Friuli doesn’t want to be Magna Graecia!

20190411

FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 11 April 2019

IL FRIULI NON SIA UNA COLONIA DELLA MAGNA GRECIA!”

La voce ribelle della “Furlanie” interpretata dal Fogolâr Civic si scaglia contro l’avanzata “sudista” nell’economia del territorio.

Io sono il primo ad amare la lingua e la canzone napoletane. Io sono il primo a inchinarmi di fronte alla memoria dei soldati borbonici che non si arresero ad una storia che li aveva già condannati. Sono il primo a onorare il mesto ricordo dei fantaccini del Sud massacrati sui campi della Grande Guerra. Io sono il primo ad annoverare tra i migliori amici e collaboratori di mezzo secolo di vita figli certo validissimi della Magna Grecia. Non quindi razzismo, ma più che legittimo amor di patria friulano mi porta non gradire affatto oggi la notizia che ditte meridionali possano aver recentemente acquistato storici nomi della produzione made in Friuli. Sono pur italiani, si potrà dire. Non, però, friulani! Ci allarmiamo giustamente per l’avvento economico e senz’altro politico dei cinesi. Storciamo il naso di fronte all’avanzata, anche nel nostro Friuli, di iniziative ed interessi stranieri. Nulla abbiamo da dire di fronte alle mani forestiere italiche che si allungano oggi come non mai sulla nostra terra? Era questo il patto dell’Italia unita? Divenire ‘fratelli d’Italia’ non doveva, forse, significare esserlo ognuno a casa propria? Senza mai giungere ad inaccettabili automatismi di associazione a fenomeni endemici di malavita esportati dal Mezzogiorno nel mondo intero, pare legittimo, in ogni caso, un civile dissenso di fronte all’aumento d’investimenti italomeridionali nella piccola patria friulana. Non vogliamo essere una colonia della Magna Grecia! Ci siamo riempiti di pizzerie, per soddisfare un tempo i numerosi militari ospiti della regione e ora i pochi autoctoni e i tanti turisti in cerca di un’italianità da cartolina appena varcato il confine di Coccau. Ora anche le ditte, il mondo produttivo? Dove sta, tra l’altro, quel ‘povero Sud’ necessitante di una solidarietà nazionale che si paventa minacciata da certe richieste di autonomia delle regioni del Nord Italia? Dove sta, se trova i soldi da investire nella Patria del Friuli? Prima patria è il borgo, il paesello dal quale è giusto aprirsi al mondo, ma senza soccombere e cedere il campo. Se le logiche dell’economia globalizzata di oggi sono, in pratica, contro le ‘piccole patrie’ ossia ostili alle piccole comunità locali e la loro minuscola eppure vitale autonomia economica, allora tali logiche sono da combattere, con ogni mezzo: innanzitutto quello della coesione e della solidarietà territoriale, cosa che i friulani attualmente non hanno e a nulla son valse a quel pro sinora le belle sfilate delle penne nere o gli sbandieramenti friulanisti allo stadio. Di esportazioni dobbiamo vivere: di esportazioni i cui guadagni entrino veramente nelle tasche dei friulani e da questi vengano gestiti! Non saranno certo investimenti forestieri a garantirci lavoro e libertà! Mentre una certa destra italiana furoreggia come antemurale contro gli immigrati d’Oltremare e un friulanismo ingenuo celebra la festa di una Patria del Friuli passata di mano come non mai, la consistenza della ‘Furlanie’ come comunità reale e volitiva pronta a fare quadrato intorno ai propri interessi comuni chiaramente svanisce nella concretezza ogni giorno di più. Sarebbe il caso di fare qualcosa?”. Questa l’amara eppure irriducibile nota diffusa, l’11 aprile 2019, dalla Presidenza del trentennale Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, retto dall’udinese prof. Alberto Travain.

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