cittadino che ora rifiutasse di vaccinarsi. Questo non sarà, per noi, piegare il capo, bensì la più alta testimonianza di civico solidarismo e collettiva denuncia del trionfo della forza sulla ragione. Una specifica dichiarazione in tal senso sarà mia cura indirizzare al Sindaco di questa città, in qualità di primo referente locale governativo oltreché capo della comunità, particolarmente, tra l’altro, espostosi nella campagna politica anti no vax. Incontri all’aperto visto che gli interni sono preclusi; brindisi ‘al sacco’, posto che vietato è ora l’accesso agli esercizi pubblici! Tireremo dritto. E sarà un anno di grandi ricorrenze cui dedicheremo la più appassionata nostra debita attenzione. Sarà l’anno di Pasolini e dei Savorgnan, del Colloredo e degli Eppenstein, grandi memorie della nostra storia culturale e politica, oltreché ventennale di quel sacro nome che unisce ancor oggi il nostro cenacolo di cittadinanza. Questa bandiera, che vede cangiare l’azzurro cielo di Aquileia nel rubro paludamento del Padre Giulio, insegna di guerra di una moderna Friulanità, recante ancora l’antica aquila di Zeus e delle legioni popolari di Mario, ci sia buona compagna e probo richiamo alla ragione e al cuore!”. Vibrante, accorato, come nel suo stile, il “plait di scree” ossia la prolusione per l’anno sociale 2021 del presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, tenutasi domenica 9 gennaio 2021, presso l’Ara dei Satiri, al Castello di Udine, a commemorazione del 2071° anniversario storico internazionale del passaggio del Rubicone e della marcia su Roma di Giulio Cesare, eponimo friulano, contro una repubblica di ottimati oppressori del popolo. Un particolare riferimento ha voluto fare il professore alla legione XIII cisalpina, che proprio dal Friuli raggiunse il proconsole per affiancarlo nella sua impresa, “cosa ben diversa dalla marcia su Roma mussoliniana, di cui quest’anno ricorre il centenario e che, da questo adiacente scalone d’accesso all’antico Parlamento friulano, in un certo qual modo prese le mosse”. Ha preso la parola, poi, la vicaria dei due sodalizi, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, figura eminentissima della società civile locale, la quale si è congratulata con il presidente per l’irriducibile friulana tempra e per la coerenza nella conduzione del movimento. Particolare apprezzamento ha poi espresso per la volontà di celebrare i nomi di Pasolini e dei Savorgnan, richiamo molteplice alla riflessione sul valore di una ribellione ai sistemi e anche, pur variamente, alla mobilitazione a difesa degli ultimi e degli oppressi contro i prepotenti, valore aspaziale ed atemporale chiaramente radicato anche nella vicenda della terra friulana. Un particolare ricordo, la D’Aronco ha voluto dedicare al grande intellettuale friulano per parte di madre, che da bambina incrociava, ospite di suo zio Gianfranco, nel borgo Poscolle di Udine. Anche la sodale e nota promotrice socioculturale sig.ra Laura Zanelli ha voluto esprime peculiare plauso per la coerente testimonianza di certi grandi valori civili ed umani promossi e difesi dal presidente prof. Travain. Sono intervenute anche la caposezione fogolarista udinese sig.ra Marisa Celotti e la sodale sig.ra Paola Della Vecchia. Messaggi di partecipazione sono giunti dalle referenti territoriali sig.ra Milvia Cuttini e sig.ra Paola Brochetta nonché dai consiglieri maestra Manuela Bondio, sig. Giuseppe Capoluogo, sig.ra Rosa Masiero e maestra Rosalba Meneghini. Indirizzi di saluto anche dalle sodali prof.ssa Elisabetta Marioni e sig.ra Paola Taglialegne. Gradite righe di riflessione, che a seguire si pubblicano, sono state inviate dallo storico romano-udinese Alfredo Maria Barbagallo: “Tra i tanti meriti di Fogolâr Civic nella propria trentennale esperienza, è l’avere sempre con cura evitato un provincialismo ribellista teso a rinchiudere la storia solo nella propria dimensione. Ricordo con particolare piacere l’invito – come sempre lungimirante – da parte del prof. Travain a riportare presso la tomba cesariana al Foro l’omaggio ed il ricordo delle genti friulane e del popolo udinese. La figura di Cesare appartiene alla collettività umana ed è patrimonio ideale di tutti. Ma il Friuli vanta il particolare destino di riportarlo nel proprio stesso nome. Solo chi conosce bene l’Urbe avrà forse notato un minuscolo antichissimo sentiero proprio laterale al Foro di Cesare, tra l’Arce capitolina e l’antico carcere Mamertino. Era il percorso che poi – dai tempi di Traiano – avrebbero seguito i carri carichi d’oro provenienti dalla Dacia. Carri che però dovevano necessariamente passare prima e per un tratto dalla attuale via Bariglaria in Friuli. Oro di appropriazione? Non solamente. Con esso sono stati pagati gli architetti ed i primi restauratori dei monumenti più importanti al mondo. Non lo si dimentichi mai. Concludo con un gradito ricordo. La pluriennale scadenza di Fogolâr Civic e del suo Presidente sotto la statua cesariana a Cividale. Un anno faceva freddo, molto freddo, ed il vento carezzava le bandiere associative. Ma nessuno si lamentava o muoveva. La grande statua ci ricopriva tutti con il suo mantello ideale di civiltà ed umanità”. Al termine dell’incontro, la firma del presidente prof. Travain, simbolicamente posta con penna donatagli da due affezionati ex studenti, sul primo documento sociale dell’anno indirizzato alle Istituzioni e sottoscritto proprio presso quell’Ara dei Satiri, assunta a memoriale udinese del spirito ribelle dei padri antichi. Eccone il testo, in buona lingua friulana, “al bon acet dal Sindic di Udin in municipi” e datato “Udin, ai 9 di Zenâr 2022 li de Are dai Satirs in Cjistiel ricuardant i 2071 agns dal ribalton di Rome fat dal Cesar Juli, pari dal Friûl “. Oggetto ovvero “cantin”: “Fogolâr Civic e Academie dal Friûl idealmentri no si vacinin in barbe a politiche ledrose e vergognose che e à dividût e metût cuintri la int”. Questo il contenuto della missiva: “Siôr Sindic, a Lui, sorestant de citât e uficiâl locâl dal Guvier talian te capitâl storiche de Furlanie, achì lis fradaiis dal Fogolâr Civic e de Academie dal Friûl ve che a son a pandiI l’intent di sbeleâ in lunc e in larc la condote di cui che nus guvierne, calcolant, di fat, la imposizion ultime dal vacin par disfate politiche grandonone de sorestanzie taliane al comant, mighe no rivade ni cul persuadi ni cul ricat a sbolognâi l’impegn di une sielte al popul par no paiâ dazi e no vêlu dut cuintri. Se cumò, Siôr Sindic, chel Stât che al ocupe il nestri Udin dal 1866, al impon a ducj il vacin, al è propit parcè che tancj no si son vacinâts; altri che cuatri gjats e biadaçs tant che ju àn piturâts: brâfs, invezit, e ancje fortunâts chei che a àn rivât a no molâ fin tal ultin, che un pôc a puedin cjantâ vitorie di vê costret il Stât a cjapâsi des responsabilitâts e no sôl slengaçâ. Une condote dal gjenar, però, chês fradaiis se àn leade al dêt e, libars i socis di fâ ce che a vuelin a cjase lôr, fin tant che a saran imposizions di sorte, Fogolâr Civic e Academie dal Friûl a saran di opinion di cirî di inmaneâ la lôr vite sociâl compagn che al sarès par un no vacinât, che un tant al pâr solidarietât juste par dutis chês vitimis di ricat legâl di une tant sbandierade Republiche democratiche dal Lavôr, che e à parât a flics la sô Costituzion, metint in berline par mês e mês la civiche libertât di sielzi. Di Stâts e Republichis, cun Regjons e Comuns, di tâl fate, chestis fradaiis achì, salt presidi di une culture dal bon Citadin e dal bon Sorestant, no vuelin savênt e pûr, voie o no voie, a scugnin tignîsai, parcè che no àn fuarce di liberâsi ma no par altri. In astrat, pont di onôr, duncje, Fogolâr Civic e Academie dal Friûl idealmentri no si vacinin par dâje tal nâs a une politiche ledrose e vergognose, che e à sôl dividût e tiranizât, metint un cuintri dal altri, judade in dut e pardut scuasit di televisions e gjornâi. No podìn fâ altri, no che no volìn, e un tant che si sepi! Maman. prof. Alberto Travain dean dal Moviment Civic Culturâl Alpin-Adriatic ‘Fogolâr Civic’ e dal Circul Universitari Furlan ‘Academie dal Friûl’”. Ultima tappa benaugurale del primo incontro fogolarista udinese 2022: l’epica Scala di Mercatovecchio, testimone storica della genesi della Contadinanza friulana, tribunato rinascimentale della plebe del Friuli opposto al senato ovvero al parlamento feudale della Piccola Patria, scala anni addietro proposta e utilizzata dal Fogolâr Civic come “Speakers’ Corner” cittadino sul modello londinese di Hyde Park.

Precedente EuroAquileienses 09.01.2022/I (it) Successivo EuroAquileienses 10.01.2022/I (en)