L’“acropoli” udinese secondo i cittadini

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Comunicato ARENGUM/ARENGO/RENC alla stampa italiana – Udine, 7 febbraio 2019

IL CASTELLO DI UDINE SECONDO L’ARENGO

Riassetto del colle, ottimizzazione degli accessi, decoro, sicurezza e nuova toponomastica: ecco i principali desiderata della cittadinanza riunita in assemblea in merito ai destini dell’acropoli udinese, cuore e simbolo del Friuli.

Il Comune di Udine oggi si avvia a migliorare i pubblici accessi alla collina del locale Castello attraverso il riatto di antichi sentieri e la realizzazione di rampe e ascensori oltreché un riassetto complessivo del sito. Già gli udinesi riuniti in arengo ossia in assemblea popolare spontanea, il ottobre scorso, avevano, al Toppo Wassermann, unanimemente deliberato di rivolgere a “Sindaco, Giunta e Consiglio del Comune di Udine” un’esortazione “ad implementare la rete dei percorsi dei giardini del Castello, ad incremento della fruizione di un luogo simbolo cittadino e regionale” (arengumutini011018.11.4.2) ed un’altra, analoga, “a provvedere all’attivazione, rimandata da tempo, di un ascensore d’accesso al Castello(arengumutini011018.13.7.1). I testi di dette delibere assembleari sono stati debitamente depositati presso gli Uffici municipali. La proposta di “esortazione in ordine a implementazione dei percorsi dei giardini del Castello di Udine” era stata avanzata specificamente, nell’assise civica, dallo studioso romano-udinese Alfredo Maria Barbagallo, che aveva anche ricordato come l’idea fosse stata, a suo tempo, “già vagheggiata dal sindaco rag. Carlo Giacomello”. Era stata, invece, la sig.ra Mirella Valzacchi, unabaronine” ossia cittadina udinese nativa del Borgo Poscolle, a farsi promotrice dellistanza di “attivazione di ascensore d’accesso al Castello di Udine”. A questo proposito era intervenuto lo stesso Barbagallo, consigliere uscente del “quintiere” civico di Mercatovecchio,per rimarcare l’utile diffusione di soluzioni analoghe a quella prospettata dalla cittadina sig.ra Valzacchi, citando, a titolo esemplificativo, i casi, in Friuli, di Castelmonte e, fuori regione, quelli di Orvieto, Perugia e Todi”. Era intervenuto, poi, il procuratore arengario arch. Amerigo Cherici ricordando “come dalla Svizzera al Vesuvio le funicolari siano apprezzata comodità e attrattiva. Localmente la cosa sarebbe indispensabile risultando altrimenti la matrice di Udine non perfettamente integrata nell’ambito del contesto urbano”. L’architetto si era detto “molto favorevole alla realizzazione, tra l’altro già avviata, di un elevatore con accesso in capo a Mercatovecchio: un’opera che certamente sarebbe benedetta, a suo dire, dallo stesso fondatore della città, il patriarca Bertoldo di Andechs”. Il segretario dell’Assemblea, prof. Alberto Travain, aveva, di seguito, ricordato “gli utili esempi mitteleuropei di accesso ai castelli di Lubiana e Salisburgo” mentre la consigliera rionale di Grazzano, sig.ra Iolanda Deana, aveva tenuto a “far menzione del caso del celebre esempio alpino tedesco del Nido dell’Aquila”. Al medesimo indirizzo, su sollecito del segretario prof. Travain, l’Arengo udinese aveva votato all’unanimità un’altra esortazione “a provvedere affinché il titolo di Belvedere 18 Luglio / Bielvedê 18 di Lui, proposto dal Fogolâr Civic il 18 luglio 2018 e popolarmente riconosciuto a mezzo arengario per il terrazzo antistante all’ingresso meridionale del Palazzo del Parlamento o del Luogotenente in cima al locale colle castellano, titolo inerente all’anniversario commemorativo della leggendaria erezione dell’acropoli cittadina seguita all’incendio attilano di Aquileia nel 452, perno storico rivendicativo del ruolo della località come erede dell’antica grande metropoli alpino-adriatica, possa essere assunto istituzionalmente nella toponomastica municipale, a rimarcare anche il valore paesaggistico oltreché storico del sito, punto di osservazione sull’agro aquileiese” (arengumutini011018.18.11.6), puntualizzazione paesaggistica, quest’ultima, apportata da Barbagallo e condivisa da Travain che aveva soggiunto anche “l’opportunità, per il colle castellano, di un cenno al suo ideale valore di tumulo o mausoleo commemorativo dei caduti della resistenza aquileiese contro Attila, resistenza che fatalmente dovette ritardare ed infine scongiurare l’avanzata barbarica su Roma”. E l’arch. Cherici, pur condividendo la denominazione proposta aveva espresso “perplessità sull’assunzione di certe leggende come motivazione fondante”, subito rintuzzato dal prof. Travain che aveva tenuto a ricordargli “come le leggende siano frutto e motore di Storia, perciò risultando non antiscientifico riconoscerne il valore storico”, subito seguito da Barbagallo nel “rimarcare come una leggenda storicizzata costituisca cultura storica”. Non basta. Aveva incontrato, inoltre, il voto unanime dell’Assemblea cittadina anche un’altra proposta di Travain riguardante particolarmente il “ripristino di legalità e decoro sul colle del Castello di Udine” attraverso esortazione per “Sindaco, Giunta e Consiglio del Comune di Udine a provvedere affinché il colle del Castello, cuore e biglietto da visita della città e della terra friulana, felice approdo di cittadinanza, studenti e turisti, sia liberato da sospette attività illecite e principalmente da palesi traffici già segnalati dalla popolazione alle Autorità e alle Forze dell’Ordine” (arengumutini011018.20.11.8). Il Castello di Udine secondo l’Arengo, dunque… Riassetto del colle, ottimizzazione degli accessi, decoro, sicurezza e nuova toponomastica: ecco i principali desiderata della cittadinanza riunita in assemblea in merito ai destini dell’acropoli udinese, cuore e simbolo del Friuli!

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