EuroAquileienses 12.04.2021/I (en)

FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 12 April 2021

500 ANNI FA UN NUOVO CONFINE SQUARCIÒ IL CUORE DEL FRIULI E DELL’EUROPA AQUILEIESE

Nel 1521 venne sancita la divisione dell’area friulana tra Venezia ed Asburgo. Ricordato a Udine dal Fogolâr Civic il “genetliaco del Friuli austriaco”.

Ricordando la data del 12 aprile 1500, commemorativa dell’avvento austriaco nel Friuli orientale o meglio nell’antica Contea di Gorizia, passata agli Asburgo per eredità e rimasta sotto il loro governo sino al 1918, il coordinatore del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, prof. Alberto Travain, anche presidente del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” e del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis”, accompagnato da rappresentanza sociale, ha sostato a Udine, “Capitale” morale del Friuli unito, in Piazza Libertà, presso il Tempietto dei Caduti, rimembrando quello che “fu certamente momento di divisione delle genti friulane ed ‘euroaquileiesi’ ovvero dell’antico Patriarcato di Aquileia, ma anche un’occasione di rinnovate aperture e di alternative, retrograde o avanzate secondo l’epoca e i punti di vista, comunque esperienza in cui, tra le altre, una specifica identità nazionale friulana ebbe a far capolino nel consesso dei popoli della Mitteleuropa”. Il prof. Travain ha spiegato, quindi, al capannello di soci e simpatizzanti, i motivi della scelta del luogo, quest’anno, per tale specifica rimembranza. Quel Tempietto dei Caduti udinesi, progetto risorgimentale, realizzato effettivamente soltanto dopo la Grande Guerra dove un tempo c’era la cappella civica, e sin dalle origini contestato da alcuni accesi patrioti italiani per un ricorrere di nero e oro, colori storici dell’impero asburgico, originariamente fu dedicato proprio a coloro che si sacrificarono per cacciare l’Austria dal Friuli e per l’Unità d’Italia, estendendo menzione poi a tutti i conflitti combattuti dal Bel Paese sino alla Seconda Guerra Mondiale. Un tempietto dedicato a Udine ‘Ai caduti per la Patria’ non poteva esimersi dal divenire anche luogo commemorativo popolare di quanti si batterono, negli ultimi secoli e anche molto indietro, per la Piccola Patria e per i vari Paesi cui il Friuli appartenne nel corso della sua vicenda storica. Ricordammo qui, nel 2014, il ‘fratelli’ aquileiesi – visto che da sempre Udine si considera ‘Nuova Aquileia’ – che, con i loro concittadini della contea austriaca di Gorizia e Gradisca e dell’intera Austria-Ungheria, un secolo prima, furono lanciati nello sciagurato turbine della Grande Guerra. E ricordammo qui, nel 2016, i nostri ragazzi, friulani e bellunesi, del 26° reggimento di fanteria asburgico e tutti i loro commilitoni del regno austriaco del Lombardo-Veneto, che centocinquanta anni prima lottarono da leoni, in Boemia, a Sadova, nel 1866, per vanamente arginare l’oramai nascente ed aggressivo impero prussiano, alleato dell’Italia sabauda”. “Ca e vûl ricuardade dute la Storie, no nome un toc, che di Patriis te Storie si indi cjatin tantis e ancje, des voltis, in contrast fra lôr, massime indulà che al è incrôs di int e di dominazions, tant che ca in Friûl! No si pues, duncje, sei Capitâl dal Friûl, ancjemò mancul morâl, se no si ten cont di dute la storie de Furlanie e de sô varie int! …E ancjemò mancul ‘Aquilee Gnove’ internazionâl!”. Tutta la Storia va ricordata: non solo una parte, quindi anche i caduti friulani (e udinesi) a favore dell’Austria: questo, dunque, il concetto espresso dal leader del piccolo ma culturalmente vulcanico e battagliero Fogolâr Civic. Riaffermato, inoltre, il dovere morale di una vera Udine “Capitale” friulana di considerare e valorizzare la vicenda di tutta la regione storica del Friuli e, come ultima erede di Madre Aquileia, di fare lo stesso con le terre e i popoli affratellati un tempo dal suo grande patriarcato. “Cinquecento anni fa, un pesante confine, stabilito a Worms, dopo tante guerre, tra Venezia e gli Asburgo, confermava la lacerazione della diocesi e della provincia ecclesiastica aquileiesi e, tra Carnia e Carso, rafforzava i motivi di divisione, poi goffamente definiti Friuli e Venezia Giulia ossia grossomodo ciò che dai grandi ducato e marca friulani altomedievali ebbe in seguito a sganciarsi e a differenziarsi in quella certa area. Nulla da dire, oggi, su questo? Niente su cui riflettere? Niente da comprendere? Nulla da ripensare? Nulla da ricucire, in chiave contemporanea? Siamo Regione pericolosamente priva, a livello popolare, di una comunità veramente unita e cosciente delle proprie storiche divisioni ma anche delle proprie preponderanti matrici comuni. Friuli e Litorale o territorio friulano altomedievale successivamente differenziato devono riscoprirsi e riconoscersi reciprocamente sino ad abbracciarsi in un’affettuosa, sincera, stretta, terribile monito ai loro nemici ossia tutti coloro, potentati di ogni genere, hanno interesse a che le comunità si dividano, si sfaldino, per dominare il campo della vita umana!”. Il prof. Travain ha ricordato come, sia da un lato che dall’altro di quegli antichi confini, l’ordine istituzionale onesto e certe positive riforme progressiste dell’impero austriaco conquistarono il cuore e le grate memorie di moltissimi friulani, sino a giorni nostri. A tal proposto, il professore ha mostrato il proprio astuccio di quand’era studente, negli anni ‘80, delle scuole superiori della sua Udine: cucito dalla compianta madre, recentemente scomparsa, e ricamato da lui stesso, con i colori e le insegne dello Stato asburgico, quando ancora, ai piedi del Collio, a Giassico, sullo storico confine dello Judrio, si festeggiava il genetliaco imperiale di Francesco Giuseppe “ed era occasione pur velleitaria – ha detto – di riscatto civico ideale da percepite realtà d’ingiustizia e di corruzione affermatesi in Alto Adriatico dopo la ‘finis Austriae’”. Rappresentanza sociale formata dalla prof.ssa Renata Capria D’Aronco, vicepresidente e questore del Fogolâr Civic oltreché vicaria dell’Academie dal Friûl e presidente del Club per l’Unesco di Udine, dell’Associazione Udinese per il Recupero della Democrazia Storica Partecipata “Pro Arengo Udine” e prefetto del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo; dalla segretaria fogolarista sig.ra Iolanda Deana; dalla soprintendente al cerimoniale, sig.ra Marisa Celotti; dalle gonfaloniere sig.ra Anna Rosa Caeran, sig.ra Milvia Cuttini e sig.ra Paola Taglialegne; dal promotore identitario dott. Paolo Di Bernardo. Al momento commemorativo, in omaggio ai caduti di entrambe le parti, filoaustriaca ed anti, è stato spiegato il Tricolore civico “euroaquileiese”, bandiera d’unione dell’Europa aquileiese ossia delle genti affratellate un tempo dal grande patriarcato internazionale di cui Udine fu ultima capitale, insegna ideata dai fogolaristi udinesi e realizzata dalla loro decana, recentemente scomparsa, sig.ra Mirella Valzacchi. Al conseguente “brindisi diffuso” nel Centro Storico, in rigoroso ossequio alle norme di distanziamento sociale anti-Covid, si è salutato un altro genetliaco: quello del presidente del Fogolâr Civic, il prof. Travain appunto, recentemente colpito dall’imperversante morbo assassino e nel lutto per la perdita della carissima madre. E s’è brindato friulanamente, nel secondo trigesimo, anche al ricordo del concittadino sig. Romano Di Bernardo, padre del sodale sig, Paolo, friulano occidentale, emigrante in Asia e per quasi mezzo secolo apprezzatissimo commerciante di articoli di artigianato artistico orientale nel quartiere storico della Stazione ferroviaria udinese, quando ancora non era cosmopolita come attualmente: “Un friulano che, come l’effigie del nostro grande Odorico da Pordenone, oggi sepolto nel borgo udinese di Aquileia, accostava fieramente le due insegne dell’Oriente e dell’Occidente nel cuore della piccola Patria del Friuli!” ha detto, a commento, il leader fogolarista.

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