EuroAquileienses 11.06.2022/I (it)

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 11 giugno 2022

QUI È FORSE NASCOSTO L’ULTIMO VESSILLO DELL’INDIPENDENZA FRIULANA!”.

Presentato alla Brunelde, casaforte degli Arcano presso Fagagna, nell’anniversario di costituzione dell’antico Stato internazionale di Aquileia, il libro curato dal prof. Travain per il seicentenario dell’esecuzione dell’eroe nazionale friulano e transfrontaliero alpino-adriatico Marco di Moruzzo, con preziosi contributi biografici, documentari ed artistici oltreché il primo organico studio sulla storia della bandiera che l’irriducibile ultimo alfiere del Patriarcato rifiutò di cedere ai Veneziani invasori: “Una pietra miliare per la moderna identità morale del Friuli e di una riproposta Europa “aquileiese”. Sia provocazione, in particolare, per la società culturale e politica di queste terre al crocevia del Continente!”.

Con la lettura di una secretata memoria familiare quattrocentesca, nascosta per secoli in una copertina per timore di ritorsioni politiche, il prof. Maurizio d’Arcano Grattoni ha introdotto, l’11 giugno 2022, presso la sua storica casaforte detta La Brunelde, vicino a Fagagna, una seconda presentazione del libro intitolato “Marco di Moruzzo. L’ultimo portabandiera della prima Mitteleuropa”, edito, nel 2021, dall’Amministrazione moruzzese e curato dal prof. Alberto Travain, con contributi dello studente universitario e studioso sig. Daniele Lizzi e dell’artista arch. Luigino Peressini oltreché degli stessi Travain e d’Arcano. Ad accogliere gli ospiti, all’ingresso della residenza della nobile casata anticamente preposta all’alfierato friulano, due moderne bandiere aquilate vermiglie, conferite, in luogo dei passati Principi-Patriarchi, ai suoi due giovani rampolli, Leonardo e Ludovico Rizzardo, dal Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, nella ricorrenza commemorativa del Beato Bertrando, pochi giorni prima. “Non so se è un caso che ci troviamo qui, dove è finito tutto – dove, forse, il vessillo aquileiese, tesoro supremo, è stato sepolto o nascosto dal figlio dell’eroico vessillifero che aveva rifiutato la resa ai Veneziani – nella data in cui tutto è cominciato” ha detto il prof. Travain ricordando come l’11 giugno sia l’anniversario di costituzione, nel 1077, dello Stato aquileiese internazionale, storica grande “euroregione” feudale, ampliamento dello Stato patriarcale friulano creato poco più di due mesi prima, il 3 aprile. Insomma, il “Giorno dell’Europa Aquileiese”, la stessa che, per la prima volta della Storia, il disegnatore friulano Peressini ha spazialmente tradotto in una mappa istoriata di civiltà ispiratagli dal Travain “e comunque frutto di serrato dibattito” come ha voluto sottolineare l’artista. A portare il saluto istituzionale del Comune di Moruzzo è stata la sindaca dott.ssa Albina Montagnese, accompagnata dal suo vice sig. Enrico Di Stefano e dall’assessore alla Cultura dr. Renzo Driussi, il quale ha orgogliosamente ricordato gli alti riscontri internazionali avuti dall’iniziativa di approfondimento, innanzitutto presso le Presidenze austriaca, slovena, svizzera, tedesca e ungherese. Questa pubblicazione ha decisamente tutte le carte in regola – ha detto il curatore – per costituirsi pietra miliare della coscienza identitaria friulana e transfrontaliera alpino-adriatica, cosa possibile solamente qualora riuscisse ad imporsi al mondo culturale e politico di queste terre come non trascurabile provocazione e, quindi, sollecito a dare un riscontro di apprezzamento, approfondimento e magari anche di confutazione riguardo a tesi ed argomenti addotti”. “Il fatto è che il Friuli è una sabbia mobile in cui tutto scompare per poi riaffiorare, dopo secoli magari, come nel caso della vicenda di Marco di Moruzzo” ha commentato a margine il prof. Travain, al quale si deve effettivamente, nel 1992, quand’era studente universitario, la prima vera “riscoperta” cosciente del personaggio nei suoi reali contorni storico-politici-In Friuli c’è critica, c’è anche ipercritica – ha soggiunto il professore – , però, in genere, alle spalle, strisciante, calunnia più che onorevole e fondata antitesi in un sereno ed urbano dibattito; c’è il pubblico attacco, cattivo ma raro. L’arma migliore di friulani e non solo è quella, però, di ignorare irridendo. Ecco perché non si può progredire così e sono inutili tante chiacchiere sul orgoglio friulano, su storia, lingua e cultura del Friuli, e si scopre poi, a ogni piè sospinto, l’infondatezza di tanti dogmi piccoli e grandi su cui il friulanismo anche non solo di maniera si fonda e si regge, spesso infastidito da chi osa andare oltre, da chi osa studiare e non solo ripetere da decenni acriticamente certi mantra datati senza verificarne la validità. Vi sono, poi, quelli, tra i friulanisti e non solo, che rifuggono la Storia o meglio vorrebbero, se va bene, soltanto usarla, non anche conoscerla! Basti la congerie d’interpretazioni infondate che assedia il tema, la vexata quaestio, della nostra bandiera sino al caso di errori nella stessa descrizione legale delle insegne istituzionali in adozione! Marco di Moruzzo, dunque, si conferma, documenti alla mano, vero eroe nazionale della Patria del Friuli e del Patriarcato internazionale di Aquileia, oltreché fedelissimo cavalier cortese di un’Europa feudale non ancora all’epilogo. Sapranno i friulani farne un William Wallace o un Andreas Hofer? Saprà il ‘culturame’ sociale e accademico per lo meno interessarsi a questa figura con quel rispetto che Italia tutta o quasi, non senza titolo, ha per Garibaldi? Sarà anche lui affogato nella retorica della mera tutela della lingua friulana, come, ad esempio, quest’anno, il Patriarca Bertrando nella Udine di Fontanini? E si continueranno ancora a scrivere splendidi libri di storia friulana indicanti, però, erroneamente la nostra aquila come insegna gentilizia di quel presule? Mi fermo qui. Dovremmo tutti imparare a non procedere a compartimenti stagni. Tutti? Anch’io… Beh, però, se mi accorgo degli errori altrui oltreché dei miei, essendo da sempre iperautocritico, significa che evidentemente non leggo soltanto ciò che scrivo io!”. Ha ripreso il proverbiale topos dell’irriducibilità aquileiese e friulana agitato già dal Travain il novello biografo di Marco di Moruzzo, il ricercatore Lizzi, che ha evocato la categoria epica dei tratti emersi dallo studio di quel personaggio, auspicandone anch’egli una rinomanza internazionale come internazionale è stata l’esperienza vissuta dai popoli e segnatamente dalle aristocrazie dell’antico Patriarcato di Aquileia. Lizzi ha anche curato un prezioso schedario a beneficio di una qualificata offerta turistica capillarizzata su territorio davvero esteso, sorta di geomappa mentale della coscienza e della memoria personali, familiari e civili dell’eroe nazionale. Presente qualificato pubblico. Tra i fogolaristi udinesi, aderenti al movimento civico culturale guidato dal prof. Travain, presidente oltretutto del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, realtà che ogni anno, dal 1997, a Udine, il 19 marzo, ricordano, presso le carceri del Castello, il supplizio dell’eroico gonfaloniere, sono intervenuti all’iniziativa, oltre al giovane studioso Lizzi, anche le caposezione maestra Manuela Bondio, sig.ra Paola Brochetta, sig.ra Marisa Celotti, con la consigliera sig.ra Rosa Masiero. Tra i sodali fogolaristi anche la dott.ssa Marisanta de Carvalho, indimenticata assessora alla Cultura del Comune di Udine, il prof. Pietro Enrico di Prampero, scienziato di fama internazionale, ed il noto arch. Roberto Pirzio-Biroli. Presente anche lo storico amministratore udinese prof. Giorgio Vello. Amici anche dalla significativa località di Bonavilla, custode della bertrandiana “Crôs di Cjasemate”, cui nel 1999 il movimento guidato dal Travain dedicò una grande manifestazione culturale al Beato Bertrando ossia al Patriarca della Bandiera, “sul cui vessillo di Stato – ha ricordato il curatore dell’opera, anche autore, in tale ambito, del primo studio organico in assoluto inerente alla storia dell’insegna aquileiese e friulana si è scritto non poco a sproposito per cui si spera che questo libro possa contribuire a fare chiarezza sull’argomento e a restituire ai “Friolan e l veizin d’entor”, come si scriveva in provenzale nel Duecento, ovvero ai friulani e agli affratellati popoli vicini una verità sulla loro antichissima e gloriosissima insegna, riferita addirittura al 181 a.C., che non sia finalmente schiava di astrusi preconcetti dogmatici, di fantasie fuorvianti o di caparbiamente superba ignoranza”. Un indirizzo di saluto è giunto anche dalla presidente dell’Arengo udinese, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, in rappresentanza dei cittadini della Capitale del Friuli Storico riuniti in assemblea plenaria. A fare gli onori di casa, nella splendida dimora castellana, la dott.ssa Cristina Trinco, insieme al consorte prof. d’Arcano ed ai prenominati due figli. Un luogo di enorme pregnanza culturale ed identitaria, custode anche di un preziosissimo archivio gentilizio che ha restituito documenti inediti d’importanza capitale, pubblicati nel libro grazie all’accademico prof. Maurizio, “e che ci si augura – ha detto Travain – possa costituirsi in tempio davvero significativo e cosciente della memoria del personaggio in Friuli e per tutta la Mitteleuropa!”.

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