EuroAquileienses 25.01.2022/II (it)

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 25 gennaio 2022

LA MIGLIORE UDINE E IL MIGLIOR FRIULI NON TRADISCONO IL SANGUE DI UN EROICO FIGLIO!”

Nel sesto anniversario dell’impunito scempio di Giulio Regeni, per iniziativa di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl, è stato rinnovato nella “Capitale” friulana l’oramai quinquennale presidio civico mensile alla locale colonna forense detta “della Giustizia”. Il presidente fogolarista prof. Travain: “Siamo stati tenaci nel serbare acceso il lume dell’orgoglio ferito di un popolo!”.

Nel sesto anniversario del Caso Regeni, nella “capitale” friulana, Udine, il più battagliero civismo locale ha rinnovato il presidio commemorativo e rivendicativo che mensilmente viene reiterando da cinque anni, ogni giorno 25, presso la colonna forense urbana detta “della Giustizia”. In prima linea, dal 2017, il movimento del Fogolâr Civic e il correlato circolo universitario “Academie dal Friûl”, entrambi guidati dal prof. Alberto Travain, che ha tenuto ai consoci un accorata orazione di circostanza: “È dal 25 gennaio 2017, dal primo anniversario dello scempio di quel nostro giovane ricercatore in terra d’Egitto, che, il giorno 25 di ogni mese, il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico ‘Fogolâr Civic’ e il Circolo Universitario Friulano ‘Academie dal Friûl’, insieme ad altre realtà sociali della Capitale del Friuli Storico, sono a rinnovare, sotto questa Colonna della Giustizia, irosa rimembranza dell’oltraggio subito dalla nostra nazione, quella friulana, e dall’intero popolo italiano nonché dal suo Stato. E sono a rilevare, mese dopo mese, anche l’inefficacia di quello Stato come autorevole ed implacabile tutore della sicurezza e della dignità di un suo valente cittadino, della sua famiglia e dell’intera comunità del Paese. S’è registrata una condotta ondivaga, quasi un timore reverenziale nei confronti di un Egitto sempre baldanzoso e fedifrago, irriducibile nella sua superba sicurezza di fronte a un’Italia ‘corrotta’ dalla minaccia di vedere intaccati i suoi interessi economici e politici sul Nilo. S’è sempre anche detto quale vergogna al confronto con l’Italia antica di Cesare Ottaviano, che reagì con forza alle mene dell’infida potenza d’Oltremare. Confronti da non farsi per non perdere la faccia ed, in questo caso, per non ricordare anche che, alla testa delle nostre legioni romane alla presa di Alessandria vi fu proprio un friulano: Cornelio Gallo! Abbiamo perseverato, io in particolare, anche contro critiche e scetticismi e contro la censura della carta stampata e delle televisioni. Abbiamo ed ho perseverato, non alla ricerca di notorietà alle spalle della tragedia di un figlio di tutti noi, bensì nonostante l’oblio e talvolta la derisione di piccoli e grandi, del popolaccio più becero e dei più boriosi ed ignavi governanti ed amministratori. Anche certamente in omaggio alla nostra irriducibile testimonianza civica, il Comune di Udine resta tra i pochi in regione ad ostentare, sul proprio Palazzo municipale, il giallo striscione rivendicativo di ‘Verità per Giulio Regeni’, sano ma raro patto tra galantuomini, tra cittadini e amministratori, al di là delle divergenze politiche. Siamo stati tenaci. Abbiamo fatto di questa colonna, monumento storico senza più vera linfa vitale, un altare civico della memoria e della rivendicazione di giustizia nell’attualità. Siamo stati tenaci, da caparbi udinesi e friulani, da irriducibili aquileiesi del miglior ceppo. Non abbiamo permesso ossia non abbiamo contribuito a lasciare che Giulio Regeni, cui mille e mille generosissime realtà d’Italia ancora continuano a dedicare, nei più vari modi, sincero affetto, indomita memoria ed istanza di riscatto, fosse scordato od evitato come incomodo proprio nella sua regione natia ed in quella città che, pur non essendo probabilmente suo riferimento preponderante, ne era, comunque, il capoluogo provinciale ed il cuore morale di una Friulanità cui egli, senz’altro cittadino del mondo, pare comunque non rinnegasse. Siamo stati tenaci, ma anche testimoni della viltà e della meschinità di non pochi ‘sorestants’ e ‘sotans’ di questa regione, in mille settori, incapaci fondamentalmente di apprezzare e di valorizzare l’eroicità del sano idealismo del ‘nostro’ Giulio, vero fil rouge che riannoda le trame del tragico epilogo della sua vita. ‘Coiars’, bovari prima di ogni altro, questi friulano-giuliani incapaci di leggere tale vicenda innanzitutto con occhi di patriottico e sincero affetto oltreché di stima e orgoglio collettivo per un giovane figlio della propria terra straziato nelle carni e nell’anima a causa dell’evidentemente scomodo rigore morale e scientifico di certi suoi studi socioeconomici, invisi al regime occidentalizzante – si fa per dire – del generale egiziano al Sisi, ambiguo interlocutore se non beniamino degli alleati ‘atlantici’. Il Caso Regeni è stato ed è cartina di tornasole della risposta di uno Stato, di un popolo, di una comunità locale e regionale oltreché di un consesso internazionale di fronte al dilemma tra predilezione per un qualche tornaconto economico e politico e senso dell’onore e della dignità oltreché dell’affetto rivolto al sangue della propria gente. I friulano-giuliani o forogiuliani che dir si vogliano effettivamente non ne escono, nel loro complesso, troppo a testa alta. Meno di altre genti della Penisola hanno saputo tenere accesa quella tensione rivendicativa che iniziative istituzionali e sociali capillari in tutto il Paese hanno, invece, cercato di reiteratamente di rinfocolare. Oltre all’eroica testimonianza dei genitori, alle manifestazioni a Fiumicello ed a qualche altro evento in cui detta tragedia è stata richiamata; oltre a qualche striscione tuttora appeso al balcone di qualche casa e, sempre più raramente, di qualche municipio, quale è stata la ferma, temibile, reazione del nostra cittadinanza nonché di certe sue Istituzioni? Si ricordano, per degrado, più facilmente gli striscioni tolti dal Palazzo comunale triestino e dalle sedi della Regione. Personalmente, io ricordo la ‘guerra’ che mi fu mossa, in ambito scolastico, ora da dirigenti ora da genitori e politicanti, quando, in qualità e con la competenza di un docente di materie umanistiche, ebbi a proporre il Caso Regeni come argomento d’attualità da cui procedere interdisciplinarmente a fini formativi ed educativi: ricordo gli ostacoli ed i dissensi in particolare a Fagagna e Feletto ossia a Tavagnacco: il caso peggiore, a Pasian di Prato, ad un anno dall’assassinio di Regeni: ‘Diu ju strafulmini là che a son!’. È stato questo Friuli ‘profondo’, per me, veramente l’esempio peggiore, a livello sociale, più inaccettabile, nella risposta data all’oltraggio che ogni buon friulano doveva sentire rivolto a sé stesso. Non è andata così. Non solo non siamo, in parte non infima, migliori di altri, bensì – e non di rado – fors’anche peggiori: in non pochi casi ignobilmente, miseramente, senza sensibilità. Ma noi siamo qui, oramai da tanti anni, a dire che non tutti i friulani tradiscono la memoria dei figli e la dignità della loro nazione. E ciò per amor proprio, per amor di patria e certo per affetto nei riguardi un figlio, a quanto si riscontra, valorosissimo della nostra terra!”. Ha preso la parola, a seguire, la prof.ssa Renata Capria D’Aronco, figura eminentissima del civismo udinese oltreché vicaria del Fogolâr Civic e dell’Academie dal Friûl, la quale ha rimarcato, non senza commozione, l’irriducibilità davvero “aquileiese”, “udinese”, “friulana” d’altri tempi, con cui il presidente prof. Travain ha voluto serbare la fede giurata come presidio sociale locale della memoria e della rivendicazione di giustizia a favore del giovane martire civico friulano contemporaneo. “Nostro dovere supremo è difendere e rivendicare tutela per gli ‘ultimi’, tanto per citare il nostro Padre Turoldo, per i calpestati senza alcun scudo di protezione e senza speranze di utile riscatto. Nostro dovere è essere qui a testimoniare che vi è un Friuli civico che non si arrende all’inesorabile e che non cede le armi a vergognoso oblio!”. È intervenuta anche la giornalista Laura Zanelli, convinta sodale fogolarista, la quale ha auspicato che la speranza di una soluzione degna del caso non debba tramontare. Di primo mattino, il 25 gennaio 2022, il presidente prof. Travain aveva inviato anche un amaro messaggio ai Prefetti governativi nei capoluoghi del Friuli Storico additando il nulla di fatto sulla gestione del Caso Regeni, dopo sei anni, come un incredibile fallimento dello Stato italiano quale tutore dei suoi cittadini. In Piazza Libertà, quindi, presso la Colonna della Giustizia, a Udine, uno spontaneo picchetto civico d’onore – formato dalle fogolariste prof.ssa Renata Capria D’Aronco, sig.ra Marisa Celotti, sig.ra Laura Paviotti, sig.ra Paola Taglialegne e sig.ra Laura Zanelli: cinque come i “quintieri” della “Capitale” friulana – ha reso gli onori alla memoria del dott. Giulio Regeni deponendo una targa e cinque rose gialle a rappresentare la militante istanza rivendicativa di riscatto del popolo udinese e del migliore Friuli. E cinque nastri gialli sono stati appesi, poi, ad un ceppo dell’antistante Loggia del Lionello, evocazione dell’antica gogna municipale, a richiamare afflati di libertà contro ogni tirannide: luogo presso il quale “al ribalton dai tirans” la delegazione civista ha brindato ai datti di tutti i tiranni del mondo. Intervenuto anche l’arch. Amerigo Cherici e pervenuti messaggi di partecipazione dalla caposezione fogolarista sig.ra Milvia Cuttini e dai consiglieri maestra Manuela Bondio, sig. Giuseppe Capoluongo, sig. Daniele Lizzi, sig.ra Rosa Masiero e maestra Rosalba Meneghini.

Precedente EuroAquileienses 25.01.2022/II (en) Successivo EuroAquileienses 25.01.2022/II (fur)