EuroAquileienses 14.02.2022/I (it)

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 14 febbraio 2022

UNO STATO CHE PAGA I SUOI DOCENTI A DISCREZIONE NON VA FINANZIATO MA COMMISSARIATO!”

Il prof. Travain, leader storico del movimento civista friulano del Fogolâr Civic, contro certa “Repubblica democratica fondata sul lavoro” le cui scuole pubbliche assumono supplenti senza copertura stipendiale per mesi. Lettera diffusa alla maggiore stampa del Paese.

Egregio Direttore, è normale che uno Stato paghi i suoi docenti a supplenza breve solo quando ritiene di averne i soldi, stipulando contratti che, di fatto, risultano, per lunghi mesi, senza copertura? Serve davvero spiegare la differenza tra lavorare con contratti a tempo determinato e l’essere pagati praticamente a data da destinarsi? Questa è la vera precarietà, quella più cruda ed inaccettabile: una precarietà che questa sedicente ‘Repubblica democratica fondata sul lavoro’ sta promuovendo, a sud delle Alpi, senza quasi colpo ferire da parte delle categorie colpite e dei sindacati chiamati a tutelarle, mentre la retorica od il silenzio assordante di tanta politica e delle Istituzioni nemmeno considerano la gravità il caso. Quali, infatti, le eclatanti mobilitazioni e contrapposizioni frontali che abbiano non solo sollevato la questione ma condotto a forza ad una soluzione che non risulti raffazzonata ma seria modifica procedurale, poiché di questo, in effetti, si tratta? Quale serietà riconoscere a uno Stato che paga gli assunti quando trova i soldi? In quale Repubblica ‘delle Banane’ può avvenire una cosa del genere ed ambire persino a costituirne la normalità? Sono mancati, forse, gli scioperi o sono mancati gli scioperanti in un Paese in cui, addirittura, chi sciopera può ulteriormente vedersi dilazionato il pagamento dello stipendio con addotta scusa di ragioni burocratiche inerente alla verifica delle assenze al lavoro? Ancor meno, così, i calpestati precari, che generalmente lavorano per vivere – che strano vezzo! – saranno disposti a mobilitarsi per rivendicare meramente il dovuto in tempi debiti da parte dello Stato presso cui lavorano! Ecco, laRepubblica democratica fondata sul lavoro’. A raccontarlo o nessuno ci crede oppure a tal punto è la credibilità dello Stato italiano che si ritiene, senza meraviglia, amaramente ormai tutto normale. Un buon giornalismo saprà denunciare e supplire alle voci che oggi non osano? E vogliamo parlare, in termini finanziari, anche d’interessi e potenzialità d’investimento illegittimamente negati a questi lavoratori ed indebitamente arrogati allo Stato o è veramente tutto possibile e normale in questa Italia maledetta? Vero è che se gli italiani sapessero e soprattutto volessero gestire responsabilmente uno Stato, già a suo tempo Dante non si sarebbe dovuto appellare ad un imperatore tedesco! Come si fa a crede ad aumenti di stipendio da uno Stato che non si mostra nemmeno in grado e nella volontà di pagare il dovuto? L’auspicio è che sempre le vie pacifiche possano credibilmente rimanere aperte per chi chiede giustizia e rivendica il proprio. Personalmente, egregio Direttore, vorrei vivere in un Paese civile senza dovermene cercare uno lontano dalla mia patria, il Friuli, come tanti miei conterranei di ieri e di oggi. Dobbiamo farci commissariare per imparare a gestire dagli altri? In effetti, uno Stato come quello italiano, forse, non va finanziato da Bruxelles, ma commissariato, proprio per il bene dei suoi cittadini. Che peccato e, soprattutto, che vergogna!”. Questa la lettera inviata alle maggiori testate della stampa italiana, il 14 febbraio 2022, dal prof. Alberto Travain, anche presidente del presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”. “È, questo, disfattismo o vero patriottismo suscitato dall’indignazione e indirizzante a coraggiosa denuncia di uno Stato che, in troppi campi, non assolve al suo sacro compito di costituirsi interlocutore serio e garante dei suoi cittadini?”.

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