EuroAquileienses 17.02.2022/I (en)

CCU BORGO STAZIONE press release (to the Italian press) – Udine, 17 February 2022

DAL BORGO ALLA CITTÀ E AL FRIULI: “SICUREZZA E INTEGRAZIONE VERE MA ANCHE TUTELA DELL’ELEMENTO AUTOCTONO!”

Cordiale incontro tra lo storico coordinamento civico del quartiere ferroviario di Udine ed il Primo Cittadino locale, prof. Fontanini. Presentato documento in ordine alle problematiche del rione, in gran parte estese a tutto il centro urbano ed al territorio. Il conservatore sociale prof. Travain: “Signor Sindaco, alzi la voce su queste tematiche e saremo con Lei, con friulana lealtà!”.

Giovedì 17 febbraio 2022, una delegazione del quasi ventennale Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione” è stata cordialmente ricevuta dal Sindaco di Udine, prof. Pietro Fontanini, alle Porte Ferree di Palazzo D’Aronco, sotto il motto “Fides Aquileiensis”, pregnante simbolo del civismo locale. La rappresentanza, guidata dal conservatore sociale prof. Alberto Travain, anche presidente del correlato Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, ed integrante il maestro Giorgio Ferini e l’istitutrice Laura Paviotti, storici attivisti rionali, ha presentato al Primo Cittadino un documento di valutazione inerente alle problematiche del quartiere della Stazione ferroviaria di Udine, “problematiche – ha detto il prof. Travain – estese, in parte, oramai anche al centro, alla città tutta ed al territorio, a cominciare dalle garanzie di sicurezza reale e non solo ‘percepita’; di un’integrazione invocante senz’altro luoghi ‘protetti’ di aggregazione e formazione civiche; di una promozione, in tema identitario, di un principio di unità nella diversità che si faccia carico di assicurare, oltretutto in termini di rete economica, al elemento friulano autoctono quel diritto alla sopravvivenza oggi minato dalla più selvaggia globalizzazione liberista oltreché dalle mafie ‘foreste’”. A seguire, il testo della suddetta “nota sullo stato di Borgo Stazione”, consegnata al sindaco prof. Fontanini. “Egregio Signor Sindaco, preme innanzitutto ricordare – visti gli scarsi o mancati riscontri che la Sua Amministrazione ha riservato in questi anni all’indirizzo del coordinamento in firma – l’identità degli interlocutori che a Lei si presentano qui cordialmente: sodalizio ideale, generoso manipolo di cittadini senza pretese di rappresentanza eppure animati, dal 2003, dal liberale vezzo di andare a raccogliere ed interpretare, alla stregua di un civico osservatorio, i desiderata di una porzione della comunità udinese. Ecco che, al comparire di certe strane fioriere in Roma, opera del Comune, ci siamo chiesti se l’Amministrazione di questa città abbia davvero chiari i temi fondanti che caratterizzano le problematiche del nostro quartiere. Nel caso specifico, effettivo deterrente contro i ciclisti indisciplinati sarà piuttosto l’auspicata ciclabile ‘Francesco Giuseppe I’ – come doveva chiamarsi Via Roma sotto quello stesso governo austriaco cui la città deve ferrovia e stazione –, inascoltata nostra proposta di alcuni anni addietro! In ogni caso, le operazioni estetiche, pur benvenute, restano un oppio utile a confondere ed a distogliere dai dati di fatto. I problemi reali del ‘borgo’ – l’antico ‘suburbio’ – della Stazione, disconosciuto come località dal recentemente riformato Statuto municipale e tutt’altra cosa rispetto a frivole e commerciali intitolazioni da comitato festeggiamenti, sono aspetti che intaccano la città intera oramai, sin nel cuore del suo Centro Storico. A che pro un posto fisso di polizia comunale, vecchia nostra istanza fatta tirassegno da chi, per misero vantaggio economico, preferiva affogare il rione in un’omertà complice che non appartiene alla più gloriosa civiltà friulana e – se permette – austroungarica, visto che proprio a quello Stato dobbiamo la rotaia che ci ha collegati al mondo? Lavorare sulla cosiddetta ‘SICUREZZA PERCEPITA’ non significa operare affatto per la ‘SICUREZZA’. Antidoto valido a quest’ambiguità può essere senz’altro quella ‘SICUREZZA PARTECIPATA’ di cui, per almeno un decennio, siamo stati in grado di far parlare i Questori udinesi. Anche il posto fisso di Polizia Locale, anche la presenza di Forza statale o di vigilanti privati al soldo municipale, possono divenire operazione estetica. Cittadini attenti ed animati da un senso civico irriducibile a prona obbedienza filogovernativa – diciamocelo pure – rompono le scatole, prontamente impedendo facili acconci della lettura dei fatti. Certe telefonate della cittadinanza alle Forze dell’Ordine per segnalare comportamenti sospetti, troppo spesso, paiono non incontrare la dovuta considerazione da parte del 112 o della Polizia Locale, che i cui addetti darebbero, non di rado, l’impressione di non comprendere la possibile gravità del dato, auspicandosi invece pronta individuazione dell’urgenza ed automatica conseguente mobilitazione. ‘Non abbiamo tempo!’; ‘Non abbiamo uomini!’; ‘Non è questa un’urgenza!’ costituisco risposte inaccettabili per il cittadino che si sente intaccato o che semplicemente vuole collaborare a garanzia di un legittimo bene comune. Riscontri simili non contribuiscono ad incrementare la sicurezza reale e tanto meno quella percepita. Un tale, perciò inesorabile, deterioramento dei rapporti tra cittadini e Forze dell’Ordine, al di là della consumata retorica cerimoniale ed unitamente al timore endemico di ritorsioni, farebbe instaurare un clima di omertà favorevole soltanto ai malavitosi. Segnalazioni additanti attività criminali dovrebbero essere considerate e verificate – e già autonomamente – con i mezzi propri specifici dei sistemi investigativi, non a rischio e pericolo dei cittadini più generosi e probi, sempre più dissuasi, così, dal compiere il proprio generoso civico dovere. ‘Tutto sotto controllo!’ si risponde, alle volte: ‘Siamo informati della situazione!’. Eppure lo spaccio continua ed avanza, strasegnalato, verso il Centro Storico, verso Piazza Venerio e il Castello. Tutto sotto controllo? Che vergogna, dunque! Vede, Signor Sindaco, abbiamo imparato soltanto a sperare, non certo a credere, nelle Istituzioni. Vorremmo poter sperare in noi stessi, in noi cittadini, ‘bessôi’ ma coesi, coesi e temibili, ma le condizioni non lo permettono. Alzi la voce, Signor Sindaco! Parli per chi non osa e per chi non vuole! Saremo con Lei, sempre, a viso aperto, da buoni friulani d’antica irriducibile tempra! Dica al Prefetto, dica al Questore, che la migliore Udine non si rabbonisce con parole di circostanza! Se lo Stato italiano non è in grado di garantire l’ordine oltre ad un ligio controllo dei Green Pass, dovremo, allora, prenderne atto e trarne le conclusioni debite. Mai accetteremo, mai rispetteremo Istituzioni che lascino libero o anche solamente condizionato campo alla malavita che insidia ogni giorno, in qualche modo, forse, alla fine, anche indisturbata – e spiace per quanti magari davvero s’impegnano per darle addosso – , le nostre contrade udinesi e friulane. Mai accetteremo un meramentepercepito’, sostanziale, ‘vivi e lascia vivere’ tra consorzio civile e devianza nociva. Si plaude senz’altro all’istituzione di un posto di polizia in Via Leopardi ed allo stazionamento di unità mobili in Via Roma – nostre vecchie richieste per il piazzale della Stazione – ma simili provvedimenti, unitamente ad un pattugliamento visibile più frequente non devono, quali rassicuranti parvenze, supplire ad una sicurezza reale in effetti inconsistente se non sostenuta da sistematico e reiterato controllo di legalità sulle frequentazioni abituali del rione. Dove sono le unità cinofile del Comune, al cui acuto naso non sarà facile, forse, sfuggire? Circa, poi, il grande tema dell’integrazione, soprattutto dei giovani e dei giovanissimi, che significa anche o innanzitutto opportunità di radicamento in una realtà locale cui possibilmente dare un contributo migliorativo, ci si chiede davvero cos’abbia fatto e che cosa intenda fare il Comune, mentre ‘branchi’ etnici, non per forza di cose oppositivi, muovono dalla Stazione verso il Centro alla ricerca di riferimenti che città e Istituzioni non hanno saputo sinora dare. Quant’acqua è passata, dunque, sotto i ponti delle nostre rogge, da quando proponemmo la costituzione di Casa Burghardt, cimelio storico del quartiere, in centro civico oltreché sede di circoscrizione, luogo ‘protetto’ di aggregazione interetnica e intergenerazionale? Quanto stolti eravamo e quanto miope il Comune che non ci ascoltò, fors’anche in ossequio a benemerite iniziative parrocchiali cui comodamente delegare in parte una gravosa funzione pubblica d’interesse prettamente civile? Borgo Stazione: esotico luogo della trasgressione, ritrovo di gente insofferente alle regole della civile convivenza, infinitamente attrattivo, quindi, per lo spirito d’avventura ed iniziazione al mondo che esercita sulle nuove deboli generazioni. Ebbene, dunque, se esso è divenuto così accentuatamente ambiguo luogo della trasgressione e non di una sana aggregazione goliardica per i nostri giovani, la colpa è, in fondo, delle Istituzioni, risultate incapaci di pilotare positivamente gli sviluppi socioeconomici e culturali della realtà locale. Non si tratta del nome, incredibilmente frainteso ed inviso, di ‘borgo’, attribuito nel 2003 dal nostro sodalizio ad un’anonima località, priva di coscienza identitaria profonda ed commercialmente abbarbicata piuttosto attorno a fascinose denominazioni ancorché parziali quali ‘Parioli’ ovvero ‘Quartiere delle Magnolie’. Non è un fatto di nome, ma di come il contesto così denominato sia a qualificare la sua stessa denominazione. Quanto si è speso seriamente il Comune, in questi anni e decenni, per reinventare un’identità, radicata e accogliente, nel quartiere storico della Stazione ferroviaria di Udine e per riscattare il rione dall’antica spocchia borghese ridotta ad anonima decadenza e votata al tracollo causa una globalizzazione selvaggia? Quali orizzonti? Quali basi storiche? Nulla risulta davvero di serio. Eppure senz’altro il Borgo Stazione ha anticipato un fenomeno ora dilagante anche nel Centro Storico ossia la graduale estromissione dei friulani oltreché del prodotto locale dalla rete economica commerciale del territorio. Ebbene, le leggi di questa Repubblica e le norme europee non permettono di tutelare oramai questi ‘panda’ indigeni? Che ce ne facciamo di uno Stato italiano, di una Repubblica nel suo complesso e di un’Unione Europea, se per noi nulla possono o vogliono fare di serio? La risolviamo con ‘polente e frico’ una volta all’anno ed un ‘tai’ a ‘Friuli DOC’ oppure facciamo una battuta o una scritta ogni tanto in friulano per tenerci su? Converrà, Signor Sindaco, che abbiamo ragione e che di fronte a questa sorta di snazionalizzazione locale le Istituzioni non ci hanno aiutato. Eppure veramente questa è la condizione necessaria per una serena integrazione tra autoctoni e non, tra friulani DOC e oriundi ‘foresti’, sempre più oggi numerosi e potenti. Non notare il fatto, magari in ossequio a una Costituzione, ultimamente molto bistrattata anche dalle massime Istituzioni statali, per timore di essere giudicati razzisti, risulta quanto meno intellettualmente disonesto. Dobbiamo considerare giusto, naturale, inesorabile che i friulani di famiglia autoctona ed il loro capitale siano in ritirata dalla scena non solo rionale ma cittadina? Questi sono i temi, i temi veri, sui quali il quartiere della Stazione poteva richiamare, forse ancora in tempo, ad iniziative di prevenzione di una ‘débâcle’ che è sotto gli occhi quanto meno di chi vuol vedere. Se non Le risultano certi dati, egregio Signor Sindaco, saremo costretti a meravigliarci. Lei capirà che ci vuole tenacia – davvero la ‘Fides Aquileiensis’ di cui si vantava il Sigillo civico, quello storico, quattrocentescoper affrontare a muso duro decenni di oblio o strumentalizzazione da parte di stampa e politica, d’ignavia, omertà od accuse furbesche e vili di gettare il discredito sul quartiere. Capirà che la nostra coraggiosa franchezza poggia su basi di amore assoluto per la nostra terra ed il nostro popolo ancorché talvolta sprovveduto e ingrato. Apprezzerà senz’altro questa nostra limpida, friulana, schiettezza, che sa farsi certo gratitudine sincera e pronta a fronte di leale corrispondenza. In allegato alla presente nota, voglia ancora gradire la RPS Borgo Stazione del 2019, priva di riscontri e, quindi, ancora utile e fresco documento su cui avviare seria riflessione”.

BS 20220217

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