EuroAquileienses 18.08.2021/I (en)

FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 18 August 2021

SEI SECOLI OR SONO FU GUERRA CIVILE, NON SOLAMENTE CONQUISTA FORESTIERA!”

Il prof. Travain, storico e “tribuno” culturale friulano, direttore scientifico del progetto “Nelle terre di Marco di Moruzzo”, intervistato ad “Avostanis” sull’eterna divisione dei friulani, che li condusse, nel Quattrocento, anche alla perdita dell’indipendenza.

Il 18 agosto 2021, nel quadro della serata intitolata “Provis viertis di culture furlane”, presso la suggestiva cornice rurale dell’agriturismo “Ai Colonos” di Villacaccia di Lestizza, iniziativa a cura del noto giornalista friulano sig. Federico Rossi nel quadro della trentesima edizione del festival “Avostanis”, la sindaca di Moruzzo, dott.ssa Albina Montagnese, e il prof. Alberto Travain, storico e leader del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” nonché del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, hanno presentato il progetto “Nelle terre di Marco di Moruzzo”, promosso dall’Amministrazione comunale moruzzese con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, progetto transfrontaliero teso a promuovere lo studio e la valorizzazione sul territorio delle memorie dell’ultimo alfiere dello Stato patriarcale aquileiese che eroicamente, unico tra i notabili del Friuli, andò incontro al patibolo, sei secoli or sono, per non sottomettersi al dominio veneziano. Rivolgendosi al prof. Travain, direttore scientifico del progetto stesso, il conduttore l’ha sollecitato ad esprimere un proprio giudizio sull’eterno e grave problema della divisione dei friulani, che anche nel lontano Quattrocento senz’altro ebbe a favorire l’avvento di un padrone forestiero. In buona lingua friulana, il professore ha risposto che allora si trattò davvero di una situazione alquanto complessa di guerra civile, in cui si scontrarono ambizioni tiranniche, reazioni libertarie, riscatto sociale e conservazione, oltre alle contrapposte strategie dei veri grandi potentati dell’area alpino-adriatica. Certo, ha detto Travain, che la guerra civile è orrenda, ma è anche pur tragica testimonianza dell’incedere dinamico, del maturare, di una collettività e delle sue componenti indisponibili a cedere alla più varia prevaricazione di queste sulle altre: lo scontro sociale e territoriale interno, fomentato o meno da questi o dagli altri, avrebbe, da un lato, politicamente e militarmente indebolito la compagine friulana di fronte alle minacce esterne; dall’altro, sarebbe stato naturale conseguenza dell’avanzante conflitto tra interessi e moduli di governo contrapposti e di davvero difficile conciliazione. Il risultato fu un’ancorché farsesca soggezione a Venezia che avrebbe dovuto farsi garante di uno status quo ante comunque già precario. Il conclusione, Travain, in pratica, ha sostenuto l’idea che i friulani, sempre divisi, siano in grado almeno di dividersi in termini edificanti: sulle virtù, sui valori, sui sogni, sui progetti: non per ragioni di becere ed invidiose rivalità personali o di parte, zuffe da pollaio che non fanno onore alle genti del Friuli.

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