EuroAquileienses 31.01.2022/I (it)

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 31 gennaio 2022

“CATONE FRIULANO” CONTRO IL PRECARIATO LAVORATIVO ED ESISTENZIALE CONTEMPORANEO

A Udine, Fogolâr Civic e Academie dal Friûl hanno celebrato la “Giornata friulana di mobilitazione contro la precarietà” nel ricordo dell’estremo gesto del giovane Michele Valentini in faccia alla peggior tirannide del nostro tempo. Deposta una targa commemorativa presso l’antica vera da pozzo che vide la prima grande rivolta di popolo europea moderna. Lettera alla Giunta e al Consiglio regionali recante l’ultimo messaggio del ragazzo.

Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi. Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte. Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità. Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia. Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile. A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo. Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive. Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione. Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare. Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno. Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie. Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, il modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri. Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino. Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene. Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento. P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi. Ho resistito finché ho potuto”. Un vero manifesto di disarmante dignità e d’impietosa lungimiranza quello lasciato in eredità al mondo, cinque anni or sono, da un giovane suicida in quel di Tarcento. Ebbene, nel quinto mesto anniversario di quella tragedia, il 31 gennaio 2022, di buon mattino, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, ha inviato alla doverosa attenzione” dell’intera Giunta e dell’intero Consiglio regionali del Friuli Venezia Giulia una missiva del seguente tenore, accompagnatoria del messaggio-testamento del ragazzo, a suo tempo pubblicato dalla stampa. Signori Amministratori – ha scritto il “tribuno” culturale civista –, in occasione della ‘Giornata Friulana di Mobilitazione contro la Precarietà’, proclamata nel 2019 dal civico Arengo popolare udinese nella ricorrenza della scomparsa del giovane corregionale Michele Valentini, sorta di ‘Cato foroiuliensis’ che si tolse la vita il 31 gennaio 2017 come atto estremo di ribellione alla tirannide del precariato lavorativo ed esistenziale contemporaneo, si rinnova Loro l’amaro testo della lettera di commiato scritta dallo stesso, testo che stamane sarà collocato, privatamente, dai sodalizi in firma, in Piazzetta Belloni, a Udine, presso l’Esedra 1511, sulla vera dell’autentico Pozzo di San Giovanni, testimone silente della prima grande rivolta di popolo della storia europea moderna, la celeberrima “Joibe Grasse” o “Crudel Zobia Grassa”, scoppiata nella Patria del Friuli 511 anni or sono. Vogliano considerare e riflettere, quali primi rappresentanti della comunità regionale”. A rispondere all’appello – apprezzatissima – solamente la consigliera regionale dott.ssa Simona Liguori, già Assessore alla Salute e all’Equità Sociale del Comune di Udine! Durissima l’orazione civile pronunciata dal presidente prof. Travain, che non le ha risparmiate davvero a nessuno. E “riguardo alla precarietà lavorativa”, ha puntato il dito in particolare contro “certi Governi di sinistra che, gongolanti le destre padronali, hanno cancellato storiche conquiste dei lavoratori. Per non parlare del “vergognoso ricatto economico ed occupazionale imposto da tutti i partiti di governo soprattutto alle classi lavoratrici e a quelle meno abbienti in una ‘Repubblica democratica’ che, a questo punto, veramente non avrebbe più titoli – secondo il leader civista udinese – per dirsi ancora degnamente ‘fondata sul Lavoro’”. “Quando uno Stato, poi, si permette di pagare, ad esempio, i suoi docenti precari soltanto a Natale, rinuncia davvero a meritarsi il rispetto del popolo che governa. Il problema della precarietà, in ogni caso, in campo lavorativo, ha come base l’ostinazione a voler considerare il libero mercato come unico supremo dogma della nostra pseudo-civiltà occidentale e così di assumerne come dato normale anche le pratiche più perverse. La nostra Europa, i popoli d’Europa, i cittadini d’Europa non saranno mai liberi, sicuri e padroni veramente a casa propria finché non sapranno dare linfa effettiva ad un socialismo ‘eurolocalista’ ovvero ad un ‘eurolocal-socialismo’ molto davvero di là da venire, vaga speranza che i territori possano costituirsi ‘fogolâr’ calorosi ed amati dalla più varia umanità insediata”. “Riguardo alla precarietà esistenziale – ha detto Travain – essa è stata avallata e demagogicamente promossa a tutti livelli, in tutti i rapporti, privati e pubblici, individuali e collettivi, irresponsabilità libertaria elevata ad iniquo valore, mentre, al contrario, con tutti i mezzi ed in tutti i modi, si sbeffeggiano la lealtà, la tenacia dei sentimenti ed il permanere di relazioni ed impegni. Separazioni e divorzi sono divenuti un gioco, un irrinunciabile sport nazionale; per non parlare, in genere, della superficialità di legami, sodalizi, affetti, che la società contemporanea anche locale tollera quando addirittura non premia. Unica speranza oramai sono i giovani e la loro innata avversione per gli schemi della società cosiddetta matura, violentatrice dei loro sogni e delle più limpide loro speranze. Preghiamo, alla fine, il nostro Olimpo, se ancora ne abbiamo uno, affinché i nostri giovani non si arrendano e non si facciano modellare da un mondo di adulti formato in parte senz’altro non infima da furbeschi e vili ‘massepassûts’ – ‘viziati’ in friulano –, genitori in carriera per i quali i figli costituiscono semplicemente un vezzo e un oggetto, sovente, di diseducativa indulgenza. Lo stesso dicasi di parte significativa delle odierne generazioni di nonni, non migliori di quelle dei loro rampolli”. Riferendosi, infine, specificamente, al Caso Valentini, il presidente fogolarista ha rilevato, invece, il particolare spessore ideale espresso dal figlio e dai genitori stessi ed emergente dalle parole sia del ragazzo che del padre Roberto, annotate nel recente libro “Coltiverò la tua memoria come un fiore”. Ammessa a parlare dopo l’acceso discorso del prof. Travain, la consigliera regionale dott.ssa Liguori ha ringraziato il leader di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl per l’attenzione e il richiamo dedicati ad un grande tema innanzitutto umano, socioculturale ed economico, che interpella tutti e non deve essere trascurato o espunto dall’agenda istituzionale e sociale. È intervenuta, poi, la prof.ssa Renata Capria D’Aronco, anche prefetto internazionale del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Cipro, Rodi, Malta e San Pietroburgo oltreché vicaria del prof. Travain nei sodalizi da lui presieduti ed eminentissima esponente del civismo cittadino udinese, la quale ha categoricamente ribadito “l’imperativo civico della difesa degli ‘ultimi’ – citando Turoldo –, dei calpestati, dei disconosciuti nella nostra società” e si è congratulata con il professore per la fervente passione mostrata nel prendere a cuore la detta tematica. L’educatore sig. Eugenio Pidutti si è soffermato, invece, sulla ‘fuga dei cervelli’, sull’esodo del fiore della gioventù friulana ed italiana, condannata in patria a sottostare a dinamiche svilenti le sue potenzialità di legittima affermazione e di utile contributo al progresso comune: “Se Albert Einstein fosse stato italiano, gli avrebbero permesso al massimo di fare il muratore. Naturalmente detto con tutto il rispetto della categoria!”. Tra gli esponenti del fogolarismo civico locale, intervenuti anche la maestra Manuela Bondio, le attiviste sig.ra Marisa Celotti e sig.ra Rosa Masiero, l’universitario e giovane storico sig. Daniele Lizzi, la giornalista e promotrice culturale sig.ra Laura Zanelli. Presso la storica vera da pozzo, erroneamente ricollocata dal Comune di Udine fuori sede originaria, al centro di un’esedra poi intitolata dal Fogolâr Civic all’anno della grande rivolta della “Joibe Grasse”, è stata, quindi, collocata una targa, riportante il testo del commiato del giovane Valentini, associato alla figura eroica di Catone Uticense, figura dipinta anche nel salone del Parlamento friulano, al Castello di Udine, come richiamo al sacrificio supremo in alternativa ad una vita vile soggetta a tirannide, testo accompagnato da breve dedica in friulano e inglese: “Su chest ricuart storic achì dal grant ribalton di popul nostran regjonâl dal Carnevâl 1511, si fâs biel onôr a di chel zovin furlan ardît Michele Valentini, vêr Cato foroiuliensis’ cuintri de piês tiranie, che si à cjolt di chest mont par proteste in face dal vivi e dal lavorâ balarins di cumò (31 zenâr 2017) / By this historical testimony of our great civic regional Carnival revolt of 1511, we pay tribute to the brave Friulian youngman Michele Valentini, a true Cato foroiuliensis’ against the worst tyranny, who killed himself in protest at the existential and job insecurity of modern times (31 January 2017)”. In calce, l’effigie del ragazzo associata a quello dell’eroico antico romano che si tolse la vita pur di non vivere nella tirannide. Da contrappunto, un nastro civista tricolore friulano giallo-blu-bianco, richiamante la “Zornade furlane di ribalton cuintri de precarietât” o “Giornata friulana di mobilitazione contro la precarietà” o ancora “Friulian day of mobilization against precariousness” e recante il motto trilingue “Jù cuintri dal mâl di vivi e lavorâ malcierts! / Lotta al precariato esistenziale e lavorativo! / Fight against existential and job precarity!”. Spiegata la moderna bandiera “da guerra” del Friuli ossia “la Romane”, sul paludamento rosso di Cesare, padre eponimo della Friulanità. Grati i genitori del giovane, sig.ra Grazia Zuriatti e sig. Roberto Valentini, i quali hanno scritto al prof. Travain siamo riconoscenti e consideriamo con gratitudine gli sforzi, solitari, che mettete in campo in questo panorama per mantenere viva la memoria di Michele e di altri”. “Dobbiamo pur cercare di contribuire a riscattare, in qualche modo, questa nostra povera terra friulana dalla bassezza di sentimenti da cui non pare sapersi liberare!” ha risposto, lusingato, il professore. Pervenuto, tra gli altri, anche un messaggio di partecipazione da parte dell’Assessore all’Istruzione del Comune di Udine, prof.ssa Elisabetta Marioni.

Precedente EuroAquileienses 31.01.2022/I (en) Successivo EuroAquileienses 31.01.2022/I (fur)