EuroAquileienses 13.07.2022/I (it)

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 13 luglio 2022

GIULIO CESARE A SAN PIETRO IN TAVELLA: CELEBRATO A UDINE IL PADRE DEL FRIULI

Fogolâr Civic e Academie dal Friûl in un’obliata periferia udinese, sottaciuto insediamento romano assediato da anonime villette. Incontro civico sotto busto murato nella merlatura di cinta del borgo. Il presidente prof. Travain: “Celebriamo una pur controversa matrice della nostra identità, che ancor oggi ci sprona a operare il bene per il nostro popolo, affrancandolo dalla tirannide di chi si cela dietro le sue Istituzioni!”.

Potrebbe sembrare un’idea balzana o addirittura fuori luogo celebrare il compleanno di Giulio Cesare il 13 luglio, da cui deriva anche il nome del mese ma anche quello del nostro Friuli e, piaccia o no, di tutte le Friulanità della Storia. C’è chi considera Cesare un simbolo imperialista, chi un prototipo del tiranno. Ognuno si tiene i padri che ha: il Friuli ha come padre Giulio Cesare, di cui però vanno anche valutati certamente i meriti verso il suo popolo. Fu certamente un guerrafondaio ed un ambizioso, ma l’orizzonte delle sue guerre e delle sue ambizioni restò sino all’ultimo il bene comune della sua gente, di tutti i Romani, non solo dei potenti, che invece, congiurarono per assassinarlo. Fu il più grande leader popolare vittorioso della nostra Storia antica. Il popolo lo amava perché mille volte aveva dato prova di curarsi degli umili cittadini calpestati dalla prepotenza patrizia. I primi nella Storia a chiamarsi ‘Friulani’ o ‘Foroiulienses’ dovevano essere proprio Romani di quella pasta: soldati-coloni, piccoli commercianti, probabilmente anche Celti alleati, fedelissimi al loro proconsole, che li beneficava e li difendeva non solamente dalle incursioni esterne ma dalle angherie della strapotente e sfruttatrice nobiltà dell’Urbe. I ‘Friulani’ come tali – originariamente solo i cividalesi di città e territorio – sono nati, infatti, Romani e cesariani, quando l’Italia arrivava al Rubicone!”. Così il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, ha introdotto il pregnante incontro sociale, dedicato, il 13 luglio 2022, al genetliaco del “Pari dal Friûl”, Giulio Cesare, eponimo regionale, rinnovando tradizione inveterata dei sodalizi da lui presieduti. La scelta del luogo tutt’altro che banale: San Pietro in Tavella, oggi obliato suburbio udinese ma carico davvero di Storia, noto da oltre un secolo per essere sito d’interessanti ritrovamenti archeologici d’epoca romana. Come ha ricordato il prof. Travain, a fine Ottocento, lo studioso prof. Valentino Ostermann poteva scrivere che “A guardare quel terreno seminato da tanti frammenti si avrebbe creduto d’esser a Zuglio od in Aquileja”. “Vent’anni fa grandi lavori di rifacimento e sventramento dell’area… E cos’è venuto fuori? Tutto a tacere! Proprio vergognoso. È da allora che tartassiamo Soprintendenza e Comune vanamente ma fermamente chiedendo conto dei risultati della scontata, preliminare o anche contestuale, rilevazione archeologica avvenuta. Orecchie da mercante! Questa è l’Italia e questo è il Friuli in cui tanto si blatera di difendere e valorizzare l’identità! Eppure qualcosa deve essere uscito: discorso accennato e smorzato nei bar e osterie della zona… è evidente comunque che, se a fine Ottocento vi era una ‘vendeme’, una grande abbondanza di anfore, urne, monete, lacrimatoi, oggi non è possibile che, un secolo dopo, con maggiori mezzi e maggiori intenti di stravolgimento dell’area a favore di novelle ville e villette, nulla veramente di nuovo sia emerso!”. Ecco, allora, l’idea, certo provocatoria, di celebrare il compleanno cesariano proprio in un luogo della “memoria negata”, omertosamente “obliata”, incredibilmente e vergognosamente rimossa”, “una memoria che forse parla di un luogo di culto e d’insediamento davvero antichissimo, in sede strategica lungo remota rete viaria, cui personalmente ed unitamente ai sodalizi guidati – ha detto lo studioso e il “tribuno” civista – , dal 2001, ho dedicato il mio impegno di valorizzazione, anche costituendo attorno a quel sito, santuario storico anzi sacrario dell’antica urbanizzazione dell’area, un pur effimero comitato ed addirittura una preziosa mappa ‘Cjarte dai Lûcs Storics di Valôr Civic” del suburbio sudovest ‘Tabella Utini porte Grezani et poscolli’. Le ‘paludi’ udinesi e friulane, non meno di quelle peninsulari e isolane italiche, tutto sommergono ed è per questo che io non credo affatto in una virtù civica friulana e italiana in grado di riscattare la propria ‘piccola patria’ dal ‘mostro’ di una corruzione che rode l’anima ed estirpa ignominiosamente radici di civiltà plurimillenarie come se nulla fosse! Ci vuole purtroppo un’imposizione esterna, potente, autorevole e autoritaria! Ce la vogliamo, poiché della tanto osannata libertà abbiamo dimostrato in gran parte di un essere per nulla all’altezza. Chi oltre, a noi, ha alzato la voce su questa questione, che per il fatto di essere culturale, stupidamente si ritiene secondaria?”. Al come sempre appassionato intervento del presidente fogolarista è seguito quello, non meno commosso, dell’intellettuale romano-udinese Alfredo Barbagallo, affezionato sodale, che, di fronte al busto antico murato di Via S. Pietro, dove il prof. Travain ha deposto pregnante dedica, ha subito evocato la suggestione di certe memorie di Tor Sanguigna a Roma, dove lacerti di statue, nel mito popolare, evocherebbero da secoli le anime dei trapassati. Mentre Travain ritiene che quel busto femminile lapideo, posto al merlo d’angolo della superstite cinta muraria della località, all’intersezione tra via proveniente dalla città di Aquileia e una dallo snodo antico di Quadruvium ovvero Codroipo, null’altro sia che vezzoso reimpiego di manufatto rinvenuto in passato, Barbargallo addirittura ipotizza il plurimillenario rinnovarsi in loco di un’edicola votiva o commemorativa, reiteratamente integrata nell’evolversi delle strutture del sedime storico. Lo studioso laziale si è anche sinceramente complimentato per la rara preziosità della mappatura storica dell’agro sudoccidentale udinese condotta nel 2001 dallo storico Travain, chiedendo quali effettivi riscontri in ordine alla stessa si siano, allora, registrati da parte dalle Istituzioni e del mondo culturale. “Come nulla fosse!” ha risposto il presidente fogolarista, che ha ricordato anche i collaboratori Victor Tosoratti ed Ermanno Prete, validamente coinvolti allora nelle varie fasi di realizzazione dell’opera, finanziata dalla Provincia di Udine. Presente qualificata rappresentanza sociale oltreché del civismo culturale udinese, capitanata dalla presidente dell’Arengo urbano, rappresentante della cittadinanza riunita in assemblea, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, che ha ripreso l’appello del prof. Travain a ricordare i padri, al di là delle convenienze e delle ideologie nonché ad assumere, come friulani, la lezione di tenacia del Padre Cesare, attualizzata virtuosamente e rinnovata in particolare nella sua proiezione sociale di riscatto della gente comune. Presenti anche le cittadine sig.ra Marisa Celotti, sig.ra Renata Marcuzzi e maestra Rosalba Meneghini, consigliere arengarie dei quintieri udinesi di Aquileia e Grazzano, particolarmente legati alla storia della località che ne custodiva la comune immagine devozionale della Beata Vergine del Carmine. La maestra Meneghini, storica residente della frazione di Gervasutta e grande attivista, ha, inoltre, rivangato memorie personali del vissuto delle campagne sudoccidentali udinesi dell’ultimo mezzo secolo, quando ancora a San Pietro in Tavella troneggiava una splendida villa ottocentesca in luogo dell’antico sedime romano. Con il presidente fogolarista prof. Travain, intervenuti poi anche i decani sociali maestra Manuela Bondio e sig. Eugenio Pidutti, insieme alla giornalista e promotrice culturale maestra Laura Zanelli. Oltre al moderno gonfalone civico di “Borc Sant Pieri”, dipinto nel 2001, dallo stesso Travain, immancabilmente spiegata la purpurea orifiamma del Fogolâr Civic, anche detta “Romane”, evocante il mantello o “paludamentum” del Padre del Friuli.

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