MARTARS AI 26 DI LUI 2016

Martars ai 26 di Lui 2016, e je rivade li de presidence dal moviment civic culturâl alpin-adriatic dal Fogolâr Civic une letare dai Stâts Unîts indreçade ai socis de clape, mandade dal zovin confradi udinês Francesco Nicolettis, furlan che al lavore tal Forest, cuntune valide resonade in cont dal aument simpri plui de violence pal mont. Ve ce che al à scrit, par talian. “Carissimi, mi ritrovo a scrivere questa lettera a seguito di una concatenazione di altre tragedie. Stiamo assistendo a un aumento della violenza fine a sé stessa, violenza alla quale non siamo abituati. Una sanguinosa spirale di morti insensate, pubblicizzate anche macabramente dai media e alle volte strumentalizzate. Siamo tutti impegnati a pensare ad uno scontro tra civiltà, quella occidentale contro quella orientale. A dire il vero, anche io ragionavo in questi termini fino a qualche tempo fa. Non posso tuttora negare che un attrito tra questi due modi di vivere sia in corso, eppure… eppure non posso più credere che si tratti solo di questo. Sono sempre più portato a pensare che questi eventi siano stati strumentalizzati per farli apparire come gli atti di qualche fanatico religioso, ma così facendo, secondo me si perde un ragionamento di fondo. Al di là delle considerazioni su fedi religiose o discriminazioni varie, quello che mi sconvolge più di tutto è il totale disprezzo per la vita in sé stessa! Non è uno scontro tra civiltà questo, ma piuttosto l’implodere di una società così abituata a disporre a piacimento dei propri beni materiali e così distaccata ormai dai contatti umani, a causa di tutti quei diabolici aggeggi tecnologici usati erroneamente, da cominciare a credere che la vita stessa sia solamente un bene da usare a discrezione. Una società svuotata nell’animo che tira avanti senza un vero scopo, nutrendosi delle piccole gioie che trae dal possedere oggetti e persone, non conscia ormai di quei bei sentimenti di condivisione, di comunità, dello stare assieme che non ammettono la diffidenza, il rancore reciproco, la volontà di sfruttarsi a vicenda, di prevalere sul più debole. Una società impregnata di gelosie e rabbia per ciò che è diverso, rabbia che molto spesso sfocia in violenza. Una società talmente interconnessa, che tutti sono nessuno e tutti sono soli. Da questa solitudine, in un mondo che fa passare il messaggio che, se non hai un attimo di gloria sulla rete o sulle tv, sei davvero uno zero, le menti più deboli si lasciano andare a folli e ingiustificabili azioni violente, tanto per ottenere quel momento di fama, o per dar sfogo all’ira e alla mancanza di qualcosa in cui credere. E così, in questo vuoto lasciato dal fallimento della nostra società moderna e dall’oblio dei valori che l’hanno portata ad essere una delle più prospere, si insinuano idee di odio, fanatismi che nulla possono portare se non violenza gratuita e disprezzo per la vita altrui. Come si può pretendere infatti che qualcuno abbia rispetto per la vita degli altri se la vita in sé ormai non ha più alcun valore nemmeno per noi?! E così troviamo squilibrati mentali che ammazzano gente in una discoteca con padri che sfruttano l’occasione per farsi pubblicità; poliziotti che usano il loro potere, che dovrebbe essere utilizzato come scritto sulle loro macchine ovvero ‘To serve & protect’, senza un minimo di raziocinio, basandosi su stereotipi; persone che usano come pretesto la discriminazione da parte di alcuni membri delle forze dell’ordine per generare altra violenza, altre morti! Abbiamo gente senza Dio che si fa esplodere in mezzo a civili innocenti la cui unica colpa è quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato; persone che si gettano con un camion addosso alla gente, altre che entrano in un supermercato e cominciano a sparare. Atti di follia, follia pura e disprezzo per la vita altrui. Siamo dinnanzi all’eterna lotta tra il bene ed il male, tra l’arcangelo Michele e il Diavolo se la si vuol mettere in termini biblici. San Michele che con la spada trafigge il Diavolo: quella spada dobbiamo essere noi, noi Umanità che, ‘for God’s sake” (Per l’amor di Dio!) come direbbero gli americani, dobbiamo riscoprire quello che c’è di buono in noi e quello per cui vale la pena di vivere e continuare a combattere. Lo so, sono parole già dette e ad alcuni potrebbero sembrare naïve, ma in questo periodo storico più che mai, per il suo stesso bene, l’Umanità ha bisogno di ritrovare la forza di credere in sé stessa e per farlo necessita di riscoprire i suoi principi più reconditi, quelli che ci rendono tutti umani e non delle semplici bestie!”.

 

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