EuroAquileienses 26.07.2022/I (it)

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 26 luglio 2022

QUANDO UDINE SALVÒ VENEZIA INCHIODANDO L’EUROPA IN BALDASSERIA

Fogolâr Civic e Academie dal Friûl di nuovo nei luoghi della resistenza contro la Lega di Cambrai. Il presidente sociale prof. Travain: “Il Comune e non solo ricordi che le periferie hanno una storia non meno importante del Centro Storico!”. Mentre ancora la moderna effige della Madonna del Viandante evoca le rimembranze del cinquecentenario, grazie all’incuria delle Autorità, scompare l’affresco dell’ancona udinese di Via Cividale, testimone di tanto civico eroismo in quei secoli lontani.

Al mattino dopo, dal campo nemico, dodici colpi di artiglieria salutarono la città che non si era arresa. L’esercito del grande impero dell’Europa centrale si ritirava verso Cividale, dopo aver tentato di prendere Udine a danno della Serenissima, assediata dall’intero continente. Baldanzosi miliziani cechi, croati e tedeschi, schierati a migliaia nella piana nel Cervello ossia nell’odierna Baldasseria, sicuri di vincere, si erano visti, nella serata del 26 luglio 1509, caricare dai fanti contadini friulani – le cosiddette Cernide – e dalla cavalleria del Parlamento regionale unitamente agli incursori albanesi e greci al servizio di Venezia. Non ebbe dubbi il Duca di Brunswick, capo della poderosa armata internazionale che avrebbe cercato di piegare Udine dopo essere stata ricacciata dalla fortezza Chiusaforte, difesa da un manipolo di fierissimi venzonesi. Al mattino del 27, incredula, ‘la capitâl dal Friûl’ poteva, quindi, festeggiare. E avrebbe festeggiato, pur messa in fuga, assalendo alle spalle l’esercito nemico, mentre si accingeva ad assediare Cividale!”. Così, martedì 26 luglio 2022, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, ha rievocato, di fronte a qualificata accolta del civismo culturale locale, la resistenza della città di Udine e, con essa, del Friuli veneziano contro gli eserciti della Lega di Cambrai, alleanza continentale votata alla rovina della potentissima e spregiudicata Repubblica di Venezia, che allora predominava anche in ambito forogiuliano. “Non siamo affatto a celebrare Venezia, predatrice come gran parte delle dominazioni imposto. Riconosciamo, con il Machiavelli, che la Serenissima allora poteva anche rappresentare, per umile popolo, una speranza, ancorché mal riposta, di riscatto dalla tirannide di feudatari e notabili locali. Non siamo qui a discutere di questo: il messaggio ossia la lezione che oggi vogliamo trarre innanzitutto da queste memorie è un principio di difesa della patria o meglio ancora della dignità e dell’orgoglio locali, che sarebbe necessario rivitalizzare in chiave contemporanea e civista più che patriottarda e magari nazionalista. La nostra piccola prima patria comune è il luogo in cui viviamo e che condividiamo ed è soprattutto o dovrebbe essere una comunità unita se non da accordo quanto meno da affiatamento. Ai feroci eserciti d’altra natura che anche oggi incombono sui nostri destini sarebbe utile opporre almeno la stessa guascona o aquileiese fierezza. Ecco la funzione concreta della Storia e della sua traduzione in mito nella formazione o preservazione di mentalità utili al bene comune, individuale e collettivo! Ed ecco, dunque, perché siamo qua!”. Moderna bandiera “da guerra” del Friuli, perciò, spiegata di fronte all’icona della Madonna del Viandante, alla confluenza tra le vie Baldasseria Bassa e Lauzacco, in quell’antica località di confine del Comune di Udine, detta in tempi remoti “croce” o “crocevia” del Cervello; nastro tricolore civista friulano ed europeo sull’adiacente roiello, a commemorare come “achì denant, ai 26 di Lui 2009, si à memoreât che, 500 agns prin, Udin e Friûl a àn parât cu lis armis Vignesie de invidie di dute Europe, sfidant la armade dal gjenerâl Brunswick, che e à scugnût molâ il grant bloc de citât capitâl furlane, butantsi su Cividât”: “Fogolâr Civic e Academie dal Friûl no dismentein, ancje ricuardant vulintîr di prin sosten des comemorazions dal 2009 pre Bordignon, plevan che mai trop si visisi, e il studiôs mestri Orzan”. Nella delegazione civista: la prof.ssa Renata Capria D’Aronco, presidente dell’Arengo udinese oltreché del Club per l’Unesco di Udine e prefetto del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo; i decani fogolaristi maestra Manuela Bondio e sig. Eugenio Pidutti oltre alla caposezione rionale sig.ra Anna Rosa Caeran e alla giornalista Laura Zanelli, sodale travainiana ma anche presidente dell’Associazione Giulietta e Romeo in Friuli. A seguire, la comitiva culturale ha compiuto un sopralluogo del borgo storico, in età moderna detto anche Lisbona, ricordando l’accoglienza fatta all’imperatore Napoleone nel 1807 ed i patti di resa della città insorta contro gli Austriaci nel 1848. In tale contesto, il presidente prof. Travain ha rimarcato l’evidenza di un assente od inefficace piano di coordinamento pubblico della tutela del complesso, chiaramente affidato ad una privata buona volontà, competenza e buongusto. “Non è affatto questo il modo di salvaguardare la nostra Storia!” ha sottolineato il “tribuno” civista. La rappresentanza ha, poi, visitato il sito della suggestiva cappella suburbana ottocentesca della Madonna degli Angeli, rinnovandovi, specificamente in quella sede, il ricordo del “grande ma anche parrebbe dimenticato parroco del quartiere, don Tarcisio Bordignon, indelebile amico e cappellano onorario del Fogolâr Civic”, che proprio da lì, in agosto, rinnovava ogni anno la tradizionale processione di quelle campagne. “Ed in queste campagne, Palazzo D’Aronco deve sapere che alberga, silente, una memoria storica per nulla minore rispetto a quella delle vie del Centro!” ha commentato Travain, terminando la sortita culturale civista surbana con un omaggio all’abbandonata ancona di Via Cividale, all’angolo di Via Brigata Re, testimone di eroici episodi di quel 1509, la cui cadente immagine sacra, segnalata più volte alle Autorità dal Fogolâr Civic per il suo stato di grave degrado ora è distrutta completamente, sgretolata nel giro di qualche lustro, “superstiti soltanto i riccioli di un cherubino, il cui viso intanto è andato in frantumi”: “Ecco il rispetto che dobbiamo avere di Soprintendenze alle belle arti, Comuni, ed in ultima analisi, di una Repubblica e di una Nazione che anche qui, spudoratamente, hanno dimostrato di tradire la loro tanto falsamente idolatrata Costituzione!”.

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