EuroAquileienses 25.02.2022/I (fur)

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 25 Fevrâr 2022

KIEV COME AQUILEIA (E FIRENZE)? L’EROISMO DEI PICCOLI CONTRO LA TIRANNIDE DEI GIGANTI

Solidarietà da Udine al Paese dalla bella bandiera giallo-azzurra. Il presidente di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl, prof. Travain, commenta da Udine, nel cuore d’Europa, la grave situazione al “limes” orientale dell’Occidente: Friuli ed Ucrania non hanno soltanto in comune i colori, ma anche il mito eroico della resistenza a oltranza. In ogni caso USA e UE hanno abbandonato gli ucraini ai russi. E questo è vergognoso!”.

Secondo il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, questa non sarà una guerra mondiale ma solo locale, a tutto discapito dell’Ucraina, poiché l’Occidente avrebbe “sbagliato” i modi ed i tempi di un utile intervento. “È chiaro che se ci fossero state le truppe europee e americane schierate a difesa di Kiev ben prima dell’attuale attacco russo, Putin si sarebbe guardato dallo scatenare davvero una Terza Guerra Mondiale. Ora Mosca invadendo l’Ucraina non scatenerà un bel nulla. Si tratterà di una guerra locale ovvero di una nuova ‘questione dei Sudeti’ che vide Hitler, senza ancora giungere ad un conflitto globale, invadere la Cecoslovacchia con la scusa di tutelare la minoranza tedesca oppressa. Le sanzioni? Non sono mai un deterrente contro gli invasori ed oggi ancor meno, in un mondo sempre più interconnesso ed interdipendente sul piano energetico ed economico, cosa che certo riduce di molto adesione e condivisione riguardo a tali provvedimenti. Le sanzioni non sono altro che un modo per far finta di fare la guerra evitando di farla, per fare gli indignati: ‘can che abbia non morde’. Già le canzoni italiane fasciste Sanzioniamo questo” e Noi tireremo dritto’ negli anni ‘30 del Novecento si permettevano di rispondere beffardamente alla comunità internazionale che aveva disposto contro l’Italia simili misure per punirla a seguito dell’invasione dell’Impero etiope. Ebbene quell’Italia fu scacciata dall’Africa orientale solo con la Seconda Guerra Mondiale. Molto c’è da riflettere, non solamente a livello internazionale, sulla reale deterrenza dei mezzi pacifici quando si tratta di ricondurre i tiranni all’ordine. È normale che la Russia non accetti di vedersi sulla porta di casa un Paese schierato dall’altra parte ed è normalissimo che quel Paese lo faccia proprio per garantirsi reale autonomia dall’Orso post-sovietico. Che quell’Orso oggi tenti una guerra lampo per ridurre l’Ucraina ed i suoi Governi a più miti consigli giungendo persino a occupare il Paese gli è stato permesso da un Occidente le cui carenze di audacia non si può dire siano censurabili ma non certo non prive di conseguenze nefande per chi ancora credesse in un civile consorzio internazionale pronto a garantire i diritti degli oppressi. È chiaro che noi friulani, con l’Ucraina condividiamo non solo i colori della bandiera, ma l’ideale davidico, nostro antichissimo, aquileiese, del piccolo che affronta vittoriosamente il gigante, esperienza realmente sperimentata nel 238 dai nostri avi quando affrontammo il ciclopico imperatore Massimino il Trace: un ideale anche splendidamente italico, che Firenze seppe portare in piazza scolpito da Michelangelo per gridare in faccia agli imperi che l’Italia libera non si piega. Ideali. Di ideali si vive ed anche si muore, ma soltanto essi danno la statura, ancorché velleitaria, del nostra dignità di persone e di popoli. In questo momento, noi, remoti figli della sempiterna Aquileia, non possiamo non essere con Kiev, che comunque ha già dimostrato coraggio e ora sappia decidere se è davvero il caso di consacrare altre vite all’epica!”. Sconsolato ma realistico il leader culturale civista friulano, che ha commentato da Udine, al crocevia del Vecchio Continente, la tragedia dell’aggressione russa all’Ucraina: “Così si è evitata, almeno si spera, una guerra mondiale ma non che un piccolo popolo soccomba di fronte alla potenza prepotente del più forte. Non è certo questo un modo di procedere a testa e per il bene comune. Noi eurocomunitari, certamente insieme agli statunitensi, in fin dei conti abbiamo illuso quel povero Paese di un appoggio che alla fine non abbiamo dato, al di là delle chiacchiere e… delle sanzioni, di fronte alle quali:Brr, che paura!’”.

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