EuroAquileienses 29.11.2021/I (fur)

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 29 Novembar 2021

DOV’È IL QUIRINALE MENTRE GLI ITALIANI SI DIVIDONO DI NUOVO IN GUELFI E GHIBELLINI?”

Accorato discorso del prof. Travain, presidente di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl, a Udine, nell’ambito della manifestazione “Esercitazioni di democrazia”: “Fomentare la divisione e l’intolleranza ammantandole di civismo è eversione!”.

Alta, tonante, autorevole, si è levata sabato 27 novembre 2021, a Udine, anche certo la voce del presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, all’incontro pubblico “Esercitazioni di democrazia VI – Il Covid raccontato dai protagonisti. Testimonianze di cure domiciliari, di effetti avversi post-vaccino e altre esperienze legate alla gestione dell’emergenza Covid”, organizzato nell’arena del Parco Loris Fortuna, in Piazza Primo Maggio, dai sodalizi “Studenti contro Green Pass Udine” e “Comitato personale UNIUD contro il Green Pass”. Inaugurando gli interventi civici, il presidente prof. Travain ha subito chiarito di non essere, in linea di principio, né contro i vaccini né contro i green pass come forme di contrasto al dilagare di una pandemia. Travain ha, invece, puntato il dito contro “un Governo che ha preferito la furbesca tattica di dividere e di discriminare gli italiani intorno al falso riconoscimento di una libertà di scelta vaccinale piuttosto che unirli nella rivolta contro eventuale diffusa imposizione. Un atto moralmente, socialmente, politicamente criminale. Infinitamente più onesto il Governo austriaco, che ha imposto ora il vaccino a tutti e a tutti sinora ha garantito vaccini o tamponi gratuiti, vera libertà di scelta, non ricatto economico ‘all’italiana’ sulle classi più umili di lavoratori di una Repubblica che si dice fondata sul Lavoro e s’impegna costituzionalmente a rimuovere le disuguaglianze. Il Governo italiano è, a questo punto, responsabile e imputabile di eversione: altro non è questo fomentare la divisione e lo scontro sociale accreditando dogmaticamente l’idea che la scelta giusta sia stata quella dei vaccinati e l’opzione sbagliata quella dei no vax le cui censura e discriminazione vengono promosse, oggi, e legittimate come alta espressione di senso civico. L’intolleranza filogovernativa intesa come senso civico? Perfetto! A che punti siamo arrivati? Dov’è il Presidente della Repubblica, quell’autorevole padre di famiglia che dovrebbe unire gli italiani: richiamare tutti a equilibrio e armonia? ‘La vaccinazione è un dovere morale e civico per ridurre la pericolosità del virus’: con queste parole, nel luglio scorso, alla Cerimonia del Ventaglio, al Quirinale, il Capo dello Stato ha contribuito a censurare chi ha scelto diversamente esercitando un diritto riconosciutogli. È possibile questo? In Italia è, dunque, possibile scegliere di astenersi da ‘un dovere morale e civico’? I doveri morali e civici possono essere materia di opzione? Che Paese è questo?”. Il punto fondamentale da cui ha preso le mosse l’orazione pubblica del prof. Travain – il quale ha innanzitutto ringraziato le organizzazioni studentesche ed universitarie friulane mobilitatesi validamente e coraggiosamente sull’argomento, nel solco di una tradizione gloriosa d’irriducibilità locale – è stato “l’odio feroce, guelfo-ghibellino, dogmatico, religioso, intollerante, segregazionista, riscontrato in seno alla società”: in seno a quella stessa società civile in cui da decenni il professore svolge la sua liberale attività di promotore di una cittadinanza cosciente e radicata nei migliori valori universali incarnati dalla vicenda e dalla cultura del territorio. “Un odio incredibile, incoraggiato, non osteggiato, dalle Istituzioni, che, al contrario, paiono interpretarlo come civismo! Un odio già presente, già latente, nella scollata società locale, unita soltanto apparentemente, superficialmente. Si è data una bandiera alla divisione dei cittadini e questo è gravissimo. Si sono divisi ‘buoni’ da ‘cattivi’ in un’Italia in cui, da sempre, la distinzione non certo è facile! E il Quirinale accetta tutto questo?”.

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