MERCOLEDÌ 19 AGOSTO 2015

“Capisco che ostacolare gli alpini o gli alpini in congedo in queste nostre terre sia considerato da tanti sacrilego – quasi addirittura che la storia friulana, veneta e trentina possa ridursi esclusivamente alla leggenda pur certo gloriosa di un corpo dell’esercito italiano! – ma anche a costo d’impopolarità, come presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico ‘Fogolâr Civic’, quindi promotore di cultura civica da recuperare e da migliorare proprio a partire da questo nostro crocevia d’Europa, non posso dar torto al frate o allo stesso vescovo di Vittorio Veneto che recentemente avrebbe condizionato la lettura in chiesa della certo toccante ‘preghiera dell’alpino’ ad una modifica – diciamo così – di taluni accenti ritenuti guerreschi. È tempo che la Chiesa smetta di tollerare e quindi di accettare e di fatto appoggiare la cultura della guerra. Continueremo laicamente a combattere, ma non pretendiamo che Dio benedica le nostre armi come indebitamente abbiamo fatto per millenni, non di rado con l’approvazione delle nostre autorità ecclesiastiche. Ciò detto con buona pace delle tradizioni – che pur difendiamo, però in chiave laica – del nostro glorioso Patriarcato di Aquileia i cui presuli oltre al pastorale usavano anche la spada. Per dirla tutta, risulta difficile, tra l’altro, comprendere se certe associazioni d’arma ricordino i loro caduti con debito livore nei confronti di tanti passati e sciagurati conflitti nonché nella condanna dei guerrafondai che mandarono tanta gioventù a morire e ad uccidere, si diceva ‘a difendere la patria’ spesso anche in terra altrui, oppure se si limitino supinamente alla celebrazione di un cieco dovere, di una cieca obbedienza ad Istituzioni tutt’altro che sacre e non certo infallibili: una celebrazione che propriamente non pare fattrice di coscienza critica costruttiva, di senso civico partecipativo, di vero patriottismo autodeterminato. Noi, del Fogolâr Civic – non perché i più bravi – tendiamo innanzitutto ora sempre di più a celebrare il ‘patriottismo naturale’ – ‘l’om ch’al combat pe Patrie, pai fruz, pe chiase sò’ canta un’antica ballata friulana – ossia la difesa della propria terra, dei propri ‘fogolâr’, della vera patria, concreta, reale, quella degli affetti spontanei, non quella delle retoriche costruzioni a monte. Un’occasione per riflettere, dunque, oltre gli schemi imposti o accettati…”. Questo il commento dell’udinese prof. Alberto Travain, presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” di fronte alle polemiche scatenate dal caso avvenuto in occasione di una cerimonia per la Festa dell’Assunta a Passo San Boldo.

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