EuroAquileienses 29.11.2022/I (en)

FOGOLÂR POLITIC press release (to the Italian press) – Udine, 29 November 2022

STATUTO BANALE PER UNA CITTÀ ECCESSIVAMENTE… PRAGMATICA!”

Ad un anno dall’approvazione della riforma statutaria udinese, il coordinatore di Fogolâr Politic, prof. Travain, ritorna sulle carenze e inadeguatezze della nuova ‘Charta’ costituzionale del Comune di Udine.

Un anno fa, il 29 novembre 2021, il Consiglio municipale di Udine approvava il nuovo Statuto comunale, istituzionale carta d’identità del superbo paesone – non è città ma terra murata, si diceva un tempo, e ora neanche quello! – che acclamerebbe presto Fontanini di nuovo suo primo cittadino ricordandone con gratitudine innanzitutto rotonde e marciapiedi realizzati in periodo di Recovery Fund ossia di vacche grasse eurocomunitarie o l’interminabile campagna di Borgo Stazione contro la mala esotica mentre altre forze non meno opprimenti e non meno forestiere alla Patria del Friuli proseguono senz’altro la loro avanzata occupando utili punti nevralgici sul territorio. Quella riforma statutaria, frutto di una lunga gestazione bipartisan, a mio parere, altro non rimarca se non la diffusa grettezza della classe dirigente della non impropriamente detta Città degli Unni. E gli Unni, però, in quella carta d’identità, non hanno affatto ricordato se stessi, preferendo piuttosto richiamare il mito di un’originaria e certo fantomatica fortezza romana, chiamata a oscurare il vero dato importante del maggior castelliere protostorico friulano ma anche la leggenda ben più identitaria dell’iniziativa attilana locale e del significativo, plurisecolare, suo peso culturale-politico a suffragio delle ambizioni metropolitane ‘neoaquileiesi’ della città in territorio friulano ed in un più ampio ambito interregionale e transfrontaliero alpino-adriatico. Come può reggere degnamente e utilmente Udine una classe dirigente che si permette di travisarne ufficialmente la storia e l’epica, considerate, di conseguenza, quali mero orpello, da ritenersi incredibilmente insignificanti nella gestione dello spirito pubblico? È mai possibile che gli intellettuali accreditati da Fontanini e dal suo potentissimo assessore alla Cultura non abbiano cercato di evitare loro certe figuracce? …Quali figuracce? Chi oltre al temuto e perciò evitato movimento culturale del Fogolâr Civic a Udine ha mostrato almeno di accorgersi di tali enormità? Esiste a Udine, effettivamente una società civile e culturale libera e capace di cittadinanza attiva o tutto si riduce, quando va bene, ai soliti incontri da caffè letterario? Purtroppo quando la banalità fa massa, tutto è indifferente ed irrilevante, così una classe dirigente banale si sente autorizzata e legittimata ad agire di conseguenza. Il popolo non può chiedere ciò che non sa e non prova frustrazione a non vederselo offrire, per cui il suo giudizio anche elettorale su chi lo amministra è limitato ovviamente al suo grado di conoscenza e di comprensione. Democrazia e cognizione di causa, in un tempo in cui tutti possiedono una laurea, non si sorreggono reciprocamente. Vi sia almeno qualcuno, in ogni caso, a rompere la monotonia di una scontatezza al ribasso che affonda ogni giorno di più quest’antica capitale del Friuli nell’abisso di superficialità cui neanche la creazione di un ateneo locale è riuscita a ovviare efficacemente!”. Così, a ruota libera, il prof. Alberto Travain, coordinatore di Fogolâr Politic, nuovo braccio politico del pluridecennale movimento culturale civista ed euroregionalista del Fogolâr Civic, ricordando l’anniversario di votazione del vigente Statuto municipale udinese. “Innumerevoli le ‘amenità’ di quella Magna Charta comunale: ne abbiamo analizzate alcune lo scorso anno in una nota fogolarista ad hoc (vd. EuroAquileienses 30.11.2021/I (it)). Il problema è che nulla smuove ‘sorestants’ pienamente coscienti di farla franca culturalmente e politicamente di fronte a una cittadinanza che diplomazia chiama a contenersi nel definirla soltanto pragmatica. ‘Ma se questa non fosse, a cui comandi / spregiata gente e vil, tu non saresti / del popol tuo divorator tiranno…’ cantava Omero attraverso il Monti l’ira di Achille contro il despota Agamennone. Suggestioni e riflessioni senza tempo eppure di ogni luogo ed epoca!”

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