30Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 30 settembre 2020
SAN MICHELE ARCANGELO (29 SETTEMBRE): ROSE SULLE MURA DELLA CITTÀ DI UDINE
Ventunesima edizione della “Fieste dal Sitadin” ovvero della “vuaite” o ronda culturale di rimembranza di chi nei secoli si batté per la Capitale del Friuli Storico. Iniziativa storica dell’Academie dal Friûl perpetuata a Udine dal Fogolâr Civic senza più, però, il coinvolgimento di associazionismo ed Istituzioni, mostratesi, negli ultimi tempi, poco ricettive e davvero disponibili a condividere e collaborare. Il presidente fogolarista prof. Travain: “Possono anche andare a farsi benedire!”.
In occasione della ricorrenza di San Michele Arcangelo, tradizionale riferimento di cultura civica a livello internazionale e senza dubbio anche locale udinese, martedì 29 settembre 2020, il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” ha rinnovato, nella Capitale del Friuli Storico, l’annuale “vuaite” o ronda culturale attorno alle mura della città vecchia per collocare, in corrispondenza degli antichi quintieri della difesa urbana, altrettante dediche floreali commemorative di combattenti e caduti nel corso dei secoli a protezione della comunità. Una piccola delegazione fogolarista, composta dal coordinatore sociale prof. Alberto Travain e dai collaboratori prof.ssa Renata Capria D’Aronco, sig.ra Milvia Cuttini, sig.ra Iolanda Deana e prof.ssa Luisa Faraci ha, quindi, sostato presso l’ex Portone di Cividale in Via Manin, presso quello di Aquileia in Via Gorghi, quello di Grazzano in Via Battistig, quello di Santa Maria in Via Zanon e quello di Gemona in Via Petracco, deponendo una rosa, simbolo locale dal molteplice significato civico, con un breve cartiglio in friulano. “Un’iniziativa movimentale, questa, che risale all’anno 2000, quando fu avviata dal nostro Circolo Universitario Friulano ‘Academie dal Friûl’ anche coinvolgendo i sodalizi rionali, sino ad un apice considerevole raggiunto nel 2001, che vide persino la Rappresentanza municipale con il Gonfalone della Città ed un’icona laica del Beato Patriarca Bertrando, neoproclamato Patrono Civile della comunità, sfilare lungo il perimetro storico, scortata da dodici alabardieri, come si usava secoli addietro, a significare l’autorità e la potenza di Udine Capitale. Era la ‘Fieste dal Citadin’ o ‘dal Sitadin’ per dirla al modo degli udinesi della tradizione: un’occasione, suggerita dalla data di San Michele, paradigma antico anche del ‘bonus cives’ locale, del buon cittadino, chiamato in quella ricorrenza a parlamento, il famoso Arengo ora affossato dal Comune, ma anche alle armi, se necessario per la difesa della città ed al presidio della sua sicurezza. Dopo il 2001, diatribe legate al Palio udinese, gelosie, invidie, miserie umane che caratterizzano non di rado la vita locale e le relazioni tra i suoi soggetti, hanno fatto scemare, da un lato, la partecipazione, dall’altro, la volontà di coinvolgere un tessuto sociale ed associazionistico ma anche senz’altro istituzionale manifestatosi poco sensibile a certe cose. Dunque, un relitto, uno dei tanti, della speranza di costruire qualcosa a Udine in tema di cultura civica radicata? Certamente, però, questo nostro perseverare, per forza di cose ‘di bessôi’, mandando cordialmente a farsi benedire associazionismo e anche Istituzioni, non riteniamo sia un agire a vuoto, poiché, innanzitutto, si tratta di gesto morale rivolto idealmente a chi non c’è più e si è battuto, nei secoli, per la nostra Udine, quindi non merita certamente lo stupido oblio di un presente superbo, ignavo e degenere. Poi, quel gesto, quei fiori sulle mura udinesi, viva Dio, richiameranno pure l’attenzione, oltreché dei manigoldi che immancabilmente li andranno togliere il per perverso piacere dello sfregio, anche di qualche rarissimo cittadino curioso, che, quando va bene, si interrogherà sulla singolarità del gesto di chi li ha collocati. Anche questo è un modo per fare cultura, cultura civica, per elevare un po’ da rasoterra o quasi una comunità che, al di là della facile retorica, fa fatica ad esistere!”: questo ha detto il prof. Travain, riconsiderando l’intero percorso di quella specifica iniziativa civista ma non solamente.