EuroAquileienses 27.05.2022/I (en)

FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 27 May 2022

OMAGGIO AL “PRINCIPE” E AL “CHE GUEVARA” DEL POPOLO DEL FRIULI

Fogolâr Civic e Academie dal Friûl hanno ricordato, a Udine, Antonio Savorgnan, primo leader moderno popolare friulano, nell’anniversario del suo assassinio, a Villaco, nel 1512. Private rimembranze presso il tiglio a lui dedicato dieci anni or sono. Particolari onori negli undici secoli della signoria savorgnana in regione. Il promotore prof. Travain: “Fu paladino di partecipazione e cerniera udinese tra città e territorio”. Tra i partecipanti, il dilemma retorico: “Meglio i Savorgnan che governavano Udine con il popolo oppure i moderni Amministratori che lo fanno senza?”.

Si fa presto a dire populismo e si fa presto anche a dire eversione: senza il populismo di Antonio Savorgnan, propugnatore di una scuola pubblica interclassista e di un monte dei pegni particolarmente benevolo nei confronti della povera gente, patrocinatore legale degli umili e delle comunità angariate dai potenti locali, le classi subalterne forse non avrebbero nemmeno osato concepire simili istanze; e senza il ‘golpismo’ di Antonio Savorgnan, il ‘Profeta’ dei rustici che trasformò i contadini friulani in un esercito nazionale ed in un controparlamento civico opposto all’antico parlamento regionale dei governanti, mai il Friuli avrebbe avuto certi primati in Italia e in Europa. ‘Toni Bocâl’, così era chiamato scherzosamente, per la cicatrice che, giovanissimo, si era fatto in fronte, a causa dell’oggetto lanciatogli addosso durante una lite, fu veramente, mutatis mutandis, un ‘Che Guevara’ friulano, come lo definiva anni or sono il compianto prof. Detalmo Pirzio-Biroli, del ramo gentilizio Savorgnan di Brazzà. Ed effettivamente i documenti accennano a un’ideologia socioculturale variamente espressa e recepita tra le popolazioni mobilitate da un personaggio che, a differenza del gran tribuno sudamericano, aspirava alla signoria sulla propria patria, pur affrancata da domini esterni e baronie locali. Come il ‘Che’, il Savorgnan era certamente uomo di cultura: laureato a Padova, ostentava più spesso, per astuto vezzo populista quando non forse per convinzione, il titolo accademico al posto di quello nobiliare! Quella di Antonio è la singolare figura che ha reso ancorché indebitamente i Savorgnan popolari, sebbene in genere non si distinguessero dall’ordinario di una feudalità certo non estranea all’esercizio della prepotenza. Colui che, ‘Principe’ machiavelliano, fu la spietata mente del massacro della concorrente nobiltà friulana nella terribile ‘Joibe Grasse’ del 1511, prima grande insurrezione di popolo della storia europea moderna, finì assassinato a Villaco, da mano patrizia armata dalla Serenissima, 510 anni or sono. Ebbene, dieci anni fa andammo in Austria a posta per ricordarlo e per ricordare anche quel vicentino, raro esempio di fedeltà, che fu l’unico a rimanergli al fianco e a morire con lui quel 27 maggio 1512. E dieci anni or sono, qui, ‘tor i gorcs’, tra la città storica e i borghi udinesi, avanguardia urbana delle campagne, piantumammo questo bel tiglio, albero e simbolo tradizionale delle antiche democrazie locali, di cui il Savorgnan fu patrocinatore e beniamino ad un tempo, saldando come non mai istanze popolari cittadine e rurali! Ebbene, cinque secoli dopo, la nostra cittadinanza non detiene affatto, sotto la Repubblica Italiana, gli stessi diritti partecipativi che aveva al tempo di Antonio Savorgnan. Allora c’era un Arengo in cui si poteva proporre e disporre direttamente oltre certo ad eleggere una deputazione a guidare il Comune. Oggi c’è un Comune che la partecipazione popolare non la considera nemmeno. E non parliamo dei quartieri, ridotti a parvenza di espressione civica attraverso consigli rionali nominati dall’Amministrazione! È evidente, quindi, che non è un vezzo o mero folclore ritrovarsi qui, dopo tanti secoli, a ricordare Antonio Savorgnan, ambizioso e spregiudicato paladino, sorta di genius loci, di una vicenda di democrazia popolare che, con tutte le controindicazioni del caso, rimane, in parte, esperienza civica insuperata!”. Ecco uno stralcio dell’allocuzione del presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, che venerdì 27 maggio 2022, ha ricordato, a Udine, il 510° anniversario dell’assassinio di Antonio Savorgnan, primo leader popolare friulano moderno, presso il tiglio che lo commemora, all’angolo tra le vie Crispi e Morpurgo, albero ivi piantumato dai sodalizi in parola, dieci anni or sono, nel quinto centenario di detta rimembranza, collaborante allora il Comune di Udine retto dal sindaco prof. Furio Honsell. È intervenuto al privato momento commemorativo civico spontaneo anche l’arch. Roberto Pirzio-Biroli, noto professionista, apprezzato intellettuale ed appassionato fogolarista, figlio del detto prof. Detalmo, che del suo castello di Brazzacco ha fatto, in questi decenni, un mausoleo della memoria di Casa Savorgnan: “Sono qui, emozionato, anche a nome del compianto mio padre e idealmente del prof. Cecil Clough, anch’egli scomparso, poiché entrambi insieme restituirono alla coscienza del casato e del nostro Friuli il ricordo di una vicenda intima divenuta, nell’epica shakespeariana, la grande tragedia di ‘Romeo and Juliet’”. Ha preso, poi, la parola la presidente dell’Arengo udinese contemporaneo, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, che, portando il saluto della cittadinanza costituita in assemblea popolare, ha ringraziato il prof. Travain “per questo richiamo alle pur controverse radici del vissuto storico democratico della comunità udinese”, ricordando in particolare “l’attenzione sociale espressa, sinceramente o meno, dal Savorgnan in quei secoli lontani ed una difesa degli organi di partecipazione popolare di cui il nostro presente è istituzionalmente orfano”. Attorno al Tiglio Savorgnan, dunque, qualificata delegazione del fogolarismo cittadino, con le caposezione maestra Manuela Bondio, sig.ra Paola Brochetta, sig.ra Anna Rosa Caeran e sig.ra Marisa Celotti, rispettivamente capoquintiere dei rioni sociali udinesi di Mercatovecchio, Mercatonuovo e Aquileia; il vicecapoquintiere di Grazzano, sig. Giuseppe Capoluogo e quello di borgo Gemona, sig.ra Rosa Masiero, oltre alle sodali sig.ra Paola Della Vecchia e maestra Laura Zanelli. “In questa ricorrenza degli undici secoli della signoria savorgnana in Friuli – ha concluso il prof. Travain, rinnovando menzione delle rimembranze che Fogolâr Civic e Academie dal Friûl stanno dedicando nel 2022 alla più antica notizia inerente al castello di Savorgnano, erroneamente data 921 ma riferita all’anno successivo – noi non siamo certo a celebrare una famiglia ma a ricordare il controverso rapporto che il nostro popolo ha avuto con essa, stirpe di tiranni ed eroi, ma assoluti protagonisti della storia del Friuli!”. Peculiare omaggio alla memoria di Antonio – che l’arch. Pirzio-Biroli ha associato in qualche modo anche alla figura dell’omonimo console romano immortalato da William Shakespeare nell’atto di aizzare il popolo contro gli assassini di Giulio Cesare, patrono della plebe romana calpestata dai patrizi è stato senz’altro lo spiegamento del grande Tricolore civico friulano moderno, di dieci metri, opera del 2005 uscita dalle mani della compianta prima decana fogolarista sig.ra Mirella Valzacchi, evocante oltretutto i colori della Contadinanza ossia l’eccezionale controparlamento popolare del Friuli, patrocinato proprio dal Savorgnan. Ed, a chiusura, il triplice grido di battaglia della fazione storica popolare friulana degli Zamberlani è tornato a risuonare a Udine, tra i borghi e la città, rinnovato nei richiami all’attualità contingente. Tra i partecipanti, anche pittoreschi ma pregnanti cartigli di civica riflessione, in udinese, friulano e italiano, recanti il retorico motto “Meglio i Savorgnan che governavano Udine con il popolo oppure i moderni Amministratori che lo fanno senza?”. Presso l’alberello, che cresce rigoglioso, è stata anche lasciata una didascalia, a beneficio pubblico, con il seguente testo, in lingua friulana, idioma assunto dal Savorgnan quale emblema politico popolare: “Chest tei, simbul vieri di democrazie rustiche, lu à implantât, tal 2012, tra citât storiche e borcs di Udin, il Moviment Civic Culturâl Alpin-Adriatic ‘Fogolâr Civic’ dal prof. Travain, dutun cul Comun dal sindic prof. Honsell, par ricuar Toni Savorgnan, tant tiran che eroi, menadôr di popul furlan prin moderni, sui 500 agns che lu àn netât fûr a Vilac siei contraris di Furlanie ai 27 di mai 1512, difindût nome di un vicentin, muart cun lui, fidelissim… 27.05.2022 pai 10 agns”.

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