Il mistero di San Valentino udinese

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Comunicato FOGOLÂR CIVIC alla stampa italiana – Udine, 18 febbraio 2019

IL SAN VALENTINO UDINESE PROVIENE DALLA CATACOMBA DELLA COMMITTENTE DELLA BASILICA DI AQUILEIA?

Ipotesi clamorosa sulle reliquie del Santo di Pracchiuso avanzata dall’apprezzato storico romano Alfredo Maria Barbagallo.

Giovedì 14 febbraio 2019, in occasione della festività borghigiana udinese di San Valentino, nel quadro della manifestazione culturale “San Valentino in Friuli Terra d’Amore e d’Amare” promossa dall’Associazione Giulietta e Romeo in Friuli insieme al Comitato di Borgo Pracchiuso, con il patrocinio del Comune di Udine e quello morale dell’Arengo udinese, nonché, tra le altre, la collaborazione del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, lo storico romano-udinese Alfredo Maria Barbagallo, delegato ovvero “faliscje” del sodalizio fogolarista, ha tenuto due partecipatissime conferenze sul tema “La vicenda reliquiaria di S. Valentino”, riferite alla specifica realtà locale delle reliquie del Santo conservate nell’omonima chiesa rionale. Nella sua appassionata allocuzione, in cui non è mancata anche una garbata invettiva contro l’ingiustificabile silenzio opposto ai suoi ultradecennali studi in alta materia reliquiaria dalle interpellate Autorità ecclesiastiche, Barbagallo ha indicato un’origine precisa per le reliquie genericamente indicate come romane del Santo venerato a Udine, ossia la catacomba di San Lorenzo, figura altrimenti inspiegabilmente ripresa anche nell’ambito dell’iconografia riscontrabile nella suddetta chiesa locale. Catacomba di San Lorenzo ovvero di Ciriaca, l’antica matrona iberica Dasumia Ciriaca che sarebbe stata la committente della basilica stessa di San Lorenzo fuori le Mura a Roma nonché straordinariamente anche di quella di Aquileia, che la celebrerebbe in una sua iscrizione. Assumendo il principio arcaico della “reliquia di contatto” per cui il tocco o l’adiacenza di un corpo od elemento sacro poteva estenderne in qualche modo la sacralità ad un altro, vista l’origine, il San Valentino udinese sarebbe stato prossimo alle somme reliquie cristologiche, quella di Gesù Cristo in persona, ossia principalmente calici e sudario, in custodia presso il giovane diacono Lorenzo, martire sepolto da Dasumia Ciriaca. Ciò richiamerebbe a maggiore attenzione ai resti mortali del personaggio custoditi a Udine in Borgo Pracchiuso. Introdotto dalla promotrice locale sig.ra Sandra Di Giusto, referente del comitato borghigiano udinese e salutato dalla presidente dell’associazione capofila dell’evento, dott.ssa Laura Zanelli, Barbargallo era stato preceduto nella sua esposizione da una premessa culturale a cura del presidente del Fogolâr Civic, prof. Alberto Travain, il quale per forza aveva rimarcato l’utilità di un richiamo serio, anche a Udine e in Friuli, al valore del cuore, dei sentimenti, degli affetti, cosa per cui la moderna festa internazionale di San Valentino potrebbe anche essere utile strumento se non banalizzata all’estremo. Travain aveva comunque auspicato che ciò dovesse avvenire senza oscurare le tradizioni devozionali del luogo. Il leader fogolarista aveva illustrato, infine, i riferimenti storici insiti nel logo della succitata manifestazione, da lui stesso ideato, ossia un cuore rosso, richiamo agli affetti, con, raddoppiato, in bianco e nero, al centro, lo scaglione araldico della casata friulana dei Savorgnan, famiglia d’origine degli autentici Romeo e Giulietta ossia Luigi e Lucina: logo ispirato prosaicamente dal contrassegno municipale cucito sulla manica degli antichi commercianti di piazza udinesi; dunque, nota locale, tratta dal vissuto sociale più intimo della comunità cittadina. Nella ricerca di connessioni tra tradizione cristiana locale e provenienza dall’Urbe della reliquia conservata in Pracchiuso, a Udine, Travain ha suggerito a Barbagallo un richiamo al nobile Valentiniano, padre e zio di note vergini martiri aquileiesi, già celebrato in città nella stessa Arca di Sant’Ermacora o del Beato Bertrando presso la cattedrale udinese. Folto pubblico. Tra gli interventi, anche quello del noto intellettuale locale prof. Mario Turello.

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