Il Mausoleo di Tristano a Udine ricorda un principe friulano mancato

Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 17 giugno 2020

RISCOPRIRE A UDINE IL “MAUSOLEO DI TRISTANO”, PRINCIPE LAICO FRIULANO MANCATO CHE CAMBIÒ LA STORIA DELLA SUA PICCOLA NAZIONE

In Borgo Cussignacco, il Fogolâr Civic ricorda i sei secoli delle guerre friulane che portarono al crollo dello Stato patriarcale, richiamando l’attenzione sull’unico ed obliato monumento cittadino che ancora dovrebbe ricordare uno dei massimi protagonisti di quegli avvenimenti tragici e decisivi per la storia del Friuli. Il presidente prof. Travain: “Tristano Savorgnan si affidò a Venezia perché rifiutato dai notabili friulani come loro principe: chissà se, forse, una signoria laica in luogo di un feudo ecclesiastico e ancor più di un dominio forestiero avesse potuto giovare al patriottismo, oggi abbastanza scarso o superficiale, della nostra piccola ed inconsapevole nazione di frontiera?”.

La “schirivuaite” ovvero l’annuale ricognizione popolare dei tigli piantumati a suo tempo dal movimento del Fogolâr Civic per ricordare i Comuni rustici storicamente associati alla città dal Patriarca Bertrando, la cui prima tappa ha avuto luogo martedì 16 giugno 2020, è stata arricchita, quest’anno, da una “caccia” ai luoghi dimenticati rimandanti alle vicende delle lotte civili che, seicento anni or sono, portarono alla fine dello Stato friulano. S’è iniziato con l’antico convento di San Francesco della Vigna, mimetizzato ovvero sepolto dietro edifici, cancelli, cortili, nel cuore di Borgo Cussignacco, e definito, non a torto, dal presidente fogolarista prof. Alberto Travain “un dissimulato mausoleo di Tristano Savorgnan”, assoluto protagonista di quelle guerre medievali friulane che culminarono, sei secoli fa, con l’asservimento alla Repubblica Veneta di quel Friuli che rifiutava una seppur autoctona signoria savorgnana. In polemica anche con i frati di San Francesco presso il cui insediamento si trovava la sua dimora gentilizia cittadina, in luogo dell’odierna Piazza Venerio, Tristano favorì l’istituzione a Udine di un altro convento francescano, più strettamente fedele alla regola del Poverello di Assisi, cui donò suoi terreni presso Porta Cussignacco, pare ad espiazione delle sue nefandezze, tra cui l’uccisione del patriarca di Aquileia Giovanni di Moravia che avrebbe fatto assassinare suo padre. Antiche memorie ricordano, nel chiostro dello storico convento, l’urna marmorea del terribile Tristano, tiranno udinese con vasto sostegno tra le fasce popolari, temuto a buon titolo dai notabili locali che voleva senz’altro soggiogare ai suoi voleri. “Che giudizio dare, come cittadini udinesi e friulani contemporanei, su quel personaggio così tragicamente centrale nella nostra storia? Certo, un tiranno candidato principe, figura contraria al più inveterato repubblicanesimo dei friulani. Chi gli si oppose, infatti, si batté per un principio di libertà politica che si temeva minacciato. In effetti, questo poteva valere, in particolare, per nobili e notabili. Per la gente comune, forse, la situazione poteva essere letta in modo diverso e ci si dovrebbe chiedere se veramente l’appoggio popolare su cui Tristano poté in quegli anni variamente contare fosse derivato, in ultima analisi, dal controllo economico e politico certamente esercitato dal Savorgnan su parte non infima della società udinese e friulana del tempo. Altro tema su cui riflettere potrebbe giustamente riguardare l’utilità o meno, quanto a conseguenti coscienza identitaria e coesione civica, della prospettata trasformazione di quella parvenza di Stato ecclesiastico medievale friulano che fu la repubblica federale feudale denominata Patria del Friuli in un principato secolare retto da dinastia locale. Ricordo convergenze su questo tema anche con il compianto Gino di Caporiacco, eminente storico ed intellettuale nonché politico autonomista. Il Friuli di oggi sarebbe più forte e coeso in termini di patriottismo territoriale se fosse divenuto una signoria savorgnana? Chissà! Le monarchie nazionali hanno certamente contribuito a rafforzare il senso delle nazioni, sino a quando queste ultime non si sono affrancate dal loro servaggio. Chissà! Certamente questo luogo di Udine, più di ogni altro, dovrebbe servire a rinnovare il dilemma ai cittadini e ai turisti di oggi, in una Udine sempre più incosciente delle memorie attive del suo passato oltreché incapace di svilupparle in una prospettiva mirata al futuro! Il nostro piccolo ma senz’altro utile contributo, in una città retta ed abitata da cittadini che in larga parte non paiono attenti a questi spunti di riflessione, si ferma qui: ad un momento di segnalazione, ‘vox clamantis in deserto’, ideale messaggio in bottiglia affidato simbolicamente alle acque delle antiche rogge…” Così il professore, anche borghigiano storico del luogo. Si è riproposto di presentare debita istanza di valorizzazione del sito all’Arengo civico udinese, il sig. Giuseppe Capoluogo, sodale fogolarista e consigliere arengario del quintiere di Grazzano oltreché priore della confraternita locale del Santissimo Crocifisso. Con la delegazione Fogolâr Civic in ricognizione nei luoghi storici dimenticati della Udine di sei secoli fa, anche le signore Iolanda Deana e Rosalba Meneghini, consigliere popolari di Grazzano, e la prof. Luisa Faraci, consigliera arengaria dell’adiacente quintiere di Gemona. In rappresentanza del corpo sociale territoriale fogolarista, la sig.ra Milvia Cuttini. Rappresentati anche il Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, il Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione” e il Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis”.

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