EuroAquileienses 16.05.2021/I (en)

ACADEMIE DAL FRIÛL press release (to the Italian press) – Udine, 16 May 2021

TELESIMPOSIO ACADEMIE DAL FRIÛL SUL RINNOVAMENTO GENERAZIONALE

L’esempio degli adulti nell’educazione dei giovani d’oggi quale tema centrale del dibattito online proposto dallo storico circolo universitario nel mese dedicato tradizionalmente ai riti di passaggio alla maggiore età. Il presidente prof. Travain: “Speriamo che le nuove generazioni non si facciano moralmente corrompere da quelle precedenti!”.

Proseguono i “TeleSimposis” mensili online del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”. Il secondo appuntamento, in programma sabato 15 maggio 2021, è stato intitolato “Resonant sul spieli che a àn vût chei fîs tal mês storic des fiestis di zoventût… Pensaments su ce che e à insegnât la antigaie ae mularie dal Friûl di cumò e tor ator”. Tema della discussione, dunque: “la moderne educazion dai zovins”, della gioventù, ad opera delle generazioni adulte, oggetto ispirato dalle tradizioni maggiaiole friulane ed europee storicamente connesse al rinnovamento generazionale. Non a caso, la prolusione o “sprolic”, tenuta dal presidente del sodalizio, prof. Alberto Travain, su “Mai, di fiestone dal citadinât naturâl a vanzum di civiltât passade”, è stata incentrata proprio sugli antichi riti di passaggio delle classi neomaggiorenni perpetuati dalle usanze popolari ed usurpati e strumentalizzati dagli Stati per creare consenso attorno ai meccanismi della leva militare obbligatoria. Leva che mai deve ritornare – ha detto Travain – mentre si rileva l’opportunità di riproporre un pregnante momento rituale, emozionale, valoriale, di trapasso ed ingresso nella comunità adulta, accoglienza e assunzione di responsabilità innanzitutto nei confronti delle piccole patrie “naturali” più che delle storicamente effimere sovrastrutture statali. Un esperimento avviato, con alterne fortune, dall’Academie dal Friûl già nel 2002. Particolarmente suggestiva la declamazione finale, in marilenghe furlane”, dell’antico Giuramento degli Efebi di Atene, straordinario documento classico di civica assunzione di responsabilità dei giovani di fronte alla comunità. E sull’esempio dato dalle generazioni mature a quelle che si affacciano oggi sulla scena della Storia, hanno dando vita a costruttivo dibattito segnatamente la prof.ssa Renata Capria D’Aronco, il dott. Andrea Cantoni e lo studente Jacopo Urban. “Quello che sta franando sempre più in termini di esempio educativo degli adulti nei riguardi dei giovani è la tenacia degli intenti, dei sentimenti e degli impegni assunti: una precarietà che pesa tra l’Umanità novella in cerca di equilibri ed ideali credibili” ha concluso il presidente Travain, che si è detto convinto o quanto meno speranzoso in ordine al fatto che la gioventù possa costituirsi separatamente in sistema meno ipocrita di quello che l’ha generata”. Giunta anche apprezzata riflessione scritta del giovane socio statunitense, nativo udinese, sig. Francesco Nicolettis, di cui si riporta pregnante stralcio: “Proprio l’altro giorno mi è capitato di leggere un articolo, su una rivista militare, che in qualche maniera rientra nell’argomento trattato. Il giornalista stava riflettendo sul fatto che gran parte dei veterani della Seconda Guerra Mondiale sono passati a miglior vita e con loro le memorie di una generazione che sembra distante anni luce dalla mia. Questo ragionamento si potrebbe applicare a tutte quelle persone anziane, che lentamente stanno scomparendo e che noi giovani, impegnati come siamo ad occuparci soltanto dei nostri affari, in questo mondo che ci spinge sempre di più alla frenesia, lasciamo andare senza saperle apprezzare a pieno, senza assumerci la responsabilità di essere i portatori delle loro memorie, le quali ci vengono affidate involontariamente, incaricandoci inconsciamente di tramandarle alle generazioni successive. Credo che questo concetto stia andando sempre più perdendosi nelle nuove generazioni, impegnati come siamo a pensare soltanto all’Io, con l’arroganza dell’età che ci spinge a pensare di sapere già tutto e di poter fare tutto meglio di quelli che ci hanno preceduto, visto i potenti mezzi a nostra disposizione! Così, piano piano, smettiamo di ascoltare e smettiamo di tramandare i ricordi, le tradizioni e i costumi a coloro che vengono dopo di noi, lasciando una società più impoverita rispetto a quella che abbiamo ereditato! Certamente coloro che ci hanno preceduto possono insegnarci tantissimo con le loro azioni e le loro reazioni ai problemi dei loro tempi, siano esse positive o negative! D’altronde la Storia continua a ripetersi ciclicamente anche se in maniera differente, il che è un chiaro esempio di come il genere umano sia incapace o troppo pigro per prendersi la briga d’imparare da coloro che sono vissuti prima di noi. Bisognerebbe rallentare il vortice frenetico in cui questa società materialista ci ha fatto precipitare, in cui noi giovani pensiamo più all’apparire o al numero di visualizzazioni che una nostra foto ha su Instagram o su Facebook, e ritrovare un po’ di tempo da spendere assieme alle vecchie generazioni, ascoltare le loro storie, imparare dalle loro esperienze e tramandarle a nostra volta ai nuovi giovani quando saremo noi i ‘vecchietti’ duri d’orecchio. Io ho avuto la fortuna di avere tutti e quattro i nonni per gran parte della mia gioventù e tramite le loro storie e il loro comportamento ho imparato tanto senza nemmeno rendermene conto e, adesso, che alcuni sono passati a miglior vita, mi consolo ricordandoli e raccontando le loro storie. Il mio nonno Adelchi, 94 anni, mi racconta perfino storie di suo padre, alpino della Prima Guerra Mondiale, un classico esempio di come sia importante tramandare le memorie affinché non vadano perse nell’oblio del tempo. Concludo dicendo che, in un mondo in preda alla frenesia maniacale, il fermarsi a riflettere e prendere esempio dal passato, anche ascoltando i nostri anziani, potrebbe essere una delle poche soluzioni disponibili per tentare di ripristinare una vita incentrata un po’ più sull’umanità delle persone e non sui beni di consumo e sul denaro!”.

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