GIOVEDÌ 15 OTTOBRE 2015

Una dura presa di posizione del presidente del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” e del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, prof. Alberto Travain, riguardo ad uno scottante tema di attualità: eccone il testo. “Uno studente lancia una scarpa ad un professore al ‘Malignani’ di Udine (vd. Messaggero Veneto, 15.X.2015)? La colpa è di uno Stato che, di fatto, pare inesistente o che, per meglio dire, ha ‘sbolognato’ alle singole scuole tutte le piaghe create od ammesse dalla sua certamente molto discutibile legislazione: comprese le mille forme di disagio sociale, comportamentale, psichico, in qualche modo, direttamente o indirettamente, riferibili anche alla stessa. Una società che non sa dare ai figli una famiglia stabile, con tutte le conseguenze e le ricadute sociali del caso, come può essere legalmente titolata a fare le pulci a una Scuola chiamata a limitare i potenziali danni di tanti privati disastri sulla tenuta del consorzio civile. Scuola ovvero populismo di Stato! Tutti ammessi, tutti promossi, tutti bravi, tutti da comprendere, tutti da assecondare; e ciò soprattutto per evitare che i genitori cambino d’istituto i loro più o meno ‘piccoli principi’, con conseguenze sul numero di classi, di posti di lavoro e anche sulle paghe dei Dirigenti. Un vero ricatto! Se un insegnante protesta, gli dicono che non sa insegnare o ‘tenere la classe’, mentre è lo Stato che, con le sue regole pseudodemocratiche, glielo impedisce, naturalmente a tutto discapito della società presente e futura! Prima cosa: fuori i genitori dalla scuola! Seconda: obbligo di territorialità (per la Scuola dell’obbligo): i genitori non devono mercanteggiare il loro capriccio con la minaccia di trasferimento dei loro ‘pargoli’ in altra sede scolastica! Dire questo significa essere contro la democrazia oppure denunciare un suo perfido abuso? Livore? Sì, indignazione, rabbia, ribellione aperta! Soprattutto passione, senso della comunità. La Scuola è potenzialmente fucina della società e, anzi, può esserne il correttore, in particolare nel caso di una società davvero disastrata come la nostra. Un appello all’orgoglio e alla rivolta civile, dei pochi o dei tanti insegnanti, ‘presidi’, genitori, studenti, che hanno a cuore la propria sicurezza oltre alla propria dignità… Il senso, quello vero, delle Istituzioni e il bene, sempre quello vero, del Friuli e anche dell’Italia… Basta con la mediazione, con la moderazione, con la falsità: l’ingovernabilità capillare, montante, della Scuola pubblica italiana (per non parlare della ‘sommersa’ e ‘sorniona’ realtà privata), con buona pace di chi colpevolmente minimizza, deve mobilitare il presidio e l’impegno di tutti o di tanti o quanto meno la testimonianza di chi non accetta, obbediente e silente, di essere complice di una tale disfatta. Altro che la ‘Buona Scuola’! Il disastro, però, è iniziato con le riforme degli anni ’70. Renzi ha soltanto completato l’opera”.

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