Lunedì 27 giugno 2016, le presidenze del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” hanno diffuso una prima nota di commento in ordine all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea postulata con referendum popolare lo scorso 23 giugno: una valutazione positiva qualora l’occasione valesse come stimolo a modificare i vincoli della compagine eurocomunitaria in senso democratico partecipativo e avverso al capitalismo selvaggio.
COMUNICATO sociale alla stampa italiana – Udine, 27.VI.2016
“Grazie Inghilterra per il salutare scossone, per il richiamo al diritto dei popoli a determinare la propria storia! Eviva ora una nuova unità europea, non un continente nuovamente frammentato e in balia delle grandi potenze del mondo!”. Questo il commento del presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, affidato ad una nota diffusa il 27 giugno 2015, qualche giorno dopo la proclamazione dei risultati del referendum popolare britannico sull’ipotesi di un’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. “È giunta l’ora di fare i conti! Innanzitutto urgevano non un mercato e una moneta comuni e certo ancor meno Istituzioni sovraordinate all’interesse dei popoli. Necessitava prima di tutto e necessita imperiosamente una credibile alleanza internazionale verso l’esterno, diplomatica, politica, non una libera circolazione di persone e merci anche contro l’interesse delle comunità! Occorre un’Unione Europea non lesiva delle sovranità statali virtuose e a loro volta rispettose di quelle locali: temi, questi, inerenti a un principio di sussidiarietà politico-amministrativa che in regime economico di libero mercato viene a decadere nella sua incidenza, risultando senz’altro altre, indipendenti e sovraordinate, le vere sedi decisionali effettivamente implicate nelle scelte ricadenti sui territori. Solo un’Unione Europea potente può tenere testa alle potentissime banche e multinazionali che governano i destini non solo economici del pianeta facendosi felicemente beffa dei sempre più ridotti poteri statali del globalizzato mondo capitalista. Più Europa, dunque, ma alla stregua del vecchio imperatore asburgico, pronto a soccorre i contadini della più lontana provincia del suo impero oppressa da qualche potente tiranno! Basta, invece, con un’Unione addirittura garante dello strapotere dei potentati a tutto discapito delle comunità locali! Più Europa, non meno Europa! Per un friulano DOC, con radici profonde nel territorio ma anche diffuse da molti secoli nel Continente, l’unità, l’identità, il senso di appartenenza europei sono una necessità inderogabile, mentre, al contrario, il loro rifiuto e il ripiegamento entro confini nazionali, tra l’altro di relativamente recente creazione, costituiscono davvero un atto contra natura, una violenza alla storia, alla civiltà, al mito, del più bel crocevia d’Europa recante l’illustre nome di Giulio Cesare. Il Friuli e i Friulani non si comprendono, non si descrivono, non si rappresentano, senza un occhio a un quadro complessivo europeo. Il punto è che un’Europa unita non per il bene dei suoi cittadini, ma nell’interesse dei potentati autoctoni e allogeni non è di pubblica utilità. È pensabile, quindi, che senza scossoni, quei potentati decidano oggi di ‘convertirsi’ alla democrazia concreta e al bene comune? Ciò che manca all’idea di un”Europa dei Cittadini’ è in effetti un attivo movimento di popolo, transnazionale, lucido ed equilibrato, capace, da un lato, di arginare gli eccessi e di promuovere, dall’altro, una vera rivoluzione nei rapporti di forza sul territorio tra cittadinanza, Istituzioni e potentati dell’economia. Dello stato attuale di quei rapporti l’Unione Europea in fondo è oggi uno specchio… il che è tutto dire!”