LUNEDÌ 10 FEBBRAIO 2014

In occasione del Giorno del Ricordo 2014, il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e il Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, presieduti dal prof. Alberto Travain, diffondono la seguente nota allo scopo di far riflettere sul valore attuale e sulle radici antiche di certe tragedie che hanno colpito le popolazioni di confine dell’area alpino-adriatica. “Ricordare insieme tutti i genocidi compiuti o tentati in questo nostro crocevia d’Europa, additandone e condannandone duramente come ‘nemici’ le fazioni, i regimi e gli Stati che se ne fecero responsabili e come ‘nociva’ la sostanziale comune matrice oppressiva e discriminatoria che profondamente ebbe a minare gli animi delle genti di quel crogiolo di differenze armoniosamente accostate un tempo sotto le bandiere di Venezia e di Vienna, ma innanzitutto della Madre Aquileia, crogiolo ridotto a lacerante frontiera da nazionalismi ed intolleranze d’importazione, inculcati da poteri ‘foresti’ presso popolazioni abituate a convivere o certamente comunque a non dividersi ossessivamente su basi etniche. Andiamo, quindi, alle radici del male insinuato nel corpo della nostra ultramillenaria convivenza internazionale! Ci vuole un giorno della memoria ovvero del ricordo ‘euroregionale’, della rimembranza di come, di cosa e di chi nella Storia ha seminato zizzania tra le nostre genti e di quanto invece esse, spontaneamente o per indirizzo istituzionale, hanno saputo costruire insieme un vivere civile nel vero rispetto delle diversità! La data del 6 luglio, giorno dell’abolizione, per vergognosi motivi politici, nel 1751, del venerando Patriarcato internazionale di Aquileia, sorta di prima Mitteleuropa unita, che per circa un millennio aveva affratellato, sul piano spirituale e culturale, latini, slavi, germani e magiari, tra Danubio e Adriatico, tra Lombardia ed Ungheria, potrebbe prestarsi simbolicamente come poche altre a tale funzione. Il soldato con la spada sguainata, all’epoca dipinto dal Tiepolo nel Giudizio di Salomone presso il Palazzo Patriarcale di Udine, nell’atto di tagliare a metà il bambino conteso della leggenda, non pare altro che un richiamo truce al fosco destino riservato nei tempi a venire alle genti di un cuore d’Europa che deve ritrovare la strada maestra della sua esemplare missione di pace.”

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