EuroAquileienses 25.01.2021/I (it)

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 25 gennaio 2021

CIVISMO FRIULANO IN PIAZZA A CINQUE ANNI DAL CASO REGENI: “‘GUERRA FREDDA’ POPOLARE ALL’EGITTO!”

Rappresentanze dell’impegno civile e culturale a Udine con il Fogolâr Civic, presso la Colonna della Giustizia, dove, il giorno 25 di ogni mese, si rinnovano omaggio e presidio alla memoria del giovane martire civico friulano impunemente massacrato in Egitto nel 2016. Il presidente fogolarista prof. Travain: “Di fronte all’evidente carenza delle nostre Istituzioni politiche, qui ci vuole una ‘guerra fredda’ popolare, patriottica e umanitaria, sino a che non si otterrà giustizia dal Paese dei Faraoni!”. Spiegate in piazza bandiere storiche da combattimento di Udine e del Friuli.

Ricordare il Caso Regeni è rinnovare il ricordo del fallimento politico e diplomatico dello Stato italiano quale ente tutore dei suoi cittadini ed è anche un auspicio di rafforzamento drastico dell’Unione Europea nei confronti dei suoi Stati membri e dei loro egoistici particolarismi, negazione di ogni principio di solidarietà e coesione di cui certamente, nello specifico, Regno Unito e Francia hanno rappresentato l’esempio peggiore. Eppure l’Egitto deve pagarla: deve temere che il nostro popolo non s’acquieti sino a quando non vi sarà giustizia o non cadrà il regime l’ha negata per cinque lunghi anni. Se non, quindi, le nostre Istituzioni politiche, che hanno fallito, Il Cairo possa temere, allora, questo nostro popolo, questi nostri popoli, la gente migliore, quella dotata di dignità, di senso civico, patriottico, umanitario, non gli immancabili ‘rinnegati’ che seguiteranno mercanteggiare con lo Stato nilotico. Una ‘guerra fredda’ popolare, patriottica e umanitaria, su tutti i fronti: ecco l’unica concreta risposta possibile a un Paese dei Faraoni che, con il massacro di un nostro figlio, di un probo figlio del nostro Friuli Venezia Giulia, d’Italia, d’Europa, della Civiltà, ha impunemente ha oltraggiato tutti noi. Boicottare l’Egitto è ora imprescindibile dovere di ogni buon friulano, di ogni buon italiano, di ogni buon europeo, di ogni buon cittadino del mondo cosciente che la lotta alla tirannia si declina sempre localmente!”. Così si è espresso, il 25 gennaio 2020, presso la Colonna della Giustizia, a Udine, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, prof. Alberto Travain, commemorando, di fronte a valida rappresentanza del civismo culturale e popolare della Capitale del Friuli Storico, la ricorrenza del quinto anno della tragedia di Giulio Regeni, il ricercatore friulano ucciso in terra d’Egitto nel 2016, per i cui sequestro, tortura e assassinio la Procura di Roma ha vanamente citato in giudizio gli agenti segreti egiziani Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. “Non si può non essere preoccupati oggi per le sorti dello studente Patrick Zaki, di Mansura, universitario bolognese, detenuto arbitrariamente da uno Stato tirannico quale è la Repubblica Araba d’Egitto. Non si può non essere preoccupati, poiché è evidente che la via pacifica alla soluzione dei contenziosi con i barbari non è possibile. E poiché ogni tirannia è barbarie, non è pensabile di convertirla alla civiltà, dicesi rispetto dei diritti umani, con le buone maniere, le vie diplomatiche, carteggi e fiere dichiarazioni, mentre, tronfia, impera, disponendo di vita e di morte. Insomma, bisognerà intendersi su quali siano le forme migliori per neutralizzarne la forza bruta. Mussolini e Hitler non furono fermati da pur degnissime toghe e feluche! Tenere accesa la fiammella del ricordo del Caso Regeni purtroppo significa anche rammentare che i modi garbati, civili, pacifici, non approdano ad alcunché quando gli interlocutori sono di un altro mondo, con altri ideali, riferimenti e parametri. Una verità amara ma umanamente la verità! Io sono dell’idea di quel nostro terribile Tristano Savorgnan, che voleva impedire a Carlo VIII di Francia d’invadere l’Italia… con una semplice congiura domestica!”. Questo ha soggiunto il professore udinese, concludendo con il motto friulano “Cui triscj buinis no valin!”, a dire, insomma, che le buone maniere a nulla approdano di fronte a una malvagità che non si fa a tempo a convertire al bene prima che si muova a suo detrimento. Presenti figure del più vario impegno sociale e culturale della piccola capitale friulana. Diversi i nomi degli intervenuti: Anna Rosa Caeran, Renata Capria D’Aronco, Marisa Celotti, Milvia Cuttini, Iolanda Deana, Luisa Faraci, Paolo Jacob, Maria Pravisano, Paola Taglialegne. Presenti rappresentanze dell’Associazione Udinese per il Recupero della Democrazia Storica Partecipata “Pro Arengo Udine”, del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, del Club per l’Unesco di Udine, del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”, del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis” nonché del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo. Il presidio commemorativo si è concluso con un simbolico spiegamento di bandiere storiche da combattimento udinesi e friulane attorno alla Colonna della Giustizia, dove il 25 di ogni mese viene rinnovato l’omaggio spontaneo alla memoria del giovane moderno martire cosmopolita regionale e la deposizione di targhe e memorie rivendicative d’inesorabile giustizia.

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