FOGOLÂR CIVIC – Pressemitteilung (für die italienische Presse) – Udine (Weiden), 7 Dezember 2019
“NON BASTERÀ RICORDARE D’ARONCO!”
Anche il Fogolâr Civic ai funerali del “Patriarca” dell’autonomismo friulano. Il presidente prof. Travain: “Il suo giusto ricordo non divenga comodo paravento per certo odierno velleitarismo autonomista!”.
Anche una delegazione del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” ha partecipato ai funerali del compianto prof. Gianftranco D’Aronco, “patriarca” dell’autonomismo storico friulano, esequie celebrate nella mattinata di venerdì 6 dicembre 2019 nel duomo di Udine. Tra le bandiere azzurre con l’aquila friulana, quindi, anche i “fazzoletti bianchi” del civismo cosmopolita locale nel solco delle tradizioni di Madre Aquileia. La delegazione del Fogolâr Civic, composta dalla segretaria sociale sig.ra Iolanda Deana e dalle sodali sig.ra Milvia Cuttini, prof.ssa Luisa Faraci e sig.ra Paola Taglialegne, ha presentato ufficialmente alla nipote del Grande Vecchio del regionalismo friulano, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, e, per estensione, a tutta la famiglia del compianto, le più sincere condoglianze del presidente prof. Alberto Travain, impossibilitato a partecipare alla cerimonia per cause di forza maggiore ma che aveva già espresso, a mezzo nota diffusa, considerazioni e attestazioni di stima nei confronti del benemerito estinto. “Temo la vergognosa capacità dei friulani, non meglio di tanti altri popoli, di dimenticare le battaglie di un grande e sommesso benefattore ma anche l’indugiare eventualmente in sterili commemorazioni che non vadano oltre un inconcludente velleitarismo!” ha commentato il prof. Travain: “Un autonomismo aggrappato ad assetti identitari sganciati dalle istanze vive delle popolazioni del Terzo Millennio non può affatto reggere. Ed è il caso attuale, di una friulanità sotto tutela istituzionale eppure tutt’altro che mobilitante sentimenti ed istanze sociali concreti e ampiamente condivisi e inclusivi sul territorio. Se c’è stato un riconoscimento ufficiale della lingua friulana da parte dell’Italia – preceduta di circa un secolo e mezzo dall’Austria di ‘Ceccobeppe’! –, nei fatti è mancata una conseguente politica linguistica e identitaria capace d’imprimere una svolta utile nei comportamenti ed, ancor prima, nelle coscienze dei cittadini. Ricordare D’Aronco sarà certo debito, ma sarà debito anche fare i conti con le necessità di un autonomismo friulano e regionale che parli, ad un tempo, ai cuori e alle menti dell’attualità e che, innanzitutto, sia in grado di prospettare scenari plausibili di futuro per un’identità ed una dignità della nostra comunità regionale da viversi nella concretezza!”.