In memory of the first great modern Friulian popular leader

FOGOLÂR CIVIC press release (to the Italian press) – Udine, 27 May 2020

RISVEGLIÒ I FRIULANI DAL TORPORE DELLA SERVITÙ FEUDALE: RICORDATO A UDINE IL “VISIONARIO” ANTONIO SAVORGNAN

A 508 anni dal suo assassinio per mano di nobili compatrioti armati da Venezia, il primo leader popolare friulano della Storia moderna è stato commemorato dal Fogolâr Civic, nella “Capitale del Friuli Storico”, presso il tiglio a lui dedicato nel 2012, a cinque secoli dalla scomparsa. Il presidente fogolarista prof. Travain: “Pare usasse la lingua friulana come bandiera ed arma politica!”.

Otto anni or sono, collaborante il Comune di Udine, piantumavamo qui, sull’antico confine tra città e contado, tra centro urbano e ad antichi borghi, un tiglio in memoria di Antonio Savorgnan, primo, controverso, ma grande leader popolare friulano d’Età Moderna. Forse il più grande, il più carismatico, il più incisivo, il più spregiudicato. Egli, come oggi, il 27 maggio 1512, veniva assassinato, con la benedizione di Venezia, da un manipolo di nobili friulani, a Villaco, di fronte al duomo: non gli avevano ovviamente perdonato il massacro di tanta aristocrazia del Friuli, andato tragicamente in scena durante il Carnevale 1511, ma soprattutto non gli si perdonava la disinvoltura con cui trattava parti e autorità, con l’unico fine di affermare, anche grazie all’appoggio di numeroso popolo, forzatamente o sinceramente schierato a suo favore, una sua signoria su tutto il Friuli, una signoria autonoma da poteri esterni e al di sopra di ogni altro potere locale. La sua politica, populista quanto si vuole, ha promosso a Udine il Monte di Pietà più generoso d’Italia, la scuola pubblica, il pane comune, per non dire dell’istituzione del primo controparlamento popolare della storia europea moderna, quello della Contadinanza friulana. Antonio Savorgnan, uomo del suo tempo, del Rinascimento, epoca di rinascita e rivoluzione in tutti campi. Lo ricordiamo, nell’anniversario della sua uccisione, proprio attorno ad un tiglio, memoria dei Comuni rustici di questa parte d’Europa, proprio tra città e contado, come lui fu tramite tra città e contado, perno e garante di un’armonia politica e culturale che la sua scomparsa avrebbe gravemente ed inesorabilmente intaccato, forse sino ad oggi. Paternalistico campione delle democrazie popolari friulane, dell’Arengo udinese, delle vicinie borghigiane e paesane, della Contadinanza, della milizia delle Cernide, a quel Savorgnan va il merito di aver ‘suonato la sveglia’ alle masse del Friuli, avvilite nelle loro speranze di una qualche parvenza di giustizia, oppresse da un sistema feudale-padronale sviluppatosi, in qualche modo, ai giorni nostri. Lo chiamavano, i suoi avversari, il ‘Maometto dei rustici’, il profeta dei contadini o meglio, in genere, delle classi inferiori di un tempo: come non ricordarne la funzione sociopolitica e culturale propulsiva e visionaria? Pare persino che promuovesse e usasse l’amatissima nostra lingua friulana come bandiera politica della sua fazione, per affermarne il radicamento popolare nel territorio! Come non ricordarlo? Certo, anche noi non gli perdoniamo i tremendi massacri, ma non li perdoniamo nemmeno a ceti suoi avversari, a quella nobiltà, di cui certo egli stesso, comunque, era parte, nobiltà che, insieme alla ‘casta’ del suo personale, gastaldi, fattori o massari che dir si voglia oltre a bravi di ogni risma, impose senz’altro alle nostre popolazioni secoli di oppressione tirannica di cui le leggende ancora favoleggiano, in ogni caso, senza troppo eccedere rispetto alla realtà storica…”. Così, il prof. Alberto Travain, presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, oltreché rappresentante di varie altre associazioni locali quali il Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis” e Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”, ha ricordato a Udine, il 27 maggio 2020, con breve discorso, “in marilenghe furlane”, rivolto alla piccola delegazione sociale fogolarista convenuta presso il fiorente tiglio, piantumato nel 2012, nell’area verde Minen, all’angolo tra le vie Crispi e Morpurgo, ossia “tor i gorcs” come si diceva un tempo. Sulla stessa lunghezza d’onda la presidente dell’odierno Arengo cittadino udinese, prof.ssa Renata Capria D’Aronco, massima carica elettiva della società civile locale, alla guida anche del Club per l’Unesco di Udine, che ha parlato di missione civile visionaria del Savorgnan, comunque calata nella violenza dell’epoca. Sull’attualità delle esigenze di solidarietà sociale che fecero da sfondo all’iniziativa politica dell’antico leader popolare friulano, si è soffermata, nel suo intervento, anche la prof.ssa Luisa Faraci, fogolarista e consigliera arengaria del quintiere cittadino di Gemona, che ha sottolineato alcuni parallelismi tra storia del Friuli e quella della natia sua terra di Sicilia. In rappresentanza del corpo sociale del “Fogolâr Civic”, anche la segretaria del movimento, sig.ra Iolanda Deana, e le attiviste sig.ra Marisa Celotti, capo del servizio cerimoniale, sig.ra Milvia Cuttini e sig.ra Luigina Pinzano. Un indirizzo di saluto è giunto dal cappellano onorario del sodalizio, il benemerito don Tarcisio Bordignon, mentre tanti assenti hanno voluto esprimere, per le vie brevi, la loro vicinanza in tale momento commemorativo.

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