L’avignî di un “borc de stazion”

20180907

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 7 Setembar 2018

BORGO STAZIONE”: TRAVAIN “CONSERVATORE”

Un’assemblea popolare raccolta sotto una magnolia accanto alla cattedrale udinese ha affidato per cinque anni al presidente del Fogolâr Civic la salvaguardia e la promozione del progetto dello storico coordinamento del quartiere ferroviario udinese sorto nel 2003. Travain: “Sarò custode di memorie attive!”.

Secondo procedura adottata il 12 luglio 2012 per l’elezione del direttivo del coordinamento civico spontaneo avviato nel 2003 nel quartiere storico della Stazione ferroviaria di Udine su indicazione del movimento del ‘Fogolâr Civic’; pervenendo il 28 marzo 2018 le dimissioni del presidente in carica dr. Fernando Luisi e rendendosi contestualmente indisponibile la portavoce sig.ra Laura Paviotti, entrambi platealmente eletti il 29 settembre 2014 con mandato sino al 2019, come risultante al tempo da formale partecipazione alle Autorità; oggi, 1° settembre 2018, 15° anniversario di fondazione del locale coordinamento, in occasione d’incontro popolare convocato ad hoc conformemente alla suddetta prassi dal movimento sopraccitato, promotore storico del coordinamento in parola, presso la magnolia accostata al Duomo in Piazzetta Bertrando a Udine, emblema arboreo rionale storico del quartiere ferroviario urbano, viene riconosciuto democraticamente, con votazione plateale palese secondo l’antica usanza friulana, al prof. Alberto Travain, ideatore di nome, natura e struttura oltreché conclamato sviluppatore del coordinamento rionale in oggetto, presidente del movimento suo patrocinatore cui prassi invalsa ha affidato custodia del coordinamento medesimo in assenza di direttivo, ora assunto quale conservatore plenipotenziario con primari compiti di custodia, per quanto in sua possibilità, delle memorie del succitato coordinamento, a garanzia contro mistificazioni e strumentalizzazioni, e con auspicate eventuali funzioni di raccordo di nuova base sociale oltreché di testimonianza delle tradizioni civico-culturali comuni a coordinamento e movimento summentovati, mandato quinquennale di conduzione dell’osservatorio o presidio sociale, sodalizio morale, apartitico, senza scopo di lucro, denominato Coordinamento Civico Udinese ‘Borgo Stazione’, in lingua propria territoriale ‘Coordenament Citadin dal Borc de Stazion di Udin’, con chiari fini di promozione della qualità della vita e della dignità civica nel rispetto dei valori locali ed universali, procedendo dal quartiere storico della Stazione ferroviaria di Udine e dai suoi ambiti tradizionali di appartenenza”. Questo, il verbale, trasmesso al Comune e alla Prefettura, dell’assemblea popolare tratta, secondo costume, dal più vario civismo del territorio afferente alla città di Udine, assemblea tenutasi il 1° settembre 2018, a mo’ di antica “vicinia” rionale, non, però, sotto un tiglio, come da tradizione, ma sotto una magnolia, accanto alla cattedrale, sulla piazzetta che porta il nome del beniamino storico dei borghi udinesi ossia il Beato Bertrando. Assemblea convocata, come da prassi invalsa, dal presidente del Fogolâr Civic, prof. Alberto Travain, per decidere il futuro del noto coordinamento di quartiere rimasto “nave sanza nocchiere in gran tempesta” dopo le dimissioni del presidente in carica. “Esattamente – ha ricordato Travain – quindici anni or sono, il 1° settembre 2003, una mobilitazione civica, ancora priva di nome proprio, invocava, presso le autorità, la salvaguardia dell’edificio e del parco storici di Casa Burghart. L’immediatamente successivo incontro con il sottoscritto quale presidente del movimento del Fogolâr Civic trasformò un’iniziativa spontanea ed estemporanea, a base essenzialmente condominiale, in una rinata ovvero rinnovata identità rionale. Il nome ‘Borgo Stazione’, oltre a richiamare nell’attualità la grande tradizione civica dei borghi storici udinesi, per lunghi secoli vivaci comunità autonome e democratiche sul modello del ‘Comune rustico’ celebrato da Giosuè Carducci, voleva infatti recuperare, diffondere, attualizzare, una coscienza del territorio radicata effettivamente nella sua storia ossia in quel ‘Suburbio della Stazione’ frutto degli sviluppi tardoottocenteschi della città avanzante verso i binari della ferrovia realizzata dagli Austriaci poco prima che Udine passasse all’Italia. Si avviò, allora, a gonfie vele, un’impegnata e non facile battaglia civile e culturale a tutela ed incremento della qualità della vita in un quartiere investito prima di altri dalle contraddizioni della globalizzazione. Inizialmente, i membri del coordinamento rionale agivano in nome proprio, senza reali titoli di rappresentanza, ma ben presto si presentò la necessità d’intervenire con voce unitaria presso la stampa e le autorità. Si resistette a lungo, ritenendo opportuno, per quanto possibile, evitare personalizzazioni da un lato e un possibile disimpegno dall’altro. Insomma, ci vollero nove anni di decantazione prima che si giungesse, nel 2012, ad eleggere, con mandato quinquennale, un direttivo, anzi a farlo eleggere da qualificata assemblea civista convocata dal Fogolâr Civic su tutto il territorio cittadino. Venne eletta presidente l’indimenticabile signora Francesca De Marco, la ‘pasionaria’ di Borgo Stazione, a coronamento dell’ininterrotta sua preziosissima dedizione alla ‘causa’ rionale. Al suo fianco, come referenti rispettivamente delle due pertinenze parrocchiali del quartiere, l’ex ispettore Nicola Luisi ed il sottoscritto. Sopraggiunta la morte della De Marco, nel 2014, un’assemblea analoga siglò l’elezione di un nuovo direttivo, costituito dal presidente, il dottor Fernando Luisi, affiancato da una portavoce, la signora Laura Paviotti. I referenti zonali rimasero in carica sino al 2016, quando morì anche il compianto Nicola e il sottoscritto decise di ritirarsi, pur senza fare mancare ogni appoggio. Le dimissioni dell’amico Fernando, ora, nel 2018, e la sopraggiunta indisponibilità dell’amica Laura hanno ricondotto, secondo prassi invalsa, i destini del coordinamento locale nelle mani di una libera assemblea cittadina convocata dal Fogolâr Civic. A quell’assemblea, qui, il sottoscritto, certo, viene a proporsi, nella duplice veste di promotore storico del coordinamento in parola oltreché di presidente di quel movimento fogolarista che sempre ne fu patrocinatore e sviluppatore: un mandato quinquennale di conservatore plenipotenziario, con primarie funzioni di garanzia contro alienazioni e strumentalizzazioni della valorosa esperienza incarnata dal sodalizio rionale e auspicati moti tesi a rigenerare una compagine giunta allo stremo. Ero tentato di prospettare all’orizzonte una sorta di ‘dedizione’ al ricostituito Arengo cittadino, ma tale soluzione mi pare al momento, per varie ragioni, da dilazionare, preferendo piuttosto un pur provvisorio ‘protettorato’ naturale diretto del Fogolâr Civic…”. Così, nel suo intervento di autocandidatura, il prof. Alberto Travain, che ha anche ricordato di aver esercitato necessariamente e responsabilmente “motu proprio” già tali funzioni in occasione delle ultime tornate elettorali amministrative, proprio quando il ritiro dei vertici del coordinamento poteva lasciare libero campo ad iniziative fuori controllo. Il presidente dimissionario, dr. Fernando Luisi, intellettuale meridionalista ed identitarista in genere, di cui il prof. Travain ha soprattutto ricordato lo stimolante apporto in termini di riflessione intorno alle dinamiche di sviluppo dei fenomeni connessi alle derive incombenti della globalizzazione, ha ribadito la propria contingente indisponibilità a guidare, non certo a seguire e sostenere il sodalizio, segnalando come sempre necessaria una lettura acuta del fenomeno incombente dell’immigrazione, evidente in particolar modo a Udine in zona Stazione ferroviaria. “Non ce l’ho con il migrante, bensì con i poteri che lo usano in un’operazione studiata a tavolino!” ha detto il primario, figlio dell’ex ispettore Luisi, tra i fondatori del coordinamento. Lo storico e critico d’arte Alfredo Maria Barbagallo, consigliere arengario udinese, è intervenuto ricordando la vicenda dei mille “borghi Stazione” e relativi comitati in tutta Italia, soffermandosi in particolare sul caso fiorentino di Santa Maria Novella: “Vivere in zona Stazione, quando ero ragazzo, era considerato un privilegio, ora invece sovente uno svantaggio: ciò è perché molte cose sono cambiate. Oggi i comitati di quartiere ferroviario o sono scomparsi o si sono ridotti solamente al tema della sicurezza. Ben venga, quindi, la conservazione della memoria e magari il rilancio di un coordinamento che attorno a una stazione ha notoriamente cercato di fare cultura e identità!”. Ha preso, poi, la parola, il sig. Giuseppe Capoluongo, consigliere rionale dell’Arengo udinese e promotore dell’associazionismo cattolico, il quale ha caldeggiato una diretta ‘dedizione’ dello storico comitato di quartiere all’Assemblea arengaria, chiamata, così, a votare un delegato che soprintenda alla rilevazione delle istanze popolari di quella specifica area urbana. Gli ha ribattuto subito il dr. Luisi, sostenendo la necessità, in questo momento, di un “traghettatore” cosciente di ciò che è stato il passato e il progetto di “Borgo Stazione”, figura facilmente identificabile nel prof. Travain e nell’ambito di quel movimento del Fogolâr Civic che storicamente ha fornito le dritte civico-culturali al coordinamento. Il dott. Carlo Alberto Lenoci, anch’egli consigliere arengario, figura impegnata nell’associazionismo, ha auspicato che si possa riportare il quartiere al progetto di una serena convivenza multiculturale, progetto irriducibile ai tratti di un mero comitato sicurezza. A seguire, ha preso la parola l’arch. Amerigo Cherici, intellettuale progressista e vicepresidente dell’Arengo udinese, il quale ha rimarcato la necessità di una rilevazione della reale situazione demografica ed immobiliare del quartiere ferroviario, ai fini di una valutazione appropriata delle azioni da programmare. Sono intervenuti anche l’altro vicepresidente dell’Arengo, dott.ssa Maria Luisa Ranzato, il consigliere arengario Luigina Pinzano, oltre alle signore Marisa Celotti, Milvia Cuttini, Rosalba Meneghini e Mirella Valzacchi, figure note del volontariato socioculturale. Si è giunti infine alla votazione delle proposte, risultando vincente quella del prof. Travain, eletto “conservatore plenipotenziario” del Coordinamento Civico Udinese “Borgo Stazione”. Nell’assumere il gravoso compito, il noto docente udinese ha ricordato scherzosamente taluni fatti e situazioni singolari nella vicenda del comitato: “Qualche bietolone ci ha persino addossato la colpa della svalutazione degli immobili dell’area, invece di ringraziarci per il coraggio mostrato nel rompere un’apatia complice ed omertosa a copertura di una situazione di disagio reale o percepita inaccettabile! Saremmo stati rei di non fare buon viso a cattivo gioco in ossequio al capitale e agli interessi di qualcuno. Addirittura c’è stato qualche ‘dordel’ – detto friulanamente – che per talune svalutazioni ha colpevolizzato il nome stesso, il toponimo, di ‘Borgo Stazione’, giudicato meno accattivante del più ecologico e fascinoso ‘Quartiere delle Magnolie’, storicamente comunque infondato. Ne abbiamo davvero viste e sentite di tutti i colori! Sarò custode di memorie attive, nel senso che mi auguro che la lezione ultradecennale di quel nostro coordinamento rionale possa effettivamente smuovere, consigliare e confortare le coscienze di coloro che ancora sperassero di veder traslata la ‘vecchia Udine’ in un prossimo inesorabile melting pot armoniosamente e fieramente coeso sul piano civico. Utopia antropologica? Lo dirà il futuro!”

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