JOIBE AI 4 DI AVOST 2016

Joibe ai 4 di Avost 2016, la sorestanzie dal moviment civic culturâl alpin-adriatic dal Fogolâr Civic e ancje dal circul universitari furlan de Academie dal Friûl i à mandade une letare al Comun di Pontebe par memoreâ i 400 agns che a àn svalisade la bande taliane in dam de amicizie transconfinarie antigone jenfri Friûl e Carintie, inovâl storic penç pe culture civiche euroregjonâl.

NOTIZIE sociâl pe stampe taliane – Udin, 4.VIII.2016


Giovedì 4 agosto 2016, nel IV centenario del Sacco di Pontebba e della violazione dell’amicizia transfrontaliera friulano-carinziana, ricorrenza significativa per la cultura civica euroregionale alpino-adriatica, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” nonché
del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, in accordo con la Federazione provinciale udinese dell’Istituto del Nastro Azzurro e con il Club per l’Unesco di Udine, ha inviato una lettera all’Amministrazione comunale pontebbana di cui a seguire si riporta integralmente il testo. Egregio Signor Sindaco, pregiatissimi Amministratori, quando di Pontebba ve ne erano due, una ‘veneta’ ed una ‘alemanna’, proverbiale – raccontano le cronache – era il ‘buono affetto, che si portavano tra loro i sudditi su quei confini; ma si havevano anco data la fede tra loro di doversi subito avisare l’un l’altro, quando da loro Prencipi si fosse inviata soldatesca a quella volta, acciò né una parte, né l’altra fosse colta disproveduta’. Ebbene, esattamente quattrocento anni fa, in maniera decisamente eclatante, la ragion di Stato calpestò l’amicizia antichissima tra le genti di quella frontiera, scandalizzando le popolazioni di una parte e dell’altra. Qualcosa di non molto dissimile da ciò che accadde, in queste nostre terre figlie di Aquileia al crocevia d’Europa, con la sciagurata Prima Guerra Mondiale di cui si commemorano i centenari! Quattro secoli or sono, in deliberata piena violazione di quella ‘pura credulità senza sospetto’ allora vigente tra gli abitanti a ridosso dell’antico confine friulano, l’Arciduca d’Austria pensò d’invadere il Friuli veneto – anche nella speranza di provocarne la sollevazione contro la Serenissima – occupando a tradimento la Pontebba marciana con truppe guidate da uno spregiudicato avventuriero inglese, certo capitano Guglielmo Smith, le cui soldatesche attraversarono a notte fonda il ponte confinario al grido di ‘Viva San Marco’ al fine di aumentare la confusione tra la già sbalordita comunità locale. Una violenza che non sortì gli effetti sperati dagli invasori: forti contingenti friulano-veneti – comprese le bistrattate eppure valorose Cernide contadine – accorsero alla volta di Pontebba sloggiandovi il perfido Smith. Dopo quattro secoli, in tale ricorrenza, egregio Signor Sindaco e Amministratori, nella semplicità, i sodalizi in firma desiderano, in queste poche righe, poter condividere con Loro il ricordo non soltanto di un fatto di storia locale, ma anche certamente di un principio storico da sempre incarnato dalle genti a ridosso di una frontiera, aizzate spesso le une contro le altre da governi e interessi lontani dal territorio: il costume inveterato di un’amicizia transfrontaliera, fondamento dell’esperienza di una cultura euroregionale sotto la cui lente andrebbe riletta l’intera vicenda di questo cuore del Vecchio Continente. Quattrocento anni fa, quindi, quel principio fu calpesto clamorosamente da interessi di Stato nettamente contrari a quelli locali. Evitiamo, impediamo, che ciò possa ripetersi, fortificando le nostre coscienze intorno all’idea che nessuno osi mai più dividere e contrapporre le genti storicamente affratellate nel corso dei secoli dal glorioso Patriarcato di Aquileia, vera prima Mitteleuropa unita! La settimana scorsa, una delegazione dei sodalizi stessi, in visita nella località, ha voluto lasciare simbolicamente un nastro, con i colori aquileiesi in mezzo a quel ponte ‘violato’ nel 1616, nastro recante in ‘marilenghe’ il motto ‘puar mai chel che al divît i nestris popui!’ (trad. it. ‘guai a chi divide i nostri popoli!’): un sommesso monito rivolto ai poteri sovraordinati posti a presidio delle nostre terre, che piace senz’altro partecipare al Loro indirizzo, nell’apprezzamento del ruolo storico paradigmatico svolto dalle comunità di quell’antico confine alpino. Con i migliori auspici e la più sincera cordialità”. Il 27 luglio scorso, infatti, rappresentanze dei sodalizi in parola, dopo aver visitato le chiese storiche rappresentative della Pontebba friulana (Ponteibe) e di quella carinziane (Pontafel), si erano portate sullo storico ponte che fu per secoli confine non soltanto politico proprio per lasciare un piccolo segno, spontaneo, affidato a una contemporaneità sovente distratta cui ricordare le radici vere di un’unità europea, superante da sempre le barriere imposte dagli Stati. In tale occasione, esprimendo diversi approcci con la vicenda e la realtà locali, hanno preso la parola segnatamente per una riflessione sulla circostanza il prof. Alberto Travain, presidente di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl nonché delegato del Club Unesco udinese alla formazione civica e alla cittadinanza attiva (“Questo ponte ricorda in simbolo uno sposalizio tra civiltà che sono alla base dell’identità europea e una gloriosa tradizione di pace spontanea tra confinanti, avvelenata nei secoli solamente da interessi politici lontani e quindi ‘stranieri’ alla realtà locale se non addirittura suoi ‘nemici’. La storia dei popoli non deve essere prigioniera di quella degli Stati!), don Tarcisio Bordignon, cappellano sociale del cenacolo fogolarista” (“Questi sono luoghi e ricordi preziosi che richiamano alla pace tra le genti), il geom. Sergio Bertini, responsabile provinciale dell’Istituto del Nastro Azzurro (“Quella di quattrocento anni or sono non fu difesa della patria ma gratuita aggressione a danno delle popolazioni di entrambi i lati della frontiera), l’animatore Eugenio Pidutti, esponente del IV Quintiere o sezione nord del Fogolâr Civic (“Questo è davvero un luogo particolare: accosta due mondi le cui differenze mi sono parse ancora molto evidenti, anche nella cura e nella concezione dei luoghi di culto che abbiamo visitato).

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