FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 12 November 2018
FRIULI “ASBURGICO” AD UN SECOLO DALLA “FINIS AUSTRIAE”
Il movimento euroregionalista del Fogolâr Civic ha ricordato al Castello di Udine il centenario del crollo dell’Austria imperiale, presso lo stemma gentilizio del palazzo del primo prefetto asburgico locale, conte Luigi Savorgnan. Commemorata anche la figura di Carl von Czoernig, il grande burocrate viennese al quale i friulani dovettero, per la prima volta nella loro storia, il riconoscimento ufficiale di nazionalità distinta.
Bandiere friulane ed euroregionali. In una cornicetta, una riproduzione della storica insegna della vecchia Patria del Friuli caricata sull’inconfondibile aquila bicipite imperiale; in un’altra, il ritratto del barone Carl von Czoernig, capo dell’uffici statistici di Vienna, padre – si è detto – dell’idea di una nazione friulana distinta che egli si curò di valorizzare al punto di farla riconoscere tale anche nel censimento della popolazione del 1857. Domenica 11 novembre 2018, nella ricorrenza del centenario della fine dell’Impero asburgico, una vivace rappresentanza del civismo udinese e friulano raccolto dal Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” si è data appuntamento all’ingresso del Castello di Udine, presso lo stemma lapideo del casato del primo locale prefetto austriaco della Restaurazione, conte Luigi Savorgnan, per ricordare in particolare i rapporti e legami tra le genti del Friuli e gli Asburgo. L’orazione commemorativa è stata tenuta, in lingua friulana, dal prof. Alberto Travain, presidente del Fogolâr Civic, del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” e del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis” nonché delegato presidenziale alla formazione civica e alla cittadinanza attiva del Club per l’Unesco di Udine. A seguire, interventi dello studioso Alfredo Maria Barbagallo, del priore Giuseppe Capoluongo, della locale Confraternita del Santissimo Crocefisso, dell’appassionato di storia patria Marco Apostolico e della presidente dell’Associazione Giulietta e Romeo in Friuli, l’insegnante Laura Zanelli. Ha concluso l’incontro, l’allocuzione della massima carica morale presente, quella del “cameraro” della cittadinanza udinese riunita nell’assemblea dell’Arengo, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, alla guida anche del Club per l’Unesco di Udine. Accolta animata ed interessata. Immancabili, tra i partecipanti, le signore Marisa Celotti, Jolanda Deana, Renata Marcuzzi, Rosalba Meneghini, Paola Taglialegne, Mirella Valzacchi, attiviste storiche del Fogolâr Civic. Presente anche il noto cultore udinese di cose etniche dott. Paolo Di Bernardo. Nel suo intervento, Travain, ha riproposto le fasi salienti della vicenda asburgica in Friuli, comprese quelle meno note ma importanti come il fatto della pur breve dedizione di Udine all’Austria, nel Tardo Medioevo, al fine di evitare alla città e al territorio il giogo ungherese o quello veneziano, negli anni turbinosi della fine dello Stato patriarcale aquileiese. Il professore ha rimarcato, però, soprattutto il mito, ora nostalgico ora futuribile, di una civiltà mitteleuropea trasfigurata in un’istanza sempre e comunque attuale di ordinato e onesto cosmopolitismo, trasposizione più o meno laica di valori umani universali promossi in tempi remoti dall’Aquileia paleocristiana. E Travain si è soffermato senza dubbio sull’utilità, in termini di sviluppo di un’autocoscienza “nazionale” friulana, di quella che è stata la permanenza delle popolazioni ladine del Friuli sotto una moderna amministrazione statuale poco interessata ad imporre ai friulani forzati sensi di appartenenza al di là di quelli strettamente propri o funzionali all’amministrazione stessa. Dalla carta etnografica e dal censimento del barone di Czoernig nel Secondo Ottocento agli ultimi proclami in friulano del feldmaresciallo Borojevic al termine del Primo Conflitto Mondiale, l’interesse, i riconoscimenti, gli ammiccamenti del mondo asburgico nei riguardi della peculiarità friulana costituirono un volano importante – ha affermato il docente – per i successivi sviluppi di un senso d’identità a sé stante delle genti friulanofone. Stabilendo un parallelismo molto efficace, Travain ha ricordato l’origine della “scampanotade” ovvero del sistema “friulano” di suonare le campane delle chiese, che si vuole rimontante al festoso saluto reso dal popolo del Friuli alle truppe austriache, nel Primo Ottocento, auspicate “liberatrici” dalla “tirannide” napoleonica, accostando il tutto all’apocalisse della Grande Guerra e all’affronto subito dai paesi “furlans” di parte italiana con il sequestro dei cari bronzi disposto dai comandi asburgici: un Friuli diviso, differenziato, anche bistrattato nel suo complesso da un impero i cui sovrani non sembra – ha concluso Travain – prendessero molto sul serio quel titolo ducale friulano loro attribuito. Ecco, allora, l’importanza, integrativa e supplente, di un funzionario sapiente e coraggioso quale dovette essere von Czoernig – ha incalzato lo storico Barbagallo – spezzando una lancia a favore di un’alta burocrazia di pregio, capace d’indirizzi e di iniziative importanti, a supporto di vertici non sempre all’altezza e, alla fine, per il bene generale dei popoli. Il prof. Travain ha anche letto un breve messaggio di saluto, in friulano ed inglese, inviato, per conto del civismo locale raccolto dal Fogolâr Civic, al dott. Carlo d’Asburgo, oggi capo della casata d’Asburgo-Lorena, nel centenario della “Finis Austriae”.