LUNIS AI 4 DI LUI 2016

Lunis ai 4 di Lui 2016, e je rivade li de presidence dal moviment civic culturâl alpin-adriatic dal Fogolâr Civic une letare indreçade ai socis de fradaie, mandade dal zovin confradi udinês Francesco Nicolettis, furlan che al lavore ator tal Forest, vie pai Stâts Unîts, cuntune biele resonade in cont de tignude de Union Europeane daûr de votazion di popul britiche par che il Ream Unît si gjavi dal mac eurocomunitari. Ve culì il test, cun date “Orlando, Florida, June 26th, A.D. MMXVI”. “Carissimi, mi ritrovo a scrivervi questa missiva a seguito di un evento il cui eco ha certamente raggiunto anche queste sponde dell’Atlantico! L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ha fatto rimanere a bocca aperta perfino gli americani ai quali dell’Europa non importa più di tanto! Come sicuramente voi ricorderete, io ho vissuto in Inghilterra per un anno intero e mio fratello si trova ancora su quell’isola, quindi sono in grado probabilmente di fornire un resoconto più verosimile riguardo a quelli che sono stati i sentimenti del popolo britannico nell’apprendere la notizia della propria ‘secessione’. Prima di raccontarvi ciò che mio fratello mi ha riferito, vi riporto quali sono state le reazioni dei ragazzi inglesi e scozzesi che lavorano qui in Florida dove lavoro io. Stupore! Incredulità! Queste, le due principali emozioni che trasparivano dai loro discorsi. Pareva quasi che si sentissero tutto d’un tratto fuori da quella grande famiglia che è l’Europa, smarriti, senza un’identità che non fosse soltanto l’appartenenza alla loro nazione. Molti di loro continuano a chiedersi tutt’ora come sia stato possibile arrivare ad un tale risultato. Noi continentali siamo sempre stati propensi a credere e a vedere il Regno Unito come quel Paese che desiderava la botte piena e la moglie ubriaca, i vantaggi dell’Europa senza le sue regole. Abbiamo sempre pensato, a ragion veduta, che agli inglesi non interessasse molto l’Europa e loro stessi intravvedevano in essa un opprimente fardello che limitava la loro sovranità nazionale. Eppure mai avrei pensato che arrivassero a tanto! Tornando alle impressioni, posso dirvi che i ragazzi scozzesi si sono subito allineati con il loro primo ministro nel desiderio d’indire un referendum per l’indipendenza della Scozia e ottenere la desiderata riammissione all’Unione Europea. Pare che agli scozzesi si aggiunga anche, con medesimi intenti, l’Irlanda del Nord. Mio fratello mi ha comunicato che la città di Londra è letteralmente furiosa per l’esito della votazione! Dalle voci giunte sin qui sembrerebbe che il peso da novanta lo abbia giocato la Britannia anziana e rurale, mentre quella giovane sarebbe stata più propensa allo status quo. Cosa penso io di tutto questo? Ho sempre temuto che qualcosa di simile potesse accadere, anche se mai mi sarei aspettato che ad andarsene fosse un Paese come il Regno Unito! Sono certo che, in questo momento, tutti coloro che spingono per la disgregazione della comunità europea stiano festeggiando! Una delle pietre basilari della nostra casa è stata tolta e ora sarà molto più facile distruggere tutta la baracca! Probabilmente anche all’interno dello stesso Fogolâr Civic ci sarà qualcuno che vede la scelta del Regno Unito come la strada da perseguire anche in Italia. A quel qualcuno vorrei proporre la seguente domanda: come si può pensare che i singoli Stati nazionali europei possano singolarmente difendere i loro interessi in un mondo globalizzato come il nostro in cui Stati Uniti, Russia e Cina la fanno da padroni? L’Unione Europea è ciò che ci rende visibili al resto del mondo ed è anche una delle poche speranze che abbiamo per continuare a far sentire la nostra voce: senza quell’Unione saremmo solo semplici pedine nelle mani delle superpotenze. Con questo non voglio assolutamente dire che l’Unione, così com’è strutturata in questo momento, sia esempio di virtù ed efficienza, tutt’altro! Come ricorda spesso il nostro presidente sociale, Travain, l’Europa bisogna rivoluzionarla dall’interno, ‘disledrosâle’ per dirla in friulano. Il mio più grosso timore è proprio quello che una reazione a catena porti al collasso di tutta la struttura. Distruggere quell’Unione per ricostruirla su basi nuove mi andrebbe anche bene, ma coloro che parlano di uscita – a mio parere – non propongono mai un piano valido per riedificare un’Unione più sana. Qui, disperso tra migliaia di ragazzi provenienti dalle più disparate parti del mondo, uno non si sente soltanto italiano o francese o tedesco o spagnolo. Quando ti capita di parlare con un indiano o con un giapponese o con un cittadino statunitense, non mobiliti solamente l’eredità culturale italiana ma quella europea, per un semplice fatto: di fronte a culture così differenti e vaste non puoi solamente appellarti a quella della tua piccola, per quanto importante, nazione, perché rischi che non capiscano neanche di cosa parli! Altro fatto importante è che l’Europa ti fa sentire parte di una comunità che si estende ben oltre i confini del tuo Stato. Quando parlo di valori europei, mi riferisco al fatto che qualora un ragazzo francese o tedesco o spagnolo parlasse con uno di altra nazione continentale riguardo ai valori dell’Europa, alla fine essi si troverebbero a parlare in pratica di valori comuni. Ritengo che questa sia davvero una delle più belle condivisioni che abbiamo in Europa e che, invece, gran parte del mondo non vive, almeno a livello di continente! Provenire da nazioni diverse, con tracciati storici diversi, con lingue diverse ma che racchiudono gli stessi principi di base e ci permettono di sentirci un tutt’uno nonostante le nostre peculiari diversità: nemmeno ci accorgiamo di quanto siamo veramente fortunati! Non è un parlamento a fare dell’Europa un continente unito: sono le persone che la compongono il suo vero cardine e proprio su queste persone ovvero su tutti noi grava senza dubbio la responsabilità di trasformare un’unità dettata dalle nostre coscienze in una rinnovata unità politica che ci permetta di far sentire la nostra voce nella cacofonia della globalizzazione e di perorare i nostri principi e interessi. ‘Divide et impera!’ era un motto degli antichi: proviamo un attimo a pensare chi ci guadagnerebbe da un’Europa divisa… Saluti dagli Stati UNITI d’America! Francesco”.

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